Le
teorie economiche e finanziarie insegnano che il valore intrinseco di qualsiasi investimento è dato da tutti i flussi di cassa che questo
produrrà nel corso della sua vita, attualizzati ad oggi.
Per
molti value investor, me incluso, i free cash flows (FCF) sono il mantra dal quale non
deviare mai: quello che conta infatti non sono la crescita del fatturato o
degli utili, ma quanto
un investitore potrebbe ritirare dal business ogni anno senza intaccare la sua
operatività. Purtroppo questa metodologia
non è di per sé infallibile, come dimostra quanto discusso nel caso delle value traps.
Vediamo
quindi come sono definiti i FCF, di nuovo da Investopedia:
i FCF rappresentano i flussi che un’azienda è in grado di generare dopo
aver fatto gli investimenti necessari a mantenere/espandere la propria
attività, e sono genericamente definiti come operating
cash flows (OpCF) meno
le spese in conto capitale (capex).
Spesso,
soprattutto per avere un’idea di quelli che potrebbero essere i FCF nei
prossimi anni, si usa come (sufficiente) approssimazione la seguente formula:
EBIT*(1-T) + D&A - Variazione capitale circolante - Spese per investimenti
Come giustamente
aggiunge Investopedia, “FCF negativi non
sono in sé e per sé un problema, perché potrebbero segnalare che l’azienda ha
fatto dei significativi investimenti”: quello che è importante è infatti il
rendimento
atteso da questi investimenti, oltre al
fatto che prima o poi i FCF devono però essere positivi (particolare che
sembrava essere sfuggito alle migliaia di start-up
durante la bolla Internet…). Un altro elemento importante, tuttavia, è la
definizione di capex, che tipicamente
include solo quanto speso per macchinari, software, equipaggiamento, etc…, ma non l’acquisizione di
altre aziende.
Partiamo
da un semplice esempio per un’azienda qualsiasi per vedere come interpretare i
FCF (i valori tra parentesi ed in rosso sono negativi):
EBIT *
(1-T) 10
Ammortamenti
(D&A) 5
Variazione
del capitale circolante (1)
Spese
in conto capitale (capex) (3)
FCF 11
Flussi da
attività finanziaria 0
Flussi totali 11
In questo esempio la nostra azienda ha generato flussi di cassa totali (ovvero la
variazione nelle disponibilità liquide) di €11, che sono anche uguali ai FCF.
Caso #1: l’azienda si indebita per
€15 per comprare un nuovo macchinario (per semplicità supponiamo che lo faccia
proprio a fine anno per non “disturbare” il valore degli ammortamenti). In
questo caso, i nostri flussi di cassa saranno:
EBIT *
(1-T) 10
Ammortamenti
(D&A) 5
Variazione
del capitale circolante (1)
Spese
in conto capitale (capex) (3)
Investimento
in macchinario (capex) (15)
FCF (4)
Prestito 15
Flussi da attività
finanziaria 15
Flussi totali 11
Aaargh, FCF negativi! Ed aumento del debito! Meglio stare
alla larga da questa azienda! [Nota bene:
i flussi totali rimangono invariati.]
L’operatività delle aziende moderne è però molto
più complessa (e complicata), ed un manager attento potrebbe decidere di fare
lo stesso investimento strutturandolo in maniera differente.
Caso #2: l’azienda accende un leasing
operativo attraverso il quale il macchinario entra nella sua disponibilità
ma, se il contratto è strutturato correttamente, né la spesa per l’investimento
né il prestito appaiono tra i flussi di cassa. I leasing operativi sono infatti
off-balance
sheet, e solo la spesa annuale per i canoni negli anni seguenti viene
riportata nel conto economico. In questo secondo caso, i nostri flussi di cassa
saranno pertanto:
EBIT *
(1-T) 10
Ammortamenti
(D&A) 5
Variazione
del capitale circolante (1)
Spese
in conto capitale (capex) (3)
Investimento
in macchinario (capex) (0)
FCF 11
Prestito 0
Flussi da attività
finanziaria 0
Flussi totali 11
Off balance
Macchinario 15
Leasing operativo (15)
Come già ricordato in passato,
in termini di FCF e senza nessun aggiustamento per i leasing operativi, le aziende
che hanno molte passività off-balance
sembrano impiegare poco capitale ed essere quindi altamente efficienti. Questo
tipo di struttura non sarà però più possibile se IFRS proseguirà
nell’intenzione di portare tutti i leasing (indipendentemente dal tipo)
in bilancio.
Caso #3: l’azienda decide di acquistare un concorrente, che per un
motivo misterioso possiede solamente il macchinario (nuovo) che interessa alla
nostra azienda e niente altro. Il prezzo d’acquisto è uguale al valore del
macchinario, e di nuovo la transazione è finanziata con un prestito. I nostri
flussi di cassa saranno adesso:
EBIT *
(1-T) 10
Ammortamenti
(D&A) 5
Variazione
del capitale circolante (1)
Spese
in conto capitale (capex) (3)
Investimento
in macchinario (capex) (0)
FCF 11
Acquisizione (15)
Flussi da attività
di investimento (15)
Prestito 15
Flussi da attività
finanziaria 15
Flussi totali 11
Off balance
Macchinario 0
Leasing operativo 0
Et voilà! Adesso abbiamo il macchinario a bilancio
ma senza alcun impatto sui FCF!
Questo esempio è molto poco realistico, ma spiega
bene quello che sta accadendo in alcuni settori,
in particolare quello tecnologico. Moltissime aziende (HP, Dell, Nokia, …)
hanno all’apparenza dei FCF molto elevati e quindi sembrano poco costose, ma
questo è possibile solo perché negli ultimi anni non hanno “investito” in sé
stesse ma hanno piuttosto acquisito nuove tecnologie attraverso operazioni di
M&A: se avessero “costruito”
internamente le stesse competenze i FCF sarebbero stati inferiori se non
negativi (secondo i principi contabili, le spese per R&D sono
tipicamente spesate nel conto economico, mentre gli intangibles derivanti da un’acquisizione sono capitalizzati –
vedere anche i commenti al post su Temenos).
La stessa cosa è successa, in maniera minore, anche nei settori energetici e
minerari.
Per tutte quelle aziende con un core business in declino ma
significative operazioni di M&A, queste spese devono essere considerate come
normale capex: non rappresentano
infatti opportunità di crescita,
quanto piuttosto il tentativo di
arginare il peggioramento dell’attività operativa.
Conclusioni
I FCF sono un ottimo
indicatore, se non il migliore, del valore di un’azienda. Ma occorre anche
capire la loro natura e come sono calcolati: per quanto i principi contabili
siano maggiormente armonizzati rispetto ad alcuni anni fa, esistono ancora
delle differenze tra US GAAP e IFRS (usati dalle aziende europee).
Salve Matteo,
RispondiEliminaIn primis, complimenti per il blog: piacevole da leggere e informativo.
Vorrei approfittare di questo post per un quesito sul calcolo dei cash flow, particolarmente con la metodologia FCFE. È corretto che l'utile netto adoperato nei calcoli comprenda anche l'eventuale utile di competenza di terzi?
Grazie anticipatamente,
Mattia
se parti dagli utili per calcolare FCFE, questi devono essere al netto delle minorities, perchè quelli non sono soli di competenza degli azionisti.
Elimina