sabato 20 marzo 2021

Snowflake

[Compatibilmente con il tempo a disposizione, i prossimi post saranno delle “(semi) deep dives” in alcune delle aziende più trendy che si sono quotate negli ultimi mesi. Non si tratta di consigli né tantomeno del tentativo di determinare la loro valutazione: piuttosto, un’analisi del business, chi sono e cosa fanno. Per necessità alcuni termini saranno tecnici, mentre altri concetti che possono apparire banali non lo sono affatto per un boomer come me: ho dovuto studiare i dettagli per capire bene come funzionano…]

Fondata nel 2012 da ex data architects di Oracle e dopo aver raccolto $1,4 miliardi di capitali privati, Snowflake (SNOW:US) si è quotata lo scorso ottobre con un’offerta di $3,4 miliardi (qui il filing S-1 con la SEC) e ha oggi una capitalizzazione di circa $50 miliardi.

Il prezzo dell’IPO è stato di $120, ma l’apertura del primo giorno di contrattazioni è stata addirittura di $245: dopo essere arrivata a toccare un massimo di $325, oggi tratta attorno a $220. Chi è stato così fortunato da ricevere un’allocazione all’IPO è oggi in forte guadagno (+80%), chiunque abbia comprato subito dopo è invece in perdita.  

L’azienda è guidata da Frank Slootman, ex-CEO di ServiceNow dal 2011 al 2017, periodo nel quale portò il fatturato da $75 milioni a $1,5 miliardi. Al momento dell’IPO gli azionisti erano il management ed i fondatori (un totale di 48%, incluso il c.20% di Michael Speiser di Sutter Hill Ventures) oltre a vari fondi di venture capital: Sutter Hill Ventures (20%), Altimeter (14%), Redpoint Ventures (9%) e Sequoia Capital (8%). Appena prima della quotazione Berkshire Hathaway ha investito $250 milioni in un collocamento privato a $80 per azione (e la stessa cifra ha investito Salesforce Ventures); in aggiunta ha acquistato altri 4 milioni di azioni dall’ex-CEO al prezzo di quotazione. In totale Buffett ha investito circa $730 milioni per una partecipazione che ai prezzi correnti vale oltre $1,6 miliardi.

Business
Per riassumere in poche parole cosa fa SNOW, è una piattaforma per l’analisi e l’archiviazione di dati su larga scala.

Oggi le aziende devono misurare e tenere traccia di tutto: dati delle vendite, delle campagne marketing, delle catene di approvvigionamento, dei clienti, dei partner, finanziari, dell'infrastruttura, di ogni applicazione su cui si basa la loro attività, …

In maniera schematica, ci sono due tipi di database: transazionali e analitici. Ogni app è basata su un database che consente di memorizzare i dati degli utenti, le loro preferenze, le informazioni sull’account e qualsiasi altra cosa possa essere personalizzata. Questi sono chiamati database transazionali perché i dati vengono generati ogni volta che un utente esegue un'azione:
  • Iscrizione → aggiungi una riga alla tabella degli utenti
  • Cambio della password → aggiorna una riga esistente
  • Un utente carica la propria pagina del profilo → leggi dalla sua scheda
I primi database sono stati ottimizzati proprio per questi usi: per aggiungere e aggiornare rapidamente le informazioni e garantire che i dati non fossero danneggiati. Ma contengono anche informazioni molto preziose che possono aiutare a rispondere a domande come: con che frequenza gli utenti hanno effettuato l'accesso? Dove erano basati? Qual era il piano tariffario più popolare?

Il problema è che tradizionalmente questi dati tendono a essere raccolti in silos separati, dove ogni team ha accesso solo a quelli che li riguardano, mentre le query (=domande) per portare alla luce queste informazioni sono notevolmente più complesse e necessitano di localizzare le informazioni in più posizioni.

Per servire meglio questo tipo di richieste, i programmatori hanno iniziato a progettare strumenti specifici per l'analisi (database analitici): nel vasto e crescente oceano di dati, le aziende hanno bisogno degli strumenti giusti che le aiutino ad estrarre informazioni utili. Il team vendite sta raggiungendo gli obiettivi prefissati? Quale strategia futura è meglio adottare? Come possiamo prezzare i nostri prodotti rispetto alla concorrenza?  

Questo è Snowflake: un database analitico che non richiede la gestione dell'infrastruttura da parte dei suoi utenti. Quest’ultimi non devono occuparsi della distribuzione dei server, delle connessioni alla rete o della gestione delle autorizzazioni: si limitano a scaricare i dati in Snowflake ed interrogarli rapidamente. La sua mission è infatti di rendere questi dati più facilmente accessibili ed analizzabili:
“We believe in a data connected world where organizations have seamless access to explore, share, and unlock the value of data. To realize this vision, we are pioneering the Data Cloud, an ecosystem where Snowflake customers, partners, and data providers can break down data silos and derive value from rapidly growing data sets in secure, governed, and compliant ways.”
Alla fine non è altro che un potente “motore” per le analisi aziendali, siano queste di business intelligence (BI) che data science (ML / AI).

I due servizi principali nell’architettura di SNOW sono storage (l’archiviazione dei dati) e compute (i calcoli intensivi), che sono separati anche se co-locati nella stessa piattaforma, permettendo ad ognuno di essi di essere facilmente scalabile in maniera autonoma, che consente a ciascun cliente di adattarli alle proprie esigenze (quantità di dati che desidera conservare e prestazioni/reattività rispetto al prezzo che è disposto a pagare).
SNOW stima che il mercato di riferimento sia al momento di circa $137 miliardi, composto da $81 mld di data storage e $56 mld di analytic platforms, con il primo gruppo che cresce a tassi di circa 12% annui e dove secondo Datanyze SNOW è la terza azienda a livello mondiale con una quota di 10% dietro SAP ed Apache.
Tra i vantaggi di SNOW vi è in primo luogo la separazione tra storage e compute, un’idea relativamente nuova quando ha iniziato e che permette di risparmiare sui costi di archiviazione (nel cloud) e sulle risorse locali necessarie al calcolo.

In secondo luogo, non vi è nessun vincolo sul fornitore: SNOW è un provider di “database as a service” (DBaaS) disponibile nei 3 principali ambienti IaaS (Cloud Infrastructure-as-a-Service) di Amazon AWS (dal 2104), Microsoft Azure (dal 2018) e Google Cloud Platform (GCP, dal 2019). I Chief Information Officer delle grandi aziende non vogliono essere legati a uno specifico provider, mentre i prodotti di SNOW possono essere eseguiti in modalità multi-cloud: tra i giganti tech che combattono per il controllo dei nostri dati, Snowflake offre la neutralità della Svizzera.

Infine, vi è la semplicità flessibile. SNOW è un provider “chiavi in mano”: l’utilizzo dei suoi prodotti non richiede nessuna infrastruttura da mantenere e non sono necessarie integrazioni di sistema per utilizzarla. Al contrario, ha volutamente deciso di ridurre le possibilità di configurazione e personalizzazione che possono essere fatte all’interno della piattaforma: è stata progettata per essere facile da adottare e utilizzare, ma la semplicità non è comunque un limite alle sue funzionalità.
Questo modello di business è adatto soprattutto per i contratti con grandi imprese: tra i clienti vi sono nomi appartenenti a vari settori, inclusi media, servizi finanziari, sanità, industria e tecnologia.
I commenti in Gartner Peer Insights (sotto sia data warehouse che cloud data platform) e G2 sono estremamente positivi: i clienti sembrano scegliere SNOW per una serie di motivi, ma costi, prestazioni, scalabilità, facilità d'uso e flessibilità sono quelli più citati.
Secondo SNOW, i suoi prodotti beneficiano anche di un effetto network: più clienti adottano la piattaforma, più dati possono condividere con o ricevere da altri clienti, partner e fornitori di Snowflake, aumentando il valore delle informazioni fornite dalla piattaforma per tutti gli utenti. Un esempio è Starschema, un fornitore di dati che da marzo 2020 ha reso disponibili i suoi dati epidemiologici su COVID-19 sul Data Marketplace di SNOW in modo che tutti i clienti potessero utilizzarli per analizzare l'impatto dell'epidemia.
Come detto, SNOW offre un servizio completamente gestito: gli utenti non devono preoccuparsi di costruire alcuna infrastruttura, devono solo inserire i dati nel sistema ed interrogarli. Questo sembra ottimo, ma ad un compromesso: il costo. Uno dei punti di forza di SNOW è che i clienti pagano solo per quello che utilizzano, sia in termini di spazio di archiviazione che di dimensioni di elaborazione, reattività e prestazioni. Essendo storage e compute separati, non solo ciascuna funzione può essere scalata in maniera rapida ed indipendente, ma è anche prezzata in maniera separata. Alla fine, lo storage è molto poco costoso, il vero costo di utilizzo è nel calcolo per l'acquisizione, le query e le analisi eseguite.

SNOW è molto chiara nel rimarcare come non sia un business Saas: 93% del suo fatturato deriva dai “consumo” e viene fatturato solo quando occorre (in genere su base mensile posticipata). È vero che molti dei suoi contratti stanno vedendo un allungamento della durata (soprattutto con le imprese più grandi) e pagamenti anticipati (dove possibile), ma il business per quanto ricorrente non è di tipo subscription.

Concorrenti
Snowflake non è sicuramente l’unico fornitore sul mercato: i suoi primi concorrenti sono prodotti similari offerti dagli stessi fornitori di servizi in cloud sui quali deve fare affidamento per tutta la sua infrastruttura. Redshift di Amazon AWS e BigQuery di Google Cloud Platform sono opzioni molto popolari nel data warehousing, mentre Microsoft Synapse lo è nel campo di analytics. Altri competitors sono player storici come IBM, Oracle, Teradata, SAP, Apache e MongoDB, anche se alcuni di questi sono in fase di declino.
“The markets in which we operate are highly competitive, and if we do not compete effectively, our business, financial condition, and results of operations could be harmed.”

Qualche numero
Non c’è un modo diverso per dirlo: SNOW sta crescendo in maniera esponenziale. Il fatturato è salito da meno di $100m due anni fa a quasi $600m nell’ultimo esercizio, un incremento di +124% rispetto all’anno precedente (nota: l’ultimo anno fiscale è il 2021 ed è appena terminato al 31 gennaio).

In termini di clienti, questi sono oggi 4,139 (+73% rispetto all’anno precedente), dei quali 77 (+88% rispetto al 2020) generano ciascuno oltre $1m di fatturato. L’azienda conta inoltre 186 dell’aziende incluse nella lista “Fortune 500” come clienti.

Il dollar based net revenue retention rate è stato nell’ultimo anno di 168%: questo significa che tenendo conto anche del tasso di abbandono, i clienti hanno speso 68% in più rispetto all’anno precedente.

Il margine lordo è attorno a 60%: a differenza di molte aziende software/Saas, dove margini lordi sono di 80%-90%, quello di SNOW è inferiore proprio perché deve pagare i cloud providers per le risorse necessarie ad offrire i suoi servizi.

Vista la rapida crescita e le relative spese di sviluppo e marketing, SNOW opera ancora con margini operativi negativi, ed ovviamente con FCF negativi. Al cash burn corrente (escludendo i “benefici” dalle opzioni concesse ai dipendenti), SNOW può tranquillamente operare per i prossimi 10 anni.

Con $3,7 mld di net cash oggi tratta ad un EV/sales di 75x.

Conclusioni
I punti di forza di un investimento possono essere riassunti in:
  • Un mercato in continua crescita ed ancora molto frammentato: l’attrattiva di Snowflake è di proporre una piattaforma onnicomprensiva e facile da usare rispetto alla moltitudine di strumenti e servizi disponibili oggi, che può “girare” su tutti i fornitori di cloud
  • Un notevole upside se il “data exchange” decolla, in quanto “bloccherebbe” come cliente qualsiasi azienda che scegliesse Snowflake come host dei propri dati
Dal lato dei rischi:
  • Proprio come qualsiasi altra azienda SaaS che crea un ottimo prodotto, i principali concorrenti sono i giganti tech da cui dipendono per gestire la loro infrastruttura: non è infatti infrequente che (soprattutto) AWS e Microsoft copino le idee di nuovi concorrenti per poi venderle a costo inferiore sulle proprie piattaforme
  • La sicurezza è fondamentale: qualsiasi tipo di falla o violazione potrebbe creare un esodo dalla piattaforma, anche per la facilità di spostarsi su altri venditori
  • Quello che può portare a grandi vantaggi è anche il maggior rischio: se SNOW non riesce a convincere i propri clienti a utilizzare le funzioni di scambio di dati (data exchange/marketplace), non rimane molto per impedire ad un cliente di migrare alla prossima azienda che crea qualcosa di più rivoluzionario. Questo è aggravato dal fatto che ha una piattaforma così aperta: se un cliente può utilizzare qualsiasi strumento che desidera per importare e analizzare i dati sulla piattaforma di Snowflake, se una piattaforma di archiviazione migliore (o più economica) diventa disponibile sarebbe abbastanza facile cambiare.

2 commenti:

  1. Molto interessante e dettagliata l'analisi, grazie! Avrei due domande: l'hai confrontata con Palantir (o lo farai nelle prossime puntate)? A livello di investimento, come si giustifica una valutazione cosi elevata? Va bene tassi di crescita ottimi, ma a livello di ritorni sull'investimento non vedo come possano essere positivi, diciamo da qui a 10 anni (un po' come tesla). Mi chiedo se per questo tipo di aziende siamo in una situazione come nel 2000: anche aziende che sono diventate leader futuri erano a valutazioni eccessive...

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    1. Palantir è nella lista: fa una cosa molto simile, anche se è nata per servire l’intelligence e da poco si è spostata su clienti più commerciali.

      La valutazione è giustificata da attese che la crescita continua porterà prima o poi ad enormi profitti (economie di scala, dominio del mercato, …). Amazon ci è riuscita, Palantir dopo 17 anni ancora no

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