venerdì 18 ottobre 2019

Forse i grafici più importanti per il futuro dei mercati finanziari

Questo è quello che è accaduto alle principali economie negli ultimi 30 anni:
Fonte: https://www.census.gov/data-tools/demo/idb/informationGateway.php  

E questo è quello che si prevede succederà nei prossimi 30 anni:
Fonte: https://www.census.gov/data-tools/demo/idb/informationGateway.php

È vero che da sempre gli economisti spaventano con le loro previsioni demografiche: nel 1798 Thomas Malthus predisse che la crescita della popolazione avrebbe rapidamente superato la produzione di cibo, portando a carestie, cosa che NON è successa nonostante la popolazione mondiale sia aumentata da 1 miliardo nel 1804 a 7,6 miliardi oggi.

È tuttavia indubbio che il mondo stia invecchiando rapidamente: questo non è un fattore nuovo, ma è in fase di accelerazione. Secondo le Nazioni Unite, negli ultimi 20 anni la fascia d'età che ha maggiormente incrementato la propria quota della popolazione mondiale era quella dai 50 ai 54 anni. Nei prossimi 20 anni, il primato andrà alla fascia da 70 a 74 anni.

Quando si pensa al futuro, non c’è una variabile più importante: tutta la crescita (macro)economica è infatti data dalla variazione nella popolazione lavorativa più miglioramenti nella produttività. Metà di questa equazione si prevede sarà decisamente negativa nei prossimi 30 anni come non lo è stata nei precedenti 30.

Possibili confutazioni:

  1. Le previsioni sono troppo pessimistiche. Il Baby Boom che cominciò negli anni 1940 non era stato previsto prima che accadesse: un nuovo boom potrebbe partire dal nulla (ma anche la fertilità potrebbe facilmente diminuire più di quanto anticipato).
  2. L’immigrazione è la carta jolly. Questa tesi presuppone che US ed Europa “accetteranno” i flussi migratori come nel passato: al momento l’inclinazione politica è contraria, ma su un arco di tre decenni le cose potrebbero cambiare molte volte.
  3. La maggior produttività colmerà la differenza. L’aspetto negativo di avere meno lavoratori può essere compensato se quelli rimanenti diventano più produttivi in quello che fanno. Molti economisti sostengono che la crescita della produttività nei decenni a venire sarà probabilmente molto inferiore alle generazioni precedenti. La prospettiva che questa previsione sia sbagliata, e che intelligenza artificiale, robot e progressi della medicina siano più effettivi di quanto immaginiamo, è la migliore speranza per trasformare la catastrofica situazione demografica in qualcosa di gestibile.
Il secondo aspetto, strettamente collegato, è l’impatto di questi cambiamenti demografici sulle attività finanziarie: sono inflazionistici o deflazionistici? Esercitano pressioni al rialzo o al ribasso sui prezzi dei titoli?

Ad esempio, un argomento per chi sostiene che siano inflazionistici è che gli anziani smettono di produrre ma continuano a consumare: questo implica una riduzione dell'offerta aggregata rispetto alla domanda aggregata, portando a pressioni al rialzo dei prezzi. Al contrario, altri rilevano che l’impatto della minore crescita (descritto precedentemente) porterà a deflazione perché l’economia non produce al suo pieno potenziale.

In termini di prezzi delle attività, le persone vanno in pensione smettono di percepire redditi da lavoro e devono quindi vendere i risparmi accumulati per finanziare i consumi: i prezzi delle attività dovrebbero quindi diminuire ed i rendimenti aumentare. Tuttavia, i pensionati in genere ribilanciano i loro portafogli: lo spostamento verso le obbligazioni, più sicure, dovrebbe causare una pressione al ribasso sui rendimenti reali.

Charlie Munger ha riassunto bene la situazione:

“To expect a lot is irrational. You’re likely to be happier and gain felicity by aiming low.”

1 commento:

  1. Tema che trovo particolarmente interessante ed ottimi spunti che hai indicato.
    Probabilmente questo sito conosci già. L'ho trovato ricco di informazioni e dati utili https://ourworldindata.org/world-population-growth

    RispondiElimina