martedì 4 agosto 2020

Il futuro è nel P2P! (parte II)

Una delle conseguenze più dirette del Covid-19 è stata l’accelerazione della digitalizzazione di molti settori economici. Ci si sarebbe aspettato un beneficio anche per le challenger banks, che si caratterizzano proprio per velocità, innovazione e distribuzione digitale.

Eppure, sembra che per loro la tendenza sia stata di un rallentamento, con una diminuzione dei download delle loro app nel mese di marzo. Questo è anche comprensibile: in questi mesi le persone hanno altro a cui pensare che non aprire un nuovo conto in una banca online. [Nota: non ho trovato dati per i mesi più recenti, o per il mercato italiano: se qualcuno li avesse potrebbe condividerli?]
Kabbage in US ha sospeso i finanziamenti alle PMI, mentre Zopa (UK) ha drasticamente ridotto il volume di prestiti ai clienti più rischiosi, nell’ordine di 80% nel mese di aprile.

Prendete poi Monzo: nel bilancio chiuso al 29 febbraio il numero di clienti ha raggiunto 3,9 milioni (da 1,6 milioni un anno prima), il volume di spesa utilizzando la sua app è passato da £3,6 miliardi a £10,9 miliardi ed il turnover da £29 milioni a £67 milioni (profitti ancora non ce ne sono, le spese operative e di marketing sono ben superiori al fatturato). E nonostante questo, il management ha dovuto dichiarare (pag. 75):
“Due to these obstacles, the Directors recognise there are material uncertainties that cast significant doubt upon the Group’s ability to continue as a going concern.
Il motivo è molto semplice: gli accantonamenti per perdite sono aumentati di 5x fino a £20 milioni. 25% dei prestiti a erano “problematici” (stage 2 o 3), rispetto ad esempio al 13% del segmento retail di Lloyds Bank (e per quest’ultima il dato è al 30 giugno, ovvero dopo Covid-19, mentre per Monzo è ancora pre-Covid).

Un punto collegato è quello regolamentare: finché queste banche fintech sono piccole le autorità chiudono un occhio su riciclaggio e KYC (“know your customer”), ma quando crescono i costi fissi di compliance aumentano in maniera esponenziale, rendendo molto più complicato (e meno redditizio) scalare il business.

In maniera identica alle altre banche europee, questo si è riflesso nella valutazione di Monzo, che nell’ultimo round di finanziamenti è scesa a £1,24 miliardi, -40% rispetto al precedente.

È facile crescere in maniera veloce nei settori bancari ed assicurativi, basta concedere prestiti a chiunque o assicurare per meno del costo marginale della polizza. Ed è vero che le banche tradizionali sono burocratiche, lente ed inefficienti, ma almeno a loro vantaggio hanno di essere passate attraverso varie crisi: gli algoritmi di underwriting delle banche fintech non sono mai stati seriamente testati in una vera recessione.

PS: Blogspot ha cambiato il layout dei post, abbiate pazienza per i caratteri strani o troppo grandi, sto ancora imparando ad usarlo.

1 commento:

  1. Anche gli investitori europei hanno potuto constatare la fragilità di questo sistema, leggi alla voce envestio

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