Come spesso accade ad inizio anno, la maggior parte delle discussioni è incentrata sul tema: “Dove devo investire nel 2015? Quali azioni e mercati faranno meglio?”. È la natura umana, le persone sono sempre alla ricerca della via più breve per un guadagno sicuro.
Purtroppo il mondo è pieno di cialtroni e molti investitori non hanno ancora capito che le persone non hanno la capacità di fare previsioni corrette a breve termine (tralasciando quelli che non hanno nemmeno le conoscenze e l’esperienza per dare consigli in campo finanziario): basta vedere cosa è successo negli ultimi mesi con il prezzo del petrolio. E tuttavia giornali, forum e blog adorano cominciare l’anno con le opinioni di questo o quel guru su cosa accadrà nei prossimi 12 mesi al PIL, al petrolio, al mercato azionario o ai tassi d’interesse. Lo fanno perché è proprio quello che la cupidigia e la credulità degli investitori vogliono (e quello che c’è di più sbagliato in gran parte dell’industria degli investimenti, nonché nei media finanziari): l’ossessione per le performance di breve periodo, confondere la fiducia in se stessi con l’ignoranza su come si muovono i mercati, inseguire la massa dietro a nuove mode, ritenere di essere più furbi degli altri, cercare sempre una scorciatoia …
Continuando con quanto fatto lo scorso anno, questo portafoglio non vuole essere una serie di previsioni su cosa succederà nel 2015 (non ho la minima idea se i mercati azionari saranno positivi o no), né tanto meno una raccomandazione per facili guadagni. L’idea di fondo rimane quella di investire in aziende con buoni fondamentali, management competente, ignorate dal sell-side e che trattano ad uno sconto rispetto al loro valore intrinseco, con l’obiettivo di mantenerle su un arco temporale di 2-5 anni (anche di più). Per questi motivi, il turnover rispetto all’anno passato è molto contenuto: 2 titoli escono e 2 entrano (più uno come bonus per salire a 15).
Oltre al consueto disclaimer [“Questo blog è pubblicato a scopo puramente informativo ed ogni lettore è pregato di fare le proprie considerazioni e valutazioni, anche e soprattutto sull’idoneità degli investimenti alle proprie caratteristiche finanziarie”], vale l’avviso dello scorso anno: tutte le aziende sono small-cap (se non micro-cap) e sono in genere “noiose” e tutt’altro che eccitanti a livello mediatico. Chiunque sia alla ricerca di hot tips è capitato nel blog sbagliato.
Le aziende che escono sono Manutan (vedere la spiegazione nel post precedente) e SIAS (nonostante la performance positiva nel 2014, la corporate governance rimane insoddisfacente e preferisco allocare le risorse ad opportunità con caratteristiche differenti). Le aziende che invece vengono aggiunte sono: Cie. du Bois Savage, Kennedy Wilson European Real Estate e JZ Capital Partners (le ultime due sono quotate sulla borsa di Londra e denominate in GBP, ma i loro business non sono solo UK: quello che hanno in comune è lo spostamento del portafoglio verso “assets non correlati”).
Altre aziende che sto analizzando e seguendo con interesse includono: Ashmore (ASHM:LN) per l’esposizione ai mercati emergenti; Bollorè (BOL:FP), soprattutto per gli investimenti in infrastrutture in Africa; Fuchs Petrolub (FPE3:GR); InterXion (INXN:US), per l’infrastruttura Internet; Alternative Asset Opportunities (TLI:LN) e Tetragon Financial Group (TFG:NA), come ulteriori assets non correlati.
Quindi, in ordine alfabetico, il portafoglio è oggi composto nel modo seguente:
1. April (APR:FP, Francia). Uno dei peggiori investimenti nella seconda metà dello scorso anno: i dati per il 2014 indicano una diminuzione del fatturato di 2% e di EBIT di 12%-15%. Secondo la società i motivi sono legati ad eventi eccezionali (problemi in Sud America, con la chiusura delle attività in Argentina che è costata €2 milioni ed un accordo nell’isola di La Reunion costato €5 milioni), ma anche per la necessità di fare maggiori investimenti in information systems, ritenuti necessari per adattarsi “alle sfide del futuro”. Se questi costi sono effettivamente non ripetibili e necessari per la crescita futura, si potrebbe mettere una riga sopra il 2014 e sperare di tornare alla “normalità” nei prossimi anni. Il problema è che gli utili sono in calo dal 2010 ed il P/E è invece aumentato: April rimane una buona azienda ma la maggior parte del re-rating potrebbe essere già avvenuto, e rimane sotto osservazione per una possibile rimozione dal portafoglio.
2. Atrium European Real Estate (ATRS:AV, Austria). Azienda immobiliare specializzata nella gestione di centri commerciali in Europa centrale e dell’est. Il sentimento di mercato risente della situazione in Russia, che tuttavia pesa per meno del 20% del NAV mentre Polonia e Repubblica Ceca costituiscono quasi il 70%. Ottimo dividend yield (6%).
3. Cie. du Bois Sauvage (COMB:BB, Belgio). Holding di partecipazioni descritta qualche mese fa, non ha fatto bene nel 2014 in termini di performance di mercato. Nonostante possieda un mix un po’ disordinato di business spesso molto diversi tra di loro, continuano a piacermi i due principali investimenti (Neuhaus e Berenberg), nonché lo sconto dal NAV stimato (circa 40%).
4. CNIM Group (COM:FP, Francia). Fondamentali ancora molto solidi dopo le operazioni sul capitale ed il pagamento del dividendo straordinario (tesi iniziale discussa qui e l'aggiornamento qui).
5. Grenke Group (GLJ:GR, Germania). L’azienda continua a crescere, in termini di paesi in cui opera e clienti serviti, nella sua nicchia di leasing a piccole e medie imprese, occupando il posto delle banche domestiche che hanno ridotto i prestiti alle PMI.
6. Indus Holding (INH:GR, Germania). Holding di partecipazioni in piccole-medie imprese tedesche attive nei settori delle costruzioni ed infrastrutture, della meccanica ingegneristica, della tecnologia medica e della life science.
7. JZ Capital Partners (JZCP:LN, US/UK). Business development company che opera come fondo di private equity per finanziare piccole e medie imprese, con sempre maggior focus su opportunità in Europa. Consistente sconto rispetto al NAV (oltre 30%).
8. KAS Bank (KA:NA, Olanda). Banca olandese specializzata nei servizi di custodian per clienti istituzionali, soprattutto fondi pensione. Continua a mantenere un basso profilo di rischio (essenziale in questo business) riflesso nella elevata qualità del suo stato patrimoniale. Solido dividendo (6,5%) e possibilità di beneficiare da un (eventuale) rialzo dei tassi d’interesse.
9. Kennedy Wilson Europe Real Estate (KWE:LN, UK). Fondo chiuso di diritto inglese gestito da una società di investimenti americana specializzata in distressed real estate. Il fondo è stato creato e quotato con l’obiettivo di investire in real estate e prestiti immobiliari in Europa, inizialmente focalizzandosi su UK, Irlanda e Spagna.
10. Leoni (LEO:GR, Germania). Come Indus, altra azienda tipica del Mittelstand tedesco: ha sofferto negli ultimi mesi per l’andamento dell’indice manifatturiero in Germania, ma continuano ad essere valide le considerazioni fatte lo scorso anno.
11. Maisons France Confort (MFC:FP, Francia). La tesi su MFC non è cambiata, anche se l’azienda rimane esposta all’andamento dell’economia francese.
12. TFF Group (TFF:FP, Francia). Definita come “azienda del lusso in incognito”, racchiude le caratteristiche migliori di un investimento in small caps: elevata qualità, posizione di mercato dominante, gestione familiare conservativa ed orientamento ai risultati di lungo periodo. Mi aspetto un altro anno “ordinario e poco spettacolare”, ma solido.
13. Thermador Groupe (THEP:FP, Francia). Società specializzata nella distribuzione di prodotti per costruzioni, ha caratteristiche simili a TFF Group, ovvero una cultura aziendale ed un modello di business molto peculiari che si riflettono negli elevati rendimenti del capitale. Come MFC, rimane (in parte) dipendente dall’economia francese.
14. Total Produce (TOT:ID, Irlanda). Altra azienda che racchiude molte delle caratteristiche che preferisco: un business facile da capire e da gestire; utili e redditività che possono essere stimati con sufficiente sicurezza; flussi di cassa stabili che non richiedono grossi investimenti solo per rimanere in attività. Nonostante l’aumento della quotazione negli ultimi due anni, continua a trattare a prezzi molto ragionevoli.
15. VIB Vermoegen (VIH:GR, Germania). Altra società di real estate, focalizzata su proprietà commerciali nelle ricche regioni della Germania meridionale con un portafoglio ben diversificato in termini di struttura e clienti.
Ciao Matteo, il tuo blog è uno dei più interessanti in generale sul value investing. Per quanto riguarda April, pensi che sia sottovalutata? Pensi che i problemi di redditività degli ultimi mesi derivino da una cattiva allocazione del capitale prevalentemente indirizzato su M&A degli ultimi anni?
RispondiEliminaPer il momento per April vale quanto detto sopra: se i costi sono effettivamente “non ripetibili”, il business model continua a piacermi e l’azienda è abbastanza cheap.
RispondiEliminaMa fino a quando non pubblicherà il bilancio 2014 e darà maggior dettagli su queste voci (soprattutto gli investimenti: sono per crescere o per “sopravvivere”?), non sono molto sicuro sul suo attuale valore intrinseco.
Avevi parlato bene anche di Leucadia, come mai non l'hai inserita in ptf?
RispondiEliminaperchè questo portafoglio era nato originariamente per le small-cap in Euro (anche se poi si è allargato a due aziende inglesi)
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