lunedì 9 novembre 2020

Uber, not again…

La scorsa settimana Uber (UBER US) ha riportato i risultati trimestrali e ci ha ricordato ancora una volta perché le sue metriche “adjusted” non hanno alcun senso: se è vero che la perdita di -$1,1 miliardi in Q3 è in termini puramente contabili (circa -$6 miliardi da inizio anno), i cash flows per il 2020 continuano ad essere negativi per $3,6 miliardi (escludendo l’impatto del writedown dell’investimento in Didi). [Nota: il titolo è comunque salito di 45% nelle ultime due settimane...]
E tutto questo nonostante l’esplosione dei ricavi da Delivery (quello che prima era Uber Eats), quasi raddoppiati rispetto allo scorso anno; come era prevedibile, i ricavi da Mobility sono invece crollati di -40%.
Uno potrebbe pensare che un business che funziona come puro intermediario (marketplace), che è asset-light e che paga i suoi contractors (drivers) il minimo indispensabile (niente contributi per pensione, niente assicurazione) dovrebbe essere una macchina per stampare soldi: ed invece perde $45 ogni $100 incassati! La perdita operativa ($4 miliardi) è migliore dello scorso anno ($7,6 miliardi) solo perché nel 2019 in occasione dell’IPO furono conteggiate spese per azioni ai dipendenti per $4,3 miliardi.
Non aiuta molto fare i vari aggiustamenti: se il segmento Delivery includesse la propria parte di spese generali avrebbe riportato per il terzo trimestre un EBITDA di -$389 milioni, rispetto a -$385 milioni per lo stesso periodo del 2019: nonostante la crescita dei ricavi, questo è un business che non riesce a scalare!

La tesi di sottoprezzare il tuo prodotto per far fallire i concorrenti e prendere tutto il mercato poteva andare nel 2015: siamo disposti a perdere soldi nel breve periodo in attesa di forti FCF tra qualche anno. Ma il periodo dei coupon promozionali dati via come caramelle è finito da un pezzo: nonostante l’aumento dei prezzi Uber continua a perdere soldi. E mi chiedo a cosa servano quasi 27.000 dipendenti: di quante persone hai bisogno per gestire l’app, PR/marketing e spingere le vendite?

Si possono tuttavia identificare anche alcuni punti positivi:
  • Oggi ~30% dei ristoranti in US ha un accordo con Uber (16% in UK, 15% in Francia, 10% in Brasile e Mexico): il mercato potenziale di Delivery non è quindi ancora saturo
  • Uber Delivery cresce di più e più velocemente dei competitors, e ha raggiunto gross booking di $35 miliardi in meno tempo del suo stesso segmento Mobility
  • Ha ceduto il business europeo di Freight in cambio di 8% dell’azienda tedesca Sennder e ha ricevuto un investimento di $500 milioni in Uber Freight da parte di un consorzio di fondi di private equity. Anche se ha $7 miliardi in liquidità e $10 miliardi di altri investimenti (quasi tutti non-marketable), ha anche oltre $8 miliardi di debito a lungo termine (recentemente ha riacquistato il bond in scadenza nel 2023 con cedola 7.5% ed emesso uno nuovo con scadenza 2028 con cedola 6.5%, sempre per $500 milioni): con i flussi di cassa che continuano ad essere negativi per $3-4 miliardi l’anno, è bene finanziare queste scommesse con fondi esterni

1 commento:

  1. ad oggi, con una quota di mercato Usa del 30%, l'unico business di successo di Uber è stato quotarsi.
    Il prox business di successo sarà aumentare la quota di flottante sul mercato secondario, tanto il denaro oggi non sa dove andare (e in caso di Uber non lo sa proprio...)

    grazie sempre e comunque del blog, davvero prezioso di informazioni

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