lunedì 10 marzo 2014

You’re NOT a value investor if…

Investite utilizzando i grafici dei prezzi storici, soprattutto quando puntano verso l’alto. Se supporti, resistenze, medie mobili e termini simili fanno parte del vostro lessico, non siete investitori value. Il value investing non si preoccupa di dove il prezzo di un’azione o di un mercato è stato nel passato o quale livello abbia appena superato, quanto piuttosto sulla relazione tra prezzo di mercato e valore intrinseco.

Cercate di determinare quali saranno gli utili dell’azienda tra tre mesi. Se evitate un investimento in un’azienda sottovalutata solo perché pensate che possa mancare il consensus sugli utili nel prossimo trimestre, non siete un investitore value. È doveroso ed opportuno formarsi le proprie aspettative su come il business evolverà e se in futuro creerà valore per gli azionisti, ma questo per determinare se esiste un sufficiente margine di sicurezza, non per decidere se l’azienda supererà le aspettative del mercato.

Decidete sulla base di previsioni macroeconomiche (tassi d’interesse, andamento dell’economia, prezzo dell’oro, …). Gli investitori value sono interessati all’analisi fondamentale e guardano ai singoli titoli a livello micro. L’analisi macroeconomica di tipo top-down è importante, soprattutto per capire come cambiamenti economici, legali, tecnologici, … potrebbero impattare il business dell’azienda: ma non dovrebbero essere la base delle scelte di comprare/vendere, perché nessuno è capace di prevedere correttamente gli eventi macroeconomici. Al contrario, l’avverarsi di eventi negativi spesso produce interessanti opportunità.

La vostra tesi è basata sull’espansione dei multipli. Se prendete una decisione di investimento sull’assunto che il mercato presto assegnerà al titolo un multiplo maggiore, ricadete in quello che Keynes chiamava “beauty contest”, ovvero un esercizio focalizzato sul comportamento degli altri investitori. Per prendere una decisione consapevole ed informata, un investitore value determina il valore di un’azienda indipendentemente da quello che altri partecipanti nel mercato possano ritenere.

Prendete decisioni sulle raccomandazioni degli analisti delle banche, piuttosto che leggere i bilanci aziendali degli ultimi 10 anni. Come discusso molte volte, gli analisti del sell-side sono portati a raccomandazioni di acquisto perché devono sostenere le aziende con cui trattano. Inoltre sono troppo focalizzati sui risultati dei prossimi mesi, consigliando le azioni che sono salite recentemente nella speranza che continuino a farlo e dicendo di vendere quelle che invece sono scese negli ultimi mesi. Per un investitore interessato ai fondamentali aziendali non esiste una valida alternativa alla lettura e comprensione delle fonti originarie delle informazioni, ovvero i bilanci aziendali.

Usate la crescita attesa come base delle vostre valutazioni. Se siete disposti a pagare un alto multiplo per un’azienda a rapida crescita, siete probabilmente investitori di tipo growth o momentum, ma di sicuro non value. Un vero investitore cerca di avere la crescita futura, qualsiasi essa sia, gratuitamente: è disposto a pagare un prezzo ragionevole per i flussi di cassa che l’azienda genera oggi, con la crescita attesa vista come un bonus piuttosto che una necessità.

Andate nel panico se vi dicono che il mercato chiuderà per un anno. Se avete bisogno di un prezzo ogni giorno per determinare il valore del vostro portafoglio, non siete un investitore value. I mercati azionari non conferiscono valore alle azioni: quello che fanno è piuttosto dare l’opportunità di comprare o vendere a prezzi che spesso non hanno niente a che fare con il reale valore dell’azienda. Come non avete bisogno di un prezzo giornaliero sulla vostra casa per sapere quanto vale, allo stesso modo non dovreste vedere la liquidità di un’azione come una caratteristica essenziale di un investimento. Gli investitori value guardano al valore del business, non al mercato, per i rendimenti dei loro investimenti. 

Investite sui consigli di altri (newsletter, forum, consulenti, …), spesso non esperti o in conflitto d’interesse, e la vostra tesi non ha un riferimento al prezzo di mercato. Spesso per promuovere le virtù di un investimento si utilizzano argomenti quali: “Questa azienda sta guadagnando quote di mercato”, “Questo settore è destinato ad esplodere”, oppure: “Il paese X dominerà il mondo” senza alcuna considerazione riguardo il prezzo di mercato. Gli investitori value non fanno mai un investimento senza considerare il prezzo da pagare. Mentre è vero che in genere preferiscono comprare aziende di buona qualità ad un prezzo “equo”, possono anche essere interessati a comprare un’azienda inferiore alla media ad un prezzo di saldo. C’è un prezzo per ogni cosa.

Avete un turnover annuo del portafoglio del 50% o più. I veri investimenti value non sono quasi mai scommesse di breve termine. Alle volte si è fortunati ed il valore viene realizzato velocemente, ma nella maggior parte dei casi queste idee hanno bisogno di 3-5 anni per concretizzare il loro potenziale.

Non discutete nel dettaglio i rischi di un investimento, e non avete un processo strutturato (ma non complicato) per prendere una decisione. Uno dei principi fondamenti del value investing è di non perdere soldi, che è però ben diverso dal dire che non si faranno mai errori: negli investimenti non esistono rendimenti certi e sicuri, ma innamorarsi di un’azienda e vedere solo i lati positivi e non quelli negativi è forse quello più dannoso. Quello che un value investor cerca di fare è di identificare almeno i rischi più ovvi e prezzarli, ovvero cercare protezione nel prezzo pagato in caso di errore nell’analisi. Questo processo strutturato non è di per sé una garanzia di successo, e tutti pensano di averne uno. Ma non averne uno è molto pericoloso, anche se per i pochi veri geni (Buffett) può funzionare. Non avere un processo ben definito di solito implica il rischio di essere vulnerabili a tutti i bias della finanza comportamentale.

Avete una “great story” per ogni azione che seguite. È vero che ogni investitore value dovrebbe essere in grado di illustrare la propria tesi di investimento con poche, semplici frasi: una tesi che è troppo complicata da spiegare probabilmente non è un buon investimento. Ma dall’altro lato, le story stocks, soprattutto quelle che promuovono una nuova invenzione, un nuovo processo o una nuova strategia, non sono quasi mai buoni investimenti. I migliori investimenti non sono quelli con una storia accattivante e di moda, ma quelli con business solidi ed affidabili alle spalle.    

Utilizzate gli utili / fatturato / book value dello scorso anno più una previsione sul futuro come base dell’investimento (sia per comprare che per vendere). Questo è uno dei peggiori errori che un investitore possa fare. I risultati dello scorso anno possono essere il punto di partenza per una ulteriore analisi, ma ogni azienda è la somma di tutto quello che ha fatto nel passato: guardare solo allo scorso anno è come giudicare un libro dalla copertina.

Non esiste una definizione univoca di cosa caratterizzi gli investitori value, che spesso perseguono strategie disparate ed arrivano alle loro conclusioni per strade diverse. Forse la frase più semplice che li accomuna è: “Comprare qualcosa che vale €1 per 70 centesimi o meno”. Questa può sembrare una tautologia, in quanto nessuno compra coscientemente qualcosa che ritiene sopravvalutato (beh, forse tranne i gestori dei fondi comuni, ma questa è una storia già ampiamente discussa).

Ci sono molti modi di avere successo nel campo degli investimenti e sicuramente più di uno di essere investitori value. Ma al cuore della definizione, le caratteristiche fondamentali di questo approccio sono:

  • Una passione per una dettagliata analisi fondamentale
  • Avversione al rischio e ricerca di protezione del downside, più che il potenziale upside
  • Un orizzonte temporale di lungo periodo
  • Pazienza e disciplina

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