venerdì 29 gennaio 2021

Bubble series (V): “What a week!”

“History Doesn't Repeat Itself, but It Often Rhymes” (Mark Twain)

Ero quasi sicuro che questa serie non sarebbe finita, date le enormi similarità del passato con il presente.

L’argomento più discusso di questa settimana è stato senz’altro l’attacco concertato da parte degli utenti di WallStreetBets (una community di day-traders) su GameStop (GME:US), ed in seguito su altri titoli come AMC, BB, e adesso sembra anche su un ETF sull’argento (SLV:US). Quello che ha destato più scalpore è che questi trader hanno acquistato in massa le azioni più “shortate” dagli hedge fund, portando ad uno short squeeze che ha fatto impennare i prezzi portando addirittura alla liquidazione di Melvin Capital, un fondo da $12 miliardi (ed un altro, Maplelane, si dice abbia perso oltre 30% dei suoi $4 miliardi).

venerdì 22 gennaio 2021

Bubble series (IV): shale oil vs. tech

[Ultimo post, per il momento, di questa serie sulle “bolle”]

Pochi settori negli ultimi dieci anni hanno distrutto tanto capitale quanto Oil&Gas, in particolare nello shale: attratti dai miglioramenti tecnologici, dai costi all’apparenza bassi e dagli allettanti IRR (internal rate of return) pubblicizzati dal management, gli investitori si sono riversati nel settore, ma sono rimasti scottati perché le perdite sono aumentate, i livelli del debito sono saliti alle stelle ed i prezzi delle azioni sono crollati.

Gli investitori hanno correttamente identificato una storia di crescita secolare: si può discutere dei problemi ambientali del fracking, ma sicuramente le nuove tecnologie hanno permesso di sbloccare enormi riserve di idrocarburi che hanno riportato gli Stati Uniti ad essere il principale produttore mondiale. Tuttavia, identificare il potenziale di crescita non è sufficiente: quello sul quale gli investitori si sono sbagliati è la redditività, con le conseguenti notevoli perdite nonostante la straordinaria crescita strutturale.

giovedì 21 gennaio 2021

Bubble series (III): Yahoo nel 1999

Un’eccellente articolo di Fortune del giugno 1999, How Yahoo! Became A Blue Chip: A tale of how Wall Street and the rest of us learned to stop worrying and love an insanely valued Internet stock, che ben dimostra (in maniera non intenzionale…) la mentalità del periodo: non è che gli investitori non fossero consci di quello che stava accadendo, ma finché i prezzi salivano tutti erano incentivati a continuare a giocare, inclusi i fondi – che sono sempre comprati e venduti sulle performance relative.

mercoledì 20 gennaio 2021

Bubble series (II): lezioni dal crash del 1999

Dire “Non è una bolla se tutti dicono che siamo in una bolla!” non ha alcune fondamento storico: nel 1999 tutti sapevano che le valutazioni non erano sostenibili, arrivando a paragonarle addirittura alla mania dei tulipani.
Fonte: Bernstein Research.

lunedì 18 gennaio 2021

Bubble series (I): il tech crash del 1970

[Una serie di post, al momento ne prevedo 4, per analizzare i mercati attuali attraverso le lenti del passato]

Tutti ricordiamo il tech crash del 2000-2002, e gli studiosi di finanza anche il mercato ribassista del 1973-1974; ma probabilmente non molti conoscono il crash del 1970, quando a partire da aprile in sole 5 settimane molti titoli tecnologici crollarono di 80% e più, con S&P 500 che scese di 19% e l’indice Dow Jones di 13% (all’epoca il settore “industriale/manufatturiero” ancora dominava l’economia e le borse americane).

martedì 12 gennaio 2021

“Golden age of fraud”

Un paio di esempi di quella che Jim Chanos chiama correttamente la “Golden Age of Fraud”. 

Un report di ieri di Credit Suisse proclamava che: “… Tesla’s cost of capital is negative – the market is paying Tesla to take capital.” Questo vuol dire che gli investitori stanno comprando le azioni con l’aspettativa di ricevere in futuro MENO di quello che pagano oggi? Viste le valutazioni correnti questa è una previsione ragionevole, ma sono quasi sicuro che non fosse quello che Credit Suisse voleva dire.

giovedì 7 gennaio 2021

Book Club 2021

Volevo prepararlo già lo scorso anno ma non ci sono riuscito per altri impegni, pertanto include i libri più interessanti (sia in senso negativo che positivo) degli ultimi 2 anni e mezzo, più quelli già acquistati che spero di riuscire a leggere quest’anno.  

Il pdf è scaricabile qui: Book Club 2021, e le immagini delle copertine contengono il link alle rispettive pagine su Amazon.co.uk (penso che siano ordinabili anche sul sito italiano: con la Brexit l'acquisto sul sito UK, più economico a livello di prezzo unitario, ha portato il problema dell'IVA comunitaria).

I voti (da 1 a 5 stelle) sono ovviamente personali, ma soprattutto relativi a questo campione, non in senso assoluto: ad esempio, 1/2 stelle significa che è tra i peggiori che sono qui recensiti, 5 stelle è il migliore del lotto ma non necessariamente il miglior libro della storia.

Altri suggerimenti e consigli sono come sempre benvenuti: va bene anche via email, ma se li mettete nei commenti altri possono aggiungere le loro opinioni.

martedì 5 gennaio 2021

Performance portafoglio 2020: “Apocalypse Now - Redux”

Ho provato a rinviare di qualche giorno ma alla fine è arrivato il momento di affrontare la “walk of shame”: l’unico modo per definire la performance del portafoglio è infatti come disastrosa, con un fragoroso -21% (!!!) rispetto al +5% del benchmark di riferimento (MSCI EMU Small/Mid-caps). E tutto questo nonostante durante lo scorso anno la liquidità sia stata tra 8% e 10%. [A parziale consolazione, il Renaissance Institutional Equities Fund di Jim Simons – che non è però il fondo principale quando la versione per clienti - ha registrato un bel -31%].