Il rendimento è stato tutto sommato soddisfacente (8,5% che diventa 12% includendo i dividendi lordi), anche se si è quasi dimezzato nella seconda metà dell’anno (alla fine del primo semestre era a +15%), in linea con quanto accaduto in molti mercati europei: mai come quest’anno il motto “Sell in May and go away” avrebbe avuto senso!
Il portafoglio ha battuto il suo (molto teorico) benchmark di small-cap europee e ha fatto molto meglio del mercato italiano, anche se è stato più o meno in linea con investimenti in aziende simili francesi e tedesche. Un fondo comune sbandiererebbe questa sovra-performance come la riprova di quanto siano bravi i gestori (e si farebbe pagare una performance fee…), ma la differenza è così piccola, ed un anno troppo breve, che probabilmente è dovuta più al caso che a bravura.
Cinque titoli hanno avuto una performance superiore al 25% (inclusi i dividendi), mentre altri, seppur positivi, sono stati molto più contenuti.
Le performance negative sono venute da: April (che ha perso il 40% da giugno per risultati inferiori a quanto previsto); Leoni (anch’essa negativa nel secondo semestre anche se ha recuperato dai minimi di ottobre); e Manutan (vale di nuovo quando detto alla fine del primo semestre: dopo averla acquistata nel 2013 a €30, il titolo andava venduto attorno a €55 quando era arrivata a trattare ad un P/E di 18x-20x, ma le performance riportate devono essere trasparenti e non ricalcolate a posteriori se non si è esplicitamente detto dei cambiamenti fatti).
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