lunedì 5 ottobre 2020

Playboy is back!

[Premessa: nonostante i temi trattati ed i link questo è un post assolutamente serio, ancorché breve]

Nove anni dopo aver lasciato la borsa, Playboy Enterprises Inc. ha deciso di ritornarci e lo fa ovviamente seguendo la moda: si fonderà infatti con una SPAC, Mountain Crest Acquisition Corp (MCAC:US) in un’operazione che la valuta circa $375 milioni (rispetto ai $210 milioni del buy-out del 2011). Qui potete trovare il filing con tutte le informazioni.
Nonostante sia uno dei marchi più conosciuti al mondo, oggi sembra però un’azienda senza una vera identità: non pubblica più il famoso magazine già da marzo ed il business è stato riorganizzato in 4 nuove categorie, ma viene da chiedersi quale possa essere il suo vantaggio competitivo in ciascuna di esse.
Almeno all’apparenza sembra esserci un grosso mercato per questi prodotti, ma le cose sono cambiate dagli anni 1950 quando Playboy rivoluzionò le abitudini sessuali di milioni di americani prima ed in tutto il mondo poi. Oggi appare carente di veri “contenuti”: basta vedere la minuscola quota di mercato ($100m) in un mercato in espansione come quello di “Sexual wellness”. Sembra che stia cercando di cavalcare l’onda lunga di alcuni trend (online gaming, telemedicina, …) senza una vera strategia: cosa c’entra ad esempio Yandy.com, acquistata lo scorso anno, con i casinò online?

L'operazione valuta Playboy 3x il fatturato (anche poco, di questi tempi…) ma ben 16x Adjusted Ebitda (senza spiegare però cosa sono questi aggiustamenti): le proiezioni per i prossimi anni sono ovviamente di crescita stabile e sostenuta.

I motivi per i quali Hugh Hefner l’aveva delistata nel 2011 (entrate pubblicitarie ed abbonamenti in rapida diminuzione per la concorrenza di Internet e quindi valutazione di mercato in costante discesa) sono oggi ancora più pressanti: l’unica cosa che le rimane è il marchio, che tuttavia oggi potrebbe essere considerato un fardello (ESG, #metoo, …).

Playboy dovrebbe cercare di copiare la strategia di Disney: contenuti media che promuovono le vendite che a loro volta promuovono un’esperienza unica che a sua volta determina la fedeltà dei clienti (e da qui si riparte). I contenuti devono essere al centro della strategia, non basta un marchio per sperare che i clienti arrivino da soli. [Per chi fosse interessato alle “evoluzioni” del settore qui trovate una buona descrizione del fenomeno OnlyFans e di come si monetizzano i contenuti su Internet.]

Penso che continuerò a seguire l’azione nei prossimi mesi per vedere cosa fa il prezzo, ma al momento non mi sembra una IPO “hot”.

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