martedì 15 dicembre 2015

È l’ora di spolverare la sfera di cristallo (Parte II)

Altre previsioni per il prossimo anno, questa volta per l’azionario europeo con le preferenze a livello settoriale e qualche top pick: per quello che valgono, ci sono molte opinioni discordanti. [Nota: tutte le considerazioni e previsioni sono delle banche citate, non mie.]

Citi
Tre temi continueranno a dominare il 2016:

  1. Fondamentali: in un mondo a bassa crescita, la preferenza rimane per le strategie momentum e quelle basate su FCF.
  2. Liquidità: con il rinnovato QE, la BCE agirà come una specie di put sulla crescita nominale del PIL. I settori da privilegiare sono quelli che beneficiano da una situazione economica in miglioramento (maggiore leva operativa ed elevata esposizione all’Europa); aziende con dividendi “sicuri e ragionevoli” (perché i tassi rimarranno bassi); aziende che sono in fase di “de-equitisation” (l’enorme differenza tra il costo del debito ed il costo dei mezzi propri continua a favorire i buyback -> aziende con strutture patrimoniali solide ed eccesso di FCF); settori ed aziende con esposizione al dollaro.
  3. Struttura patrimoniale: dati i rischi nel ciclo della liquidità e del credito, preferire aziende con stabile generazione di FCF.
Date queste premesse, le conclusioni a livello settoriale sono di privilegiare i settori ciclici e finanziari con esposizione all’Europa ed evitare quelli ciclici e difensivi con maggior esposizione internazionale:
  • Overweight: banche, assicurazioni, media, energia (oil & gas), real estate, tecnologia
  • Neutral: auto, risorse di base (mining), costruzioni, retail, utilities
  • Underweight: chimici, beni di consumo, farmaceutici, industriali, telecom
Morgan Stanley
Nel breve periodo, rimane tatticamente bullish sulle azioni, ma per il 2016 prevede solo un possibile aumento di 3% per MSCI Europe (crescita di 1% degli utili e no espansione dei multipli).
Principali raccomandazioni:

  1. Commodities: storicamente, i settori dell’energia e delle materie prime sono tra quelli migliori quando inizia un ciclo di rialzo dei tassi d’interesse da parte della Fed.
  2. Settori ciclici rispetto a quelli difensivi: i primi tendono a sovraperformare in caso di rialzo dei tassi, e le loro valutazioni attuali sono migliori.
  3. Value rispetto a growth: la sottoperformance delle strategie value su periodi di 10 anni è tornata ai livelli visti nella bolla Internet, ed il motivo principale è stato la minor crescita degli utili.
  4. Banche, ma con un overweight ridotto: data la probabile ulteriore espansione della BCE (e le conseguenti previsioni di tassi bassi ancora per molto tempo), la tesi sulle banche rimane intatta ma meno persuasiva.
  5. Settori con esposizione alle spese aziendali rispetto a quelli con maggiore esposizione ai consumatori: questi settori sono tra i meno costosi in assoluto, sia in termini relativi che assoluti.
  6. Svezia: al momento non ci sono paesi così attraenti in Europa come era l’Italia lo scorso anno. La Svezia è tra i pochi a brillare: la crescita del PIL è attesa al 3% (la seconda migliore in Europa dopo l’Irlanda), i consumi dovrebbero mantenersi elevati sulla spinta della buona situazione del mercato del lavoro e di tagli fiscali alle famiglie, e SEK debole continuerà a favorire le esportazioni. Tutto questo assieme al fatto che il mercato azionario è relativamente poco costoso e con una forte esposizione ai titoli ciclici.
Deutsche Bank
In termini macro, i temi principali sono di puntare sui settori che beneficiano della ripresa dell’economia europea (banche, materiali da costruzione) e di un ulteriore rafforzamento del dollaro (tecnologia, farmaceutici, linee aeree). Più cauta sui settori con un’esposizione diretta alle commodities (energia, minerari, industriali), ai consumatori nei mercati emergenti (industriali, lusso, beni di consumo) e quelli “bond-proxy” (real estate, infrastrutture, utilities).

A livello di singolo settore, queste sono le preferenze:

  • Banche: uno dei settori da privilegiare, perché tra i ciclici è quello che ha la maggiore esposizione all’economia interna europea. Le valutazioni rimangono buone e le banche dovrebbero beneficiare da un rialzo dei tassi d’interesse e dalle attese di aumento nell’inflazione. Tra i singoli titoli: Lloyds, Barclays, Swedbank, DNB, Danske, ING, Sociètè Gènèrale e Unicredit.
  • Tecnologia: altro settore favorito, soprattutto per l’esposizione agli US (circa 25% del fatturato) e perché la performance è rimasta indietro rispetto ai miglioramenti della redditività. Titoli preferiti: Nokia, SAP e Infineon.
  • Farmaceutici: il settore difensivo da privilegiare, essendo quello con maggior esposizione al dollaro (35% del fatturato) e non avendo troppa esposizione ai mercati emergenti (come invece hanno i beni di consumo). Titoli preferiti: tra le large-cap Roche e AstraZeneca, tra le mid-cap UCB e Actelion.
  • Materiali da costruzione: altro settore che è sensibile ai miglioramenti nell’economia europea ed al tasso di disoccupazione (che DB prevede in diminuzione), anche se è più caro di banche e tecnologia, trattando a premio rispetto al P/E storico. Titoli preferiti: Saint Gobain, LafargeHolcim e Heidelberg Cement.
  • Auto: anche il settore automobilistico dovrebbe beneficiare della situazione economica (circa 50% del fatturato è generato in Europa), ma lo scandalo Volkswagen ha portato maggiore incertezza riguardo la redditività futura. Titoli preferiti: Renault, Daimler e Faurecia (tra i produttori di componenti).
  • Assicurazioni: tra i fattori positivi, la bassa esposizione ai mercati emergenti, che ha permesso un continuo miglioramento degli utili e contribuito alla buona performance negli ultimi 4 anni. Tra i fattori negativi, l’elevata correlazione con gli spread del credito, che previsti in aumento. Titoli preferiti: AXA e Aviva.
  • Media: altro settore che è andato bene negli ultimi anni grazie al dollaro ed alla bassa esposizione ai mercati emergenti. Le valutazioni non sono tuttavia così attraenti come in altri settori. Titoli preferiti: Sky, Informa, ProSiebenSat.1 e Wolters Kluwer.
  • Real estate: l’esposizione geografica è un plus (le maggiori società immobiliari generano oltre 70% del fatturato nel continente), ma l’intero settore è una sorta di proxy per i tassi d’interesse. L’eccellente performance degli ultimi anni è dovuta in gran parte ai tassi in contrazione, mentre l’opposto potrebbe succedere se e quando risaliranno. In termini di valutazioni, il dividend yield del settore si è contratto a causa dell’aumento delle quotazioni, ed è oggi quasi in linea con il mercato azionario in generale. Titoli preferiti: Merlin Properties, CA Immo, LEG e Hammerson.
  • Trasporti: preferenza per le linee aeree, spinte di nuovo dalla forza del dollaro e dal basso prezzo del petrolio, rispetto alle infrastrutture. Titolo preferito: Ryanair.
  • Telecom: settore non particolarmente attraente: i fondamentali sono buoni ma non eccezionali (FCF aggregato dovrebbe essere negativo nel 2015), ma le valutazioni cominciano ad essere troppo elevate. Inoltre, le tlc sono tra le aziende più leveraged, e quindi tra le più sensibili ad un allargamento degli spread del credito. Nessun titolo piace particolarmente.
  • Utilities: le valutazioni sono tra le più attraenti in tutto il continente, ma il settore si muove in linea con il prezzo del petrolio ed è tra quelli con il maggior debito finanziario.
  • Food & beverages: il settore ha retto in maniera egregia nonostante l’elevata esposizione ai mercati emergenti, ma è vulnerabile ad un ulteriore deprezzamento delle valute in questi paesi. La loro performance recente è vicina ai massimi degli ultimi 15 anni e le valutazioni sono a premio. Titoli preferiti: British American Tobacco, Heineken e Unilever.
  • Mining: nonostante il crollo di oltre 50% di molti metalli industriali dal 2011, l’esposizione significativa ai mercati emergenti e la debolezza di molte materie prime puntano ad un’ulteriore performance debole per il prossimo anno. L’elevata leva finanziaria non aiuta in questa situazione. Titoli preferiti: Rio Tinto e Randgold.
  • Energia: il possibile rialzo dei tassi in US sarà un fardello per il prezzo del petrolio, che continuerà a faticare a ritornare ai prezzi del 2010-2014. Il settore è tuttavia il più cheap in Europa (soprattutto in termini di dividend yield) e la leva finanziaria non è un problema per le aziende integrated (un po’ di più per gli E&P). Titoli preferiti: Shell, BP e Total. Da evitare: Statoil e Repsol. 

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