A prima
vista, Amazon (AMZN:US) sembrerebbe l’esatto contrario di un investimento value:
P/E (1
anno): 600x
P/E (5
anni): 280x
P/BV: 17x
EV/FCF: 76x
Dividend yield: 0%
Tuttavia,
i multipli vanno interpretati e capiti,
piuttosto che prenderli come numeri assoluti.
Tipologia di investitori
Prima di
approfondire l’analisi, voglio fare un passo indietro con una premessa su chi
sono gli azionisti di un’azienda quotata. In ogni momento, la compagine
azionaria è dominata da una delle seguenti quattro categorie (alle volte
possono essere presenti anche combinazioni di queste): investitori growth, investitori value, arbitrageurs, investitori
passivi/closet-indexer/market timers.
Gli
investitori growth possiedono un’azione
fino a quando il fatturato continua a
crescere a tassi sostenuti. Quando ritengono che l’espansione delle vendite
cominci a rallentare, in genere preferiscono scaricare la società: il prezzo di
mercato di aziende di assoluta qualità può precipitare in maniera rapida solo perché
il tasso di crescita è passato, ad esempio, da una doppia cifra ad una cifra
singola. Quelli che sono risultati di tutto rispetto possono causare un crollo
del 20% o più nel prezzo semplicemente perché sono inferiori alle attese della base di azionisti (i quali,
ossessionati dalla performance di breve, si fiondano verso l’uscita in
previsione di ulteriori diminuzioni). Nonostante quello che vorrebbero far
credere, gli investitori growth non
si preoccupano più di tanto della crescita
degli utili (FCF rimane un termine quasi sconosciuto per loro…): il focus è
sul fatturato, al massimo si preoccupano di quanto possa diventare grande e/o
saturo il mercato di riferimento, e gli utili verranno dopo.
Un
esempio recente di questo comportamento con relativo crollo delle azioni (piuttosto
contenuto a dire la verità, circa -15% da inizio anno) è proprio quello di Amazon,
che ha mancato le elevate
aspettative sulle vendite nel periodo natalizio: le vendite sono state
eccellenti, solo che le aspettative erano ancora più elevate.
Un’azione
growth in caduta libera non diventa
di nuovo di moda finché non raggiunge un
P/E inferiore al mercato, quando comincia ad attirare l’attenzione degli
investitori value. Questi hanno
un’agenda completamente diversa: poiché sono in genere alla ricerca di aziende
più stabili e mature, vogliono che il business sia “run for cash” (meno
investimenti per la crescita, più FCF, più dividendi e buyback,…) e faranno pressioni in questa direzione sul management.
Un esempio molto attuale è quello di Apple, e nel passato era già successo a
Microsoft e Cisco. Se gli utili/FCF però continuano a diminuire o i
buyback/dividendi non sono sufficienti, anche questi azionisti rimangono delusi
e cominciano a vendere.
Dopo di
loro cominciano ad arrivare gli investitori deep
value, à la Benjamin Graham, che si interessano di un’azienda solo quando
ricade nella tipologia delle net-net, dove il prezzo di mercato è
inferiore al valore delle attività correnti (liquidità, crediti, rimanenze, …) meno
tutti i debiti. Mentre gli investitori value
vogliono che il business sia gestito per generare la massima liquidità, quelli deep value preferiscono che sia in
qualche modo liquidato, perché il valore di liquidazione è superiore a quello
di mercato.
Al di
fuori di queste tipologie di investitori, vi sono poi gli arbitrageurs, che sono solamente interessati a prendere a prestito l’azione per un breve periodo nell’attesa di
una qualche operazione straordinaria (fusione, spin-off, …). Se nessun deal si
materializza, spariscono velocemente.
[Questo
elenco è ovviamente una generalizzazione, e tralascia per semplicità le
intenzioni di tutti i fondi più o meni passivi che rappresentano spesso la
maggioranza del capitale soprattutto nelle large
cap.]
Alcune
delle opportunità più interessanti si possono presentare tra le pieghe di
questa classificazione, ad esempio quando una azione growth crolla ma non è ancora in territorio value. Google ha avuto un marcato rallentamento in Q4 2011, e
quando ha reso noto i risultati ad inizio del 2012 il prezzo è sceso da $660 a
$580 dollari in un paio di settimane, salvo essere risalito oggi a $1.200. Comprare
azioni growth quando il rallentamento
è solo temporaneo può essere uno dei migliori modi di investire, purché il business abbia solidi
fondamentali di lungo periodo e non si paghi troppo per la crescita attesa.
Il
mio interesse per Amazon è di cercare di capire se l’azienda oggi si trova
esattamente in questa situazione.
Analisi del business
Il business model di Amazon non ha bisogno
di molte spiegazioni, e sotto molti aspetti racchiude tutte le caratteristiche
che dovrebbe avere un retailer online
di successo: 1) un brand riconosciuto e ammirato con un’ampia gamma di prodotti
a livello globale; 2) i prezzi più convenienti in aggregato (anche se alcuni competitors possono fare promozioni
migliori ma solo temporaneamente); 3) una forte relazione con i propri clienti (come
la membership Prime), che porta ad
acquisti ripetuti; 4) un’elevata trasferibilità del modello sui mercati
internazionali.
La tesi
rialzista su Amazon non è molto complicata: l’azienda è leader nel mercato
dell’e-commerce con una quota del 20%
in US e qualcosa meno a livello internazionale. Le opportunità di espansione
sono enormi: nonostante la posizione dominate, Amazon rappresenta meno di 1%
delle vendite globali nel settore retail,
e la torta dell’e-commerce continua a
crescere (15% annuo) a tassi superiori a quello del commercio “fisico”, grazie
alla sempre maggiore penetrazione di PC, smartphone,
tablet, etc…
Il fondamento
della strategia di Amazon è di costruire un circolo virtuoso, nel quale l’aziende offre ai clienti la migliore
selezione, i migliori prezzi ed un’elevata qualità di servizio, rafforzando la
relazione con il cliente ad ogni interazione. Questa strategia è perseguita
mantenendo la leadership di prezzo su una vasta gamma di prodotti di uso comune,
che a sua volta spinge i clienti a tornare e permette ad Amazon di avere il
costo di acquisizione dei clienti più basso (solo 2%-3% delle vendite è dato da
spese di marketing). I profitti sono poi re-investiti nell’operatività
aziendale (tecnologia, centri di distribuzione, …), che a loro volta permettono
di rimanere un passo avanti rispetto ai concorrenti in termini di servizi al
cliente e di espandersi in nuove aree di prodotto. Negli ultimi dieci anni
Amazon ha fatto affidamento su questa strategia per evolversi da semplice libreria online a retailer e-commerce globale.
I
grafici seguenti dimostrano chiaramente il successo di questo business model.
Amazon è
oggi ben più che un semplice retailer
e-commerce ed è riduttivo qualificarla come azienda che vende cose su Internet: quello che fa è utilizzare la
propria tecnologia per servire i bisogni dei consumatori e, in maniera
crescente, di piccoli business che la utilizzano come piattaforma di
vendita.
Tuttavia,
la cosa più sbagliata da fare in un investimento è di innamorarsi di un’idea: come detto anche nel caso di Tesla, non
importa quanto ci piaccia una cosa - io sono personalmente un grande fan ed
utilizzatore frequente di Amazon -, gli
investitori devono essere in grado di separare il prodotto dall’azione, perché
il mercato inevitabilmente lo farà. Il futuro (ed in parte già il presente)
di Amazon non sarà molto diverso da quello dei retailers tradizionali, anche se con una struttura patrimoniale al
momento molto più solida (i.e., meno debiti finanziari totali). I grafici qui
sotto (con alcuni distinguo meglio spiegati in seguito) mostrano come Amazon
non sia poi così differente da Wal-Mart o Tesco.
Una
volta raggiunta una massa critica sufficiente ad ammortizzare gli investimenti iniziali,
i margini operativi di Amazon si sono stabilizzati sui livelli di quelli dei retailers tradizionali [NB: il margine lordo di Tesco è solo in
apparenza più basso e dipende da una diversa contabilizzazione delle spese
operative; il margine operativo è infatti assolutamente indistinguibile da
quello di Wal-Mart].
Nel caso
specifico di Amazon, i margini risultano (temporaneamente?) inferiori per due
motivi: 1) non dovendo investire in edifici e magazzini ma piuttosto in
tecnologia, i suoi investimenti sono
ammortizzati su meno anni e quindi le spese annuali per D&A sono molto
superiori (oggi attorno a 50% di EBITDA, vs. 22%-30% per gli altri retailers); 2) i massicci investimenti
degli ultimi tre anni, che hanno pesato sugli utili netti.
Se così
è, il futuro di Amazon sarà quello di una cash cow, un business che genera elevati FCF (già oggi buoni, anche se non eccellenti,
e molto superiori agli utili contabili) senza
necessità di grandi investimenti. Dal mio punto di vista, non certo un
destino gramo, anzi.
Valutazione
Quello che
rimane da determinare è quando
(almeno indicativamente) Amazon raggiungerà lo status di cash cow e quanto possa
valere l’azienda in questa situazione.
A mio
parere, il primo punto è quello sul quale tutti si focalizzano ma che è invece
di importanza marginale. Ad
esempio, un recente report di UBS afferma:
"While we are positive on Amazon’s secular position in the industry, we remain cautious at current price levels as Amazon remains in investment mode in the near and medium term.[…] We expect that Amazon will remain in heavy investment mode as it invests for the revenue flywheel opportunities that will allow it to maintain ~20% revenue growth for the next half decade. As a result, current valuation of the stock and near-term headwinds on operating costs keep us on the sidelines at this time.”
Questo è
tipico del modo di pensare degli analisti del sell-side, che non si preoccupano di determinare il reale valore di
un’azienda ma solo di come si muoverà il
prezzo nei prossimi mesi, perché la loro remunerazione è basata su quanto
precise sono le loro raccomandazioni nel breve periodo, nell’assoluta
convinzione che saranno in grado di dire
esattamente il momento nel quale comprare proprio qualche giorno prima che
diventi ovvio a tutto il resto del mercato (!!!).
Per il
secondo punto, quello che riguarda la valutazione, in teoria un supermercato
potrebbe essere valutato con un semplice discounted
cashflow model (DCF), od anche sui multipli di utili/FCF/vendite. In
realtà, sebbene sia possibile costruire un modello DCF omnicomprensivo con
differenti scenari su vendite, margini ed assunzioni sul costo del capitale (e
ne ho visti di molto complessi), l’elevato numero di variabili rende questo un
esercizio in futilità (“Playing with numbers you can
justify any value”).
Semplifichiamo al massimo: quando
Amazon sarà un’azienda matura il suo utile pre-tasse sarà in un range tra 5,5%
e 6%; al netto delle tasse, l’utile sarà perciò di 3,5%-4% (cioè per ogni $100
di vendite realizzerà $3,5-$4 di profitti). Ad un multiplo P/E di 15x significa
che la capitalizzazione si attesterà - in situazione di stabilità - attorno a
55%-60% delle vendite. Il fatturato 2013 di Amazon è stato di $74,5 miliardi, che implicherebbe una capitalizzazione di $40 - $45 miliardi,
rispetto a $165 miliardi di oggi.
Nello scenario
centrale (capitalizzazione pari a 60% delle vendite) i prezzi di mercato assumono
implicitamente un fatturato totale tra 10 anni di $265 miliardi, per una
crescita complessiva di 3,5x volte (circa 14% annuo) tra oggi ed il 2023. Anche
se questi numeri sembrano eccessivi, non lo sono nel contesto in un settore che
sta attualmente crescendo a tassi del 15% annuo e nel quale Amazon cresce
ancora più velocemente. E per mettere le cose in prospettiva, oggi Wal-Mart ha
vendite a livello globale di oltre $470 miliardi, quasi due volte quello che
dovrebbe raggiungere Amazon in 10 anni, e queste vendite – grazie proprio alla
stessa espansione internazionale che sta perseguendo Amazon - sono raddoppiate
negli ultimi 10 anni e quadruplicate negli ultimi 15 anni.
Conclusioni
Amazon
rientra ogni giorno sempre più nella categoria di aziende di qualità, quelle con prospettive economiche di lungo
termine favorevoli e che Peter Lynch chiamava compounders (business il cui valore intrinseco cresce
a tassi superiori all’economia, 10%-12% annuo).
La valutazione
corrente sembra eccessiva, ma abbastanza giustificata se Amazon dovesse
mantenere una crescita pari anche solo alla metà di quanto fatto negli ultimi
anni (CAGR del 30% annuo sia dal 2003 che dal 2008).
Se
dovesse quadruplicare le vendite nei prossimi 10 anni, l’azione si rivelerà
vincente. Ma per fare veramente bene il fatturato dovrebbe probabilmente
crescere del 600%.
Al momento, preferisco però non prendere
una posizione in Amazon: continuerà a monitorarla per vedere come si evolve il
prezzo e la sua base di azionisti.
Buongiorno Matteo,
RispondiEliminale stesse considerazioni potrebbero valere anche per Yoox oppure, non essendo leader incontrastato, il rischio è più elevato?
E' possibile affermare che Yoox oggi si trova più o meno nelle condizioni di Amazon nel 2000?
Ho guardato Yoox solo superficialmente: il mio problema è che non sono in grado di sapere dove sarà (potrebbe essere) Yoox tra 10 anni, perchè non ho ancora bene chi "possiede" le proprietà intellettuali dei siti delle varie aziende che Yoox gestisce, e che tipo di licenze Yoox ha su questi marchi.
RispondiEliminaAmazon ha comprato varie aziende simili negli ultimi anni, ma le usa semplicemente come piattaforme di vendita. Che succede se Armani decide di sviluppare il sito armani.com autonomamente e non più attraverso Yoox? Amazon non ha questo rischio, i vari produttori sono più che felici che Amazon compri da loro e poi re-distribuisca i loro prodotti.
Comunque Yoox è la società che è stata selezionata dalla CFA Italy Society quest'anno per la Global Research Challenge, che si terrà il 24 febbraio: visto che sono nel panel, dopo quel giorno ne saprò molto di più sulla sua operatività (saranno presenti anche il CEO e CFO di Yoox stessa)
oggi Asos ha aperto a -20% su notizie di maggior CAPEX e conseguenti minori margini.
Eliminaè possibile, dipende da quali margini erano impliciti nella valutazione precedente e da quelli che invece il mercato di aspetta dopo l'annuncio di oggi
EliminaCome vedi le prospettive di AMZN alla luce dei dati trimestrali presentati? La discesa del prezzo rende piu' interessante il titolo...fino a che punto? e come valuti l'attuele CEO Besoz?
EliminaMi è arrivata una email con un commento postato oggi in questo post (“Come vedi le prospettive di AMZN alla luce dei dati trimestrali presentati? La discesa del prezzo rende piu' interessante il titolo...fino a che punto? e come valuti l'attuale CEO Besoz?”), ma deve poi essere stato cancellato dall’autore.
RispondiEliminaRispondo lo stesso se fosse stato un errore.
Di solito non sono molto interessato ai risultati trimestrali delle aziende che seguo (a meno che non debba controllare qualcosa di specifico). Ho dato un’occhiata veloce ai risultati di AMZN e mi sembra che non ci sia niente di sensazionale: vendite in crescita, perdite altrettanto in aumento (ed è questo dato, inatteso nell’ammontare assoluto da parte degli analisti, che ha fatto scendere il prezzo negli ultimi giorni). Il FCF però è migliorato.
Dico niente di sensazionale perché che le vendite aumentino a ritmi vertiginosi è parte della tesi long su AMZN, ma anche che continui a riportare perdite contabili: Jeff Bezos lo ha detto chiaramente da tempo e continua a ripeterlo:
“We believe that a fundamental measure of our success will be the shareholder value we create over the long term. This value will be a direct result of our ability to extend and solidify our current market leadership position. The stronger our market leadership, the more powerful our economic model. Market leadership can translate directly to higher revenue, higher profitability, greater capital velocity, and correspondingly stronger returns on invested capital. We will continue to make investment decisions in light of long-term market leadership considerations rather than short-term profitability considerations or short-term Wall Street reactions.”
Quindi gli analisti dovrebbero aspettarselo e non dare troppo peso alle previsioni del prossimo trimestre. Basta guardare l’annuncio della guidance per il Q3: una perdita operativa tra $810 milioni e $410 milioni (rispetto a $25 milioni un anno fa), una forbice molto ampia, nemmeno l’azienda stessa sa cosa succederà tra 3 mesi.
La tesi (di lungo, lungo periodo) su AMZN non è complicata: continuerà nella sua crescita (anche a tassi più moderati) e diventerà il primo retailer a livello mondiale? Se sì, i margini operativi torneranno in linea con quelli degli altri retailer (o anche meglio)? Oppure tutti questi investimenti non miglioreranno mai i conti e continuerà ad avere perdite? Rispondere a queste domande è (relativamente) semplice, quello che è più difficile è assegnare un range al valore intrinseco all’azienda. Devo ammettere che non ho la minima idea di come fare a determinarlo. Ed il prezzo rimarrà volatile qualsiasi ipotesi si possa fare sul futuro.
AMZN sta diventando sempre più un’azienda di qualità come piacciono a me, e prima o poi penso che l’acquisterò, ma per il momento rimango fedele alle conclusioni del post: preferisco aspettare e monitorare l’evoluzione del business, del prezzo e della base degli azionisti (che non vuol dire che mi aspetto che il prezzo scenda nei prossimi mesi e comprerò a prezzi più bassi).
PS: su Jeff Bezos non ho un’opinione forte in un senso o nell’altro: dice e fa molte cose che mi piacciono ed ha un orientamento alla creazione di valore nel lungo periodo, ma la cartina di tornasole se avrà ragione o meno sarà data dal rendimento degli investimenti di questi ultimi anni.
grazie per la risposta. E' un piacere leggerla.
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