Tapering, crisi di governo, etc…
Questa
settimana non è certo cominciata nel migliore dei modi dal punto di vista dei
mercati finanziari!
Oltre
alla solita paranoia su cosa farà la Fed (dopo aver rilanciato con ulteriori
acquisti per $85 miliardi di titoli al mese, anziché ridurre il proprio
intervento come annunciato a maggio), negli ultimi giorni si sono aggiunte
anche le preoccupazioni sulla chiusura del governo americano, oltre
ovviamente all’ennesima crisi di governo in Italia.
A
costo di sembrare ingenuo, vorrei sottolineare come tutte queste cose non hanno
la minima importanza per un investitore di lungo periodo che si basa sui
fondamentali dei titoli in cui investe.
È
indubbio che l’intervento delle banche centrali abbia mantenuto i tassi d’interesse
artificialmente bassi. Se i tassi dovessero cominciare a salire, anche in modo
rapido ed improvviso, per il disimpegno della Fed, questo avrà certamente un
impatto sui mercati finanziari e causerà elevata volatilità. Ma i mercati,
soprattutto quelli azionari, sono sempre
volatili: se non vi piace la volatilità non dovreste mai comprare azioni (e
questo vale anche per fondi/ETF azionari).
E
riguardo l’impatto di tassi d’interesse più elevati nel lungo periodo?
Mettiamola in questo modo: se avete investito in un business che va bene quando
i tassi sono attorno al 2% ma è nei guai se salgono a 5%, probabilmente non si
tratta di un business solido, e non dovreste possederlo nemmeno se i tassi
rimangono bassi. Allo stesso modo, se un’azione è a buon mercato se i tassi
sono al 2% ma è sopravvalutata quando sono al 5% (ad esempio applicando in
maniera pedestre il modello CAPM), questa non è una buona azione.
Se
invece il vostro business sopravvivrà senza problemi quando i tassi d’interesse
sono al 5% o oltre, perché preoccuparsi? Certo, il mercato sarà probabilmente molto
volatile, e le persone non riescono a resistere alla tentazione di uscirne oggi
per tentare di rientrare domani ad un prezzo inferiore. La maggior parte
dell’industria degli investimenti ed i media sono orientati proprio a
solleticare quei desideri (e paure) che
spingono le persone a fare qualcosa: è difficile resistere la tentazione
di uscire quando sembra ovvio che il mercato crollerà per rientrarci tra
qualche giorno a prezzi più convenienti.
I
mercati però non funzionano così! Tutti noi conosciamo qualcuno che ci dice di
entrare ed uscire in questo modo apparentemente sicuro, ma nessuno riesce
a farlo correttamente bene in maniera consistente. Se siete George Soros o
Stanley Druckenmiller, o un altro eccellente macro trader, la storia è diversa. Questi sono gli investitori che
hanno fatto miliardi facendo trading nei momenti di massimo cambiamento dei
mercati. Ma raramente sono usciti al massimo e rientrati al minimo: per loro
stessa ammissione hanno fatto i soldi con alcune enormi operazioni (a leva)
quando avevano un’elevata convinzione, non identificando quando il mercato
sarebbe sceso o salito nel corso di un mese o due.
Conclusioni
Tutto questo non per dire che i mercati non
scenderanno (lo faranno, come lo hanno fatto nel passato). Per inciso, la mia
opinione è che i mercati azionari in aggregato siano
oggi sopravvalutati, o per lo meno vicino al loro valore equo, non
certo a sconto.
E
certamente non vi suggerisco di tenere la testa sotto la sabbia: è sempre bene
essere accorti su quello che preoccupa le persone. Ma il mio consiglio è di
cercare di agire in modo razionale ed ignorare tutti quelli che dicono di
vendere (o, vale anche all’opposto, di comprare) per paura della crisi di
governo, del nuovo corso della Merkel, di quello che farà la Fed, etc.
Quindi,
cosa fare?
- Se
possedete singole azioni, è il momento di ri-esaminarle ed essere sicuri che vi
piacciano ancora. Se siete nel dubbio, rischiate di entrare nel panico se (o
quando) dovessero crollare del 30%, e finirete per vendere nel momento peggiore
spinti dalla paura. Se invece siete sicuri di quello che possedete (ad esempio
business solidi che faranno bene nei prossimi 5-10 anni), non avrete problemi
ad attraversare una potenziale crisi senza vacillare.
- Se
ritenete di avere in portafoglio qualcosa del quale non siete pienamente
convinti, oppure che avete comprato come una pura scommessa o su consiglio di
qualcuno, è il momento di far pulizia. Vendete adesso: probabilmente siete
stato fortunati quando la marea ha sollevato tutte le barche, ma è meglio non
sfidare oltre la sorte.
- Se
il mercato dovesse scendere del 50% in un mese e pensate che sarete depressi,
vuol dire che probabilmente avete un’esposizione eccessiva alle azioni.
Vendetene una parte fino ad un livello al quale non perderete il sonno se il
mercato crollasse effettivamente del 50% (che può vuol dire anche
un’allocazione nulla alle azioni se questa è la soluzione migliore per voi: non
sta scritto da nessuna parte che si debba per forza possedere azioni). Questo è
infatti l’errore più comune di molti investitori: non di non vendere prima di
un crollo, ma avere un’esposizione eccessiva alle azioni quando le cose vanno
bene e spaventarsi quando vanno male, finendo per vendere nel panico. Se invece
non avete problemi con la volatilità, non avete bisogno di fare cambiamenti e
sarete a posto.
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