mercoledì 17 febbraio 2016

2016, in grafici

Qualche grafico per riassumere cosa è successo dall’inizio dell’anno.

In campo azionario, nessun paese sviluppato ha una performance positiva nel 2016: molto interessante notare che i paesi emergenti, dopo alcuni anni di sottoperformance, stiano oggi reggendo molto meglio, per lo meno in valuta locale. E che il settore energetico, nonostante l’ulteriore crollo del petrolio, stia perdendo solo 2%-3% su scala globale. Infine, le banche sono certamente tra i settori più colpiti, ma l’intero comparto finanziario (che include anche assicurazioni, real estate e asset managers) non sta facendo peggio del mercato in generale: anche in Italia i titoli finanziari (dove dominano le banche) hanno perso poco più del mercato in aggregato.

Fonte: MSCI, Bloomberg, al 16 febbrio 2016. Per i mercati azionari la performance è in valuta locale (price-only) ed include azioni large-, mid- e small-cap.

L’indice MSCI Italy (all-caps ed escludendo i dividendi) è stato tra i migliori del 2015 con una performance del 12%, rispetto ad esempio a Francia(+10%) e Germania (+7%); tuttavia, da inizio anno ha perso il 21% (Francia -11%, Germania -15%), ed è tornato ai livelli del settembre 2013, “rimangiandosi” quanto guadagnato in oltre due anni.

Molto più preoccupante è la performance che otteniamo allungando l’orizzonte temporale: l’indice delle azioni italiane è oggi ancora del 15% inferiore al livello di dicembre 2008 (-2% su base annua), mentre tutti gli altri principali paesi hanno più che recuperato le perdite.


Fonte: MSCI, dal 31 dicembre 2008 al 16 febbraio 2016, in valuta locale (price-only): include azioni large-, mid- e small-cap.

Queste conclusioni sono confermate, in termini reali e su periodi più lunghi (1966-2015), dal classico Yearbook di Credit Suisse, appena pubblicato: è fuori di dubbio che paesi con elevati standard di corporate governance, maggior protezione degli azionisti di minoranza e migliore regolamentazione dei mercati dei capitali, offrano nel tempo performance dei mercati azionari superiori.

Fonte: Credit Suisse Global Investment Returns Yearbook 2016. Rendimenti reali annualizzati dal 1966 al 2015.

Due grafici presi da un report di Citi mostrano la differenza tra le aspettative degli investitori due mesi fa e la realtà attuale, con analisti e strategist che sono stati colti completamente di sorpresa: le azioni europee ed i titoli finanziari e tecnologici erano infatti considerati tra le migliori “scommesse” per il 2016. Senza dimenticare il già citato cambio di opinione di Goldman Sachs sui migliori trade per quest’anno.

Eppure la Cina, le commodities, le banche ed i tassi d’interesse negativi non sono problemi che sono sorti nelle ultime settimane… Sia chiaro: meno di due mesi sono troppo pochi per giudicare sulla bontà di determinate scelte: ma servono comunque a ricordarci l’inutilità di basare gli investimenti su previsioni puntuali di breve termine.


Infine, alcuni commenti all’ultima Global Fund Manager Survey di Merrill Lynch.

La liquidità non è mai stata così elevata come oggi, nemmeno nel 2008-2009 o nel 2011-2012.


È aumentata a dismisura la percentuale di gestori che pensano che siamo alla fine del ciclo economico (è tornata ai livelli di agosto 2008) e perciò destinati ad una recessione.

In termini di allocazioni azionarie, i gestori interpellati hanno diminuito l’esposizione sia alle azioni US (sono ormai sottopesati da 12 mesi consecutivi) che a quelle europe (dove sono invece sovrapesati dal 2013, ma hanno notevolemente ridotto).

In termini settoriali, gli ultimi due mesi hanno visto una rotazione dai titoli bancari, discrezionali e industriali (più ciclici) verso utilities e telecom (meno ciclici). Tecnologia e farmaceutici rimangono i settori preferiti, energia e commodities quelli meno amati.

A livello macro, i trade che si ritiene siano più popolari sono di essere lunghi USD, corti petrolio e mercati emergenti, e lunghi azioni momentum in US. Stranamente assente in questa lista è invece una posizione corta su renmimbi, che secondo questo articolo è invece quella preferita da tutti gli hedge funds.

Ah, ed ovviamente oggi l’oro è diventato di nuovo l’asset più sottovalutato: determinato come o rispetto a che cosa, però, non è dato saperlo. 

2 commenti:

  1. "è fuori di dubbio che paesi con elevati standard di corporate governance, maggior protezione degli azionisti di minoranza e migliore regolamentazione dei mercati dei capitali, offrano nel tempo performance dei mercati azionari superiori."

    Mi scusi ma gli USA nel grafico sono 1 gradino sopra la Spagna come perforance.

    Cioè se non sono gli USA un mercato "con elevati standard di corporate governance, maggior protezione degli azionisti di minoranza e migliore regolamentazione dei mercati dei capitali" non sa quale altro paese lo sia.

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  2. È vero, purtroppo non funziona come un’equazione nella quale si mettono le tre variabili e si ottiene un risultato preciso. E' un fattore importatnte, ma ce ne sono altri che impattano sui rendimenti, primo fa tutti le valutazioni iniziali: nell’anno preso some riferimento dagli autori del report (1966) il mercato americano era già in pieno boom, e quindi le valutazioni più alte che ad esempio in Europa.

    Inoltre gli US (ed un po’ a sorpresa la Svizzera) sono sicuramente meglio di tante altre nazioni, ma non sono ai primi posti per “comportamenti etici del management” e “protezione degli azionisti di minoranza”: come riferimento può utilizzare i dati nel “Competitiveness report” pubblicato ogni anno dal World Economic Forum.

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