lunedì 11 marzo 2019

Potenziali spin-off nel settore retail

Recentemente, c’è stato molto movimento nel settore apparel.

Ha cominciato il 28 febbraio The Gap (GPS:US), con l’annuncio dell’intenzione di separare il suo marchio Old Navy (più casual, orientato alla famiglia e di fascia più bassa) dagli altri marchi storici come Gap e Banana Republic.


Come sempre in queste situazioni, il CEO ha sottolineato le opportunità di avere maggior flessibilità nelle due nuove organizzazioni, miglior focus sui rispettivi clienti, allineamento degli incentivi di management ed azionisti ed ottimizzazione della struttura del capitale.
“Following a comprehensive review […], it’s clear that Old Navy’s business model and customers have increasingly diverged from our specialty brands over time, and each company now requires a different strategy to thrive moving forward,”
“Recognizing that, we determined that pursuing a separation is the most compelling path forward for our brands – creating two separate companies with distinct financial profiles, tailored operating priorities and unique capital allocation strategies, both well positioned to achieve their strategic goals and create significant value for our customers, employees and shareholders.”
Nonostante l’annuncio sia stato dato in contemporanea con i risultati del Q4 2018 (chiuso al 31 gennaio) che sono stati di nuovo negativi (ad esempio, è prevista la chiusura di ulteriori 230 negozi), il giorno seguente il titolo ha reagito con un balzo fino a +20%, salvo poi ritornare attorno ai valori recenti.

Dopo pochi giorni, è stato Barington Capital, un activist fund, a chiedere cambiamenti radicali a L Brands (LB:US), inclusa la ristrutturazione di Victoria’s Secret (secondo Barington gestita male) e l’IPO di Bath & Body Works (che invece sembra andar bene). Anche in questo caso la reazione del mercato è stata inizialmente positiva (+6%) per poi attenuarsi.

L-Brands non è in effetti restia a radicali cambiamenti: già nel 1996, quando ancora si chiamava The Limited (dal quale viene la “L” nel nome), aveva fatto lo spin-off di Abercrombie&Fitch (ANF:US), per poi vendere la quota rimanente nel 1998. Altri brand dismessi includono RetailWind (RTW:US) e più recentemente La Senza.

Non è certo una novità che molti fashion retailers stiano soffrendo dalla concorrenza delle vendite online (meno presenze nei negozi fisici nei mall, ma costi fissi ancora elevati) e dal calo della popolarità di molti marchi storici, soppiantati da nuovi brand vista la (relativa) facilità oggi di creare un seguito a costi di distribuzione praticamente gratuiti (vedere qui, qui e qui).

Queste operazioni potrebbero rivelarsi interessanti nel medio periodo (ad esempio, LB tratta oggi ad una capitalizzazione più o meno in linea con la valutazione della sola Bath & Body Works, assegnando quindi un valore quasi nullo all’intera Victoria’s Secret), ma faranno poco nel lungo periodo per riportare questi marchi al loro antico splendore.

A me sembrano più cigar butts che potenziali long-term compounders.

3 commenti:

  1. a proposito di settore retail: Tamburi è appena entrata pesantemente in OVS affermando che l'attuale crisi (con annesso crollo azionario) è solo un episodio passeggero. Hai seguito la vicenda?

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    1. No, non avevo seguito: sicuramente TIP ne sa più di me.

      Ho visto che hanno rilevato la quota rimanente di BC Partners: dicono che l’abbiano fatto perché l’acquisizione del 2017 è stata un disastro ma azienda e management sono solidi. A me sembra che la stessa quotazione del 2015 fosse stata mal-pensata: in pratica tutti i soldi raccolti andavano a ripagare il debito di Coin contratto per LBO.

      Forse adesso potrebbe essere diventata interessante.

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  2. il 90% delle quotazioni - soprattutto in Italia - è in realtà funzionale a risolvere problemi di debito, per cui non mi stupisco...io di solito evito e lascio prezzare per sei mesi, poi vedo.
    Grazie dei post, in generale tutti molto brillanti.

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