Una delle conclusioni del post precedente era: “[…] In questa situazione, le buone strategie attive dovrebbero ribaltare la classifica degli ultimi anni (ma occorre saper distinguere i gestori veramente attivi dai closet indexers).” Come si riconosce quindi una buona strategia attiva?
Come già detto, il dibattito va avanti da anni: nonostante migliaia di dati e l’utilizzo di sofisticate tecniche statistiche, le conclusioni sono spesso discordanti. Questo è prevedibile, poiché questi studi usano differenti fonti per i dati, differenti periodi per l’analisi e differenti metodologie, senza ovviamente dimenticare che sono soggette ai normali bias della mente umana.
lunedì 29 giugno 2015
giovedì 25 giugno 2015
È l’ora di dire addio alle strategie attive?
Le discussioni se siano migliori le strategie attive o quelle passive sono vecchie ormai di oltre 30 anni, da quando negli anni 1970 furono introdotti i primi fondi passivi. E mai come oggi le gestioni attive sembrano essere sotto assedio: sono infatti numerosi gli studi che dimostrano come oltre 80% dei fondi comuni abbia ogni anno una performance peggiore del benchmark di riferimento, e questo succede da anni.
giovedì 18 giugno 2015
“I passed on Berkshire Hathaway at $97 per share”
Interessante articolo di un tipo che non conoscevo ma che sembra avere un eccellente background: "I Passed on Berkshire Hathaway at $97 Per Share"
Molto utili soprattutto le lezioni che ha imparato, che non dovrebbero essere una novità per un investitore di lungo periodo.
Molto utili soprattutto le lezioni che ha imparato, che non dovrebbero essere una novità per un investitore di lungo periodo.
venerdì 5 giugno 2015
Contest: "Blind stock valuation"
Follow-up del post precedente, e più un esperimento che una gara.
Come detto il processo di stock picking è composto da due attività distinte: la valutazione e la selezione di uno specifico investimento. Purtroppo, come succede quando si incontra una persona per la prima volta, la decisione se ci piace o meno è spesso dettata dall’impressione immediata che abbiamo: quel sentimento (di pancia?) che l’azienda X è amata/odiata dagli investitori, gestita bene/male, a bassa/alta crescita, ad elevato potenziale/con nessun futuro, … Quello che facciamo è stabilire sul momento se l’azienda in questione è “buona” o “cattiva”.
Come detto il processo di stock picking è composto da due attività distinte: la valutazione e la selezione di uno specifico investimento. Purtroppo, come succede quando si incontra una persona per la prima volta, la decisione se ci piace o meno è spesso dettata dall’impressione immediata che abbiamo: quel sentimento (di pancia?) che l’azienda X è amata/odiata dagli investitori, gestita bene/male, a bassa/alta crescita, ad elevato potenziale/con nessun futuro, … Quello che facciamo è stabilire sul momento se l’azienda in questione è “buona” o “cattiva”.
lunedì 1 giugno 2015
Stock picking: arte o scienza?
“100% of the information you have about any business reflects the past, and 100% of the value of that business depends on the future” (Bill Miller)La risposta alla domanda nel titolo sembra ovvia: per chiunque faccia stock picking, selezionare un’azione è un’arte!
“Everybody on Wall Street is so smart that their brilliance offsets each other. And that whatever they know is already reflected in the level of stock prices, pretty much, and consequently, what happens in the future represents what they don’t know.” (Charles Brandes)
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