Premessa:
non ho un account Twitter e non l’ho mai usato, quindi non sono probabilmente la
persona più adatta per commentare sulle sue prospettive future. Ho un profilo
su Facebook, ma non lo uso quasi mai, perché mi ha annoiato rapidamente. Sono
presente su LinkedIn, che invece uso spesso, ma non sono un utente premium e non so in che modo guadagni
dall’avermi tra i suoi membri.
Tutto
questo per introdurre la notizia che dominerà molte delle discussioni in campo
finanziario nelle prossime settimane: la quotazione di Twitter, dopo che lo
scorso anno il centro dell’attenzione era stato Facebook.
Per
decidere se ed a quali condizioni investire in un business, un investitore
accorto dovrebbe cominciare con l’analisi operativa della società e della sua
situazione finanziaria, determinare a quali rischi è esposta, fare delle stime
su come potrebbe evolvere in futuro (e tradurle in termini monetari), per poi
passare alla valutazione usando il modello che preferisce.
Anche
se può sembrare un processo circolare, il punto di partenza di ogni valutazione
scelto dagli analisti di Wall Street è il prezzo corrente (NdR: sbagliato, ma facciamolo anche noi per il momento). Per
un’azienda ancora privata come Twitter non vi è un prezzo che potete
controllare su Bloomberg, ma abbiamo comunque dei riferimenti nelle valutazioni
utilizzate dai venture capital che
negli anni passati hanno contribuito a finanziarla. Un articolo dello scorso mese nel Wall Street Journal ed altre notizie recenti ci
permettono di ricostruire la valutazione implicita di Twitter nelle transazioni
tra azionisti:
- Marzo 2007, finanziamento di venture capital: $6 milioni
- Aprile 2008, finanziamento di venture capital: $100 milioni
- Ottobre 2008, finanziamento di venture capital: $1.000 milioni
- Dicembre 2010, finanziamento di venture capital: $3.700 milioni
- Marzo 2011, transazione privata: $4.000 milioni
- Luglio 2011, finanziamento di venture capital: $8.400 milioni
- Agosto 2011, transazione privata: $8.500 milioni
- Dicembre 2011, transazione privata: $8.600 milioni
- Gennaio 2013, investimento di BlackRock: $9.000 milioni
- Settembre 2013, acquisizione di MoPub: $10.500 milioni
Come
si può vedere la valutazione è cresciuta in maniera esponenziale in soli 5
anni, ed oggi possiamo ritenere che gli attuali azionisti di Twitter valutino la
società almeno $10,5
miliardi.
Tuttavia,
un investitore di lungo periodo, focalizzato sul valore intrinseco, deve
utilizzare criteri differenti per decidere se acquistare le azioni all’IPO sarà
un buon affare o no. Quindi il focus si sposta sull’analisi dell’operatività di
Twitter, che ha appena depositato il prospetto informativo presso la SEC (il
cosiddetto Form S-1, disponibile qui).
Vediamo
quindi qual è la situazione attuale di Twitter (dati in milioni di dollari al
30 giugno 2013).
Questa
tabella mostra chiaramente l’immagine di una start-up in rapida crescita (Twitter
è oggi in una fase di sviluppo precedente a quella di Facebook quando quest’ultima
si quotò), con utili/FCF negativi ma un futuro pieno di promesse (spesso
una parola pericolosa). Twitter ha riportato una perdita operativa nel corso di
tutta la sua vita, anche se ricerca & sviluppo (R&D) rappresentano gran
parte dei costi e queste spese dovrebbero essere più correttamente
capitalizzate anziché dedotte dagli utili nell’anno in cui avvengono. L’azienda
riporta anche una voce per EBITDA, per la quale gli ultimi valori sono positivi
ed il trend in crescita; tuttavia questo numero è calcolato rimuovendo le spese
per salari sotto forma di azioni, con la scusa che è un’operazione che non
comporta esborsi monetari. Le spese per
azioni e/o opzioni sono più che reali anche se, secondo i principi
contabili, non impattano direttamente i FCF.
Dal
punto di vista della struttura patrimoniale, la situazione è invece la seguente
(la colonna Pro-forma 2013 riporta
anche i miei aggiustamenti):
Questa
tabella mostra come spesso, soprattutto in settori ad alta intensità di ricerca
come quelli tecnologico e farmaceutico, i dati che si leggono nei bilanci siano
la mera applicazione dei principi contabili ed abbiano poca rilevanza con la
reale situazione dell’azienda (ad esempio il patrimonio netto negativo o il goodwill, che risulta una posta messa lì
per bilanciare attivo e passivo). Quello che nel prospetto viene riportato
sotto la voce di “Preferred stocks”
sono una serie di obbligazioni convertibili vendute ai vari venture capitalist che hanno finanziato
l’azienda: queste obbligazioni verranno convertite in azioni ordinarie al
momento dell’IPO.
Infine,
sempre dal prospetto, questa è una veloce analisi dei flussi di cassa generati
dalla società:
Il
numero più importante in queste tabelle è quello della liquidità, al quale andranno aggiunti i proventi dalla
sottoscrizione di nuove azioni al momento dell’IPO (che dovrebbero essere
attorno a $1 miliardo). Se Twitter vorrà continuare a crescere e competere con
i suoi principali concorrenti dovrà
continuare ad investire nel suo business e trovare un modo per finanziare
questa crescita: liquidità disponibile (che però ai ritmi attuali rischia di
esaurirsi presto), debito (possibile) o aumenti di capitale (quello che ha fatto
LinkedIn alcuni mesi fa: senza averne necessità e sfruttando l’elevata
quotazione, ha emesse nuove azioni per finanziare la crescita futura). Nessuna azienda può sfuggire a questa
logica, ed a maggior ragione una che ci si aspetta possa crescere a ritmi del
40% annuo nei prossimi anni.
Valutazione
Data
la breve storia operativa dell’azienda, il modo più semplice per procedere ad
una valutazione di Twitter è quello di usare i multipli, dove il valore di un investimento è determinato dai
prezzi di mercato di attività simili. Questo può sembrare semplice ed
intuitivo, ma ci sono almeno due problemi da considerare:
- Quale variabile usare per effettuare il paragone? I multipli usati in queste analisi sono P/E, P/BV, EV/sales o EV/EBIT(DA), a seconda del settore. Per aziende giovani ed a rapida crescita, dove utili e flussi di cassa sono negativi, non possono essere ovviamente utilizzati multipli che fanno riferimento a queste metriche, ed anche il book value spesso non ha molto significato.
- Utilizzare i valori correnti o quelli futuri attesi? Se la crescita di utenti, fatturato e profitti è elevata, non ha molto senso utilizzare i valori attuali, che sono datati dopo solo alcuni mesi. Ma prevedere con precisione il futuro è proprio maggiormente difficoltoso per queste aziende che per quelle mature in settori stabili: le variabili da considerare sono troppe per avere stime affidabili.
La
tabella seguente mostra alcune metriche per società simili a Twitter (tutti i
valori di bilancio sono in milioni di dollari e si riferiscono agli ultimi 12
mesi al 30 giugno 2013).
Come
si può vedere, vi è una enorme variabilità nei multipli attribuiti dal mercato
a queste aziende, ed anche la loro media dipende da come vengono pesati.
Concentriamoci sulle due società più simili a Twitter, ovvero i due social
network Facebook e LinkedIn. Applicando i multipli del fatturato
dell’ultima riga a Twitter possiamo stimare il seguente enterprise value:
EV = $448
milioni * 19x = $8.512 milioni
Aggiungendo
la liquidità netta attuale ($295 milioni) si arriva ad un valore dell’equity di
circa $8.800 milioni, in linea più o meno con la valutazione fatta al
momento dell’investimento di BlackRock ma inferiore alle stime più recenti.
Prima di eccitarsi troppo per questo risultato, è bene considerare che le altre
aziende nella tabella, come ad esempio Google, sono si più mature, ma anche più
affermate e redditizie e trattano a
multipli EV/sales ben inferiori.
Un’altra
metrica che si può utilizzare è basata sul valore
di ciascun utente: anche in questo caso Google ottiene più ricavi per ogni
visitatore ed il mercato le assegna di conseguenza un maggior valore per utente.
Applicando di nuovo i valori medi di LinkedIn e Facebook ai 215 milioni di
utenti che Twitter dichiara si ottiene:
Capitalizzazione
= $110 * 215 milioni di utenti = $23.650 milioni
Ammesso
che Twitter riesca a generare ricavi simili agli altri social network, la sua già
elevata base di utenti comporterebbe un valore di quasi $24 miliardi, più del doppio delle stime recenti.
[Facebook e LinkedIn, pur
essendo molto popolari e frequentati, ottengono ben pochi ricavi da ciascun
profilo, senza scordare il fatto che molti di questi, soprattutto per FB, sono
inattivi ed inutilizzati. Questo è il rischio maggiore di questi social
network: non trasformare i milioni di visite sul sito in ricavi e quindi profitti.
LinkedIn è ancora nella fase di potenziamento dei suoi servizi a pagamento e ha
un buon mercato – almeno potenziale – di clienti interessati a pagare per avere
accesso ai dati degli utenti. Nonostante il rapido aumento del fatturato negli
ultimi anni, per Facebook la situazione è diversa: l’utente medio è un teenager
che scambia foto, video e pettegolezzi con i suoi amici, non esattamente il
profilo di clientela che interessa a chi vuol fare marketing, che preferisce
invece la fascia 25-45 anni, ovvero chi può spendere di più. Per lo meno questa
è la mia impressione, che potrebbe essere ampiamente inesatta.]
Tutte
queste valutazioni sono ovviamente relative e possono risultare sbagliate: i mercati non sono sempre efficienti
(ormai dovremmo averlo imparato…) ed in aggregato possono commettere degli
errori anche per lunghi periodi. In secondo luogo, le valutazioni secondo i
multipli sono semplicemente una scorciatoia rispetto ai modelli di present value, e le variabili
sottostanti sono implicite nei multipli anziché essere chiaramente esplicitate
nelle stime future di ricavi, utili e margini. Questo non vuol dire tuttavia
che un analista non debba considerare come queste metriche si evolveranno per
Twitter: la valutazione sui multipli deve sempre essere coerente con le attese
sul business operativo, incluso quanto è necessario reinvestire per mantenere
la crescita.
Infine,
il valore di Twitter può ovviamente essere determinato utilizzando un discounted
cash flow model (DCF). Questo non è troppo complicato, ed il modello
può essere molto complesso o basilare a seconda di quali parametri vogliamo far
variare e su quanti anni vogliamo fare previsioni puntuali. Il problema del DCF
(che è perfetto in teoria ma fallace in pratica) sta però esattamente in questo
punto: come possiamo essere sicuri di avere stime attendibili su fatturato,
costi, margini, numero utenti, impatto dei concorrenti, … per i prossimi X anni
per un’azienda come Twitter? E qual è il tasso di sconto appropriato per
attualizzare al presente questi flussi di cassa attesi: un valore alto dato il
rischio intrinseco che si realizzino effettivamente, o uno basso data la
posizione dominate di Twitter nel suo settore e le elevate attese di crescita?
Il rischio nel costruire pedissequamente un modello DCF è ben riassunto dal motto:
“Playing with numbers (growth, margins,
…) you can justify any value”.
Conclusioni
Devo
farvi una confessione: sono un pessimo
analista, ed anche pigro! Non sono capace di prevedere quali saranno gli
utili futuri di un’azienda, se i ricavi aumenteranno perché tutti vogliono quel
prodotto/servizio o se i margini si contrarranno a causa di costi maggiori.
Proprio per questo cerco di basare le mie decisioni di investimento su altri
fattori, in primo luogo sul capire dove sarà l’azienda tra 5-10 anni e quanto
sto pagando per la situazione attuale.
Come
era facile prevedere, non sono la persona più adatta per consigliare (o meno) di
sottoscrivere la prossima quotazione di Twitter: la determinazione del valore intrinseco (e del conseguente rischio dell’investimento basato su un margine
di sicurezza) è troppo aleatoria e
dipendente da fattori sui quali forse nemmeno la stessa Twitter ha il pieno controllo.
Detto
questo, chiunque volesse presentare commenti, idee, suggerimenti o valutazioni
alternative, è il benvenuto!
E' il tipo di azienda alla quale Warren Buffett non si avvicinerebbe mai in quanto calcolarne il valore intrinseco è praticamente impossibile.
RispondiEliminaNon credo che Twitter si discosti molto dalle IPO Hi-Tech del 2000. Grandi piano di sviluppo sulla carta ma tante incertezze nella realtà.
Se per business consolidati come Coca-Cola / P&G / Kraft etc etc la valorizzazione può essere spiegata, diciamo, 50% fondamentali - 50% "cuore" ..... nel caso di twitter siamo a 5% fondamentali - 95% cuore! Arduo per il value investor!