mercoledì 23 ottobre 2013

Trading vs. investing



Quando si parla di mercati finanziari, i termini prezzo e valore (price e value) sono usati in maniera intercambiabile, ma non lo sono. Questa confusione è quello che spesso rende le discussioni sugli investimenti un dialogo tra sordi: i processi (e le regole del gioco) per arrivare ai concetti di prezzo e valore sono infatti completamente differenti.



“Pricing game”
“Value game”
Filosofia
Il prezzo corrente è l’unica variabile da utilizzare per prendere una decisione: nessuno sa quale sia il reale valore di un titolo, e quindi cercare di stimarlo è un esercizio inutile. 
Ogni asset ha un suo valore intrinseco, che può essere stimato, anche se solo in maniera approssimativa. Il prezzo di mercato convergerà verso il valore intrinseco (alla fine).
Tattica di gioco
Si cerca di determinare in quale direzione il prezzo si muoverà nel prossimo periodo (giorno, mese, anno, …) e si entra in azione prima di questo movimento. Per vincere occorre aver ragione più spesso di quanto si ha torto, ed uscire prima che il vento cambi direzione. 
Si cerca di stimare il valore e, se questo è superiore (inferiore) al prezzo di mercato, si compra (vende). Per vincere occorre fare una stima quanto più corretta del valore e che il prezzo si muova prima o poi verso di esso.
Fattori da considerare
Il prezzo è dato dall’incontro di domanda ed offerta, che a loro volta sono guidate dal sentimento di mercato e dal momentum. 
Il valore è determinato da flussi di cassa, crescita e rischio.
Effetto delle informazioni
Le informazioni aggiuntive (news, storie, …) che hanno impatto sul sentimento di mercato faranno cambiare il prezzo, anche se non hanno conseguenze reali sul valore nel lungo periodo.
Solo informazioni che modificano i flussi di cassa, la crescita o il rischio hanno un impatto sul valore.
Strumenti utilizzati
  • Indicatori di analisi tecnica
  • Grafici di prezzo e volume
  • Psicologia delle masse
  • Analisi fondamentale
  • Valutazioni dettagliate (DCF, Modelli di excess return, …)
  • Psicologia delle masse
Orizzonte temporale
Può essere da brevissimo termine (minuti, giorni) a medio termine (settimane, mesi).
Lungo periodo
Abilità necessarie
Essere capaci di intuire i punti di inflessione prima degli altri giocatori.
Essere capaci di valutare un asset in condizioni di incertezza meglio degli altri giocatori.
Caratteristiche personali
Saper agire velocemente ed una mentalità da giocatore d’azzardo (non intesa in senso negativo).
Aver fiducia nel concetto di valore, pazienza ed essere immuni dalle pressioni esterne.
Maggiore rischio
Il cambiamento del momentum può essere repentino, spazzando via mesi di profitti in poche ore.
Il prezzo potrebbe non convergere mai al valore, anche se la vostra stima è corretta.
Peggior giocatore
Chi ritiene che il trading sia basato sul concetto di valore.
Chi pensa di poter “discutere” con il mercato.

Se state giocando al “pricing game”, siete un trader; se giocate al “value game” siete un investitore. Questo non è assolutamente un giudizio su quale delle due strategie sia superiore, più etica o più redditizia. I trader ricoprono un ruolo rilevante nei mercati finanziari, ed uno non meno importante degli investitori nel promuoverne il corretto funzionamento.

In ultima istanza, quale strategia preferire dipende non solo dalle proprie capacità tecniche (“Siete più bravi a leggere un grafico o ad analizzare il bilancio di un’azienda?”), ma anche dalle caratteristiche personali. Esistono molte filosofie di investimento, ed ognuna funziona per alcuni investitori ma non per altri. Ad esempio, una strategia che richiede di comprare aziende ignorate da tutti ha bisogno di tre condizioni per avere successo: un lungo orizzonte temporale; disinteresse per la volatilità; e la capacità di andare contro il mercato. Per chi non ha queste caratteristiche, questa strategia è la ricetta per un disastro: non solo la abbandoneranno ben prima di raggiungere i risultati sperati, ma nel frattempo si sentiranno anche depressi ed infelici.

Le persone impazienti, che sono sensibili a quello che dicono gli amici ed a farsene influenzare, raramente riescono ad essere dei value investor, ed una strategia di tipo momentum è più adatta a loro. Al contrario, le persone estremamente cerebrali che devono pesare ogni singola variabile prima di prendere una decisione non sono dei buoni trader.

4 commenti:

  1. Davvero un ottimo articolo che spiega bene una differenza che spesso non viene compresa a fondo. Forse una cosa che si potrebbe aggiungere è che il trader guarda alla psicologia della massa e l'investitore ai conti e alla robustezza delle aziende. C'è poi anche chi come Soros che pur conoscendo molto bene il valore delle cose preferisce spesso il gioco del trader perchè la sua esperienza gli permette spesso di capire quando e quanto a lungo può essere tirata la corda della psicologia.
    Una sua frase che credo renda chiaro quanto esposto sopra è la seguente:

    "La storia economica è un'infinita serie di episodi basati su falsità e bugie, non verità. Questa rappresenta il cammino per un grosso profitto. L'obiettivo è quello di riconoscere un trend le cui premesse sono false, cavalcarlo e mollarlo prima che sia screditato"

    Enrico

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  2. Tutti utilizzano (consciamente o inconsciamente, più spesso la seconda) la mentalità delle masse: il trader per cercare di capire come il resto del mercato si muoverà per tentare di anticiparlo; gli investitori (sopratutto di tipo value) per cercare di capire perchè il prezzo di mercato è stato spinto tanto sopra/sotto il suo valore intrinseco.

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  3. proprio in questi giorni si sta parlando di questo argomento finanzaonline. ci sono vari punti fi vista. in un mercato come questo, in cui profitti aziendali e valore sono completamente dissociati, probabilmente il trader è quello che riesce ad operare meglio

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    1. Dipende dall'approccio che uno ha e quali sono i suoi obiettivi.

      Non è comunque detto che un "trader" faccia meglio di un "investitore" in questo mercato: molti credono che fare il trader significa fare previsioni di breve termine più accurate degli altri, cosa che è molto, molto difficile fare in maniera continua e costante.

      E non mi sembra nemmeno che i fondamentali (profitti) siano così dissociati dai prezzi di mercato (prezzi, non valore): lo erano a marzo 2009 per molte aziende, oggi una correzione del 10% non ha portato certo alla stessa situazione...

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