[Disclaimer: sono stato azionista di Tesco dal 2004 fino a pochi mesi fa: considerando il prezzo di acquisto ed i dividendi percepiti il rendimento è stato comunque positivo, ma di sicuro non un successo.]
Fino ad alcuni anni fa, Tesco era un’azione molto apprezzata dagli investitori value: non solo aveva Warren Buffett tra i maggiori azionisti, ma era spesso consigliata in forum come il Value Investor Club. Quando sono cominciati i problemi e gli utili sono crollati, molti continuavano a guardare ai fantastici risultati storici e ritenevano possibile un rapido turnaround (me compreso: grosso sbaglio…).
Oggi McDonald’s (MCD:US) è un’azione molto popolare tra gli investitori value: Larry Robbins di Glenview Capital ritiene che valga fino a $169 rispetto agli attuali $98. Anche se gli utili recenti sono stati deludenti, in molti guardano ai rendimenti passati e pensano che un rapido turnaround sia possibile.
lunedì 28 settembre 2015
giovedì 17 settembre 2015
Bolla Tech (parte IV): Alibaba
Molto discussa in questi giorni è la situazione di Alibaba (BABA:US): dopo essere salita dai $68 dell’IPO fino a $115 (+70%), oggi è tornata su quei livelli ($67) per un calo di oltre 40% dal picco.
Ad aprire le danze è stato Barron’s con un articolo molto critico nel quale afferma che un ulteriore crollo del 50% è più probabile di una rapida risalita fino ai prezzi dello scorso anno: questo a causa soprattutto del rallentamento dell’economia cinese, dell’aumentata competizione nel mercato domestico dell’e-commerce e del fatto che la cultura e la corporate governance aziendali sono sempre più sotto la lente d’ingrandimento degli investitori. A questo si aggiunge il fatto che tra pochi giorni scade il periodo di lock-up seguente l’IPO: circa 1,6 miliardi delle 2,5 miliardi di azioni esistenti saranno disponibili per la vendita, mettendo ulteriore pressione ribassista al prezzo di mercato (anche se Alibaba ha fatto sapere che i possessori di 1,45 miliardi di azioni hanno promesso di non vendere e che è in programma un buyback da $4 miliardi, ovvero circa 60 milioni di azioni).
Ad aprire le danze è stato Barron’s con un articolo molto critico nel quale afferma che un ulteriore crollo del 50% è più probabile di una rapida risalita fino ai prezzi dello scorso anno: questo a causa soprattutto del rallentamento dell’economia cinese, dell’aumentata competizione nel mercato domestico dell’e-commerce e del fatto che la cultura e la corporate governance aziendali sono sempre più sotto la lente d’ingrandimento degli investitori. A questo si aggiunge il fatto che tra pochi giorni scade il periodo di lock-up seguente l’IPO: circa 1,6 miliardi delle 2,5 miliardi di azioni esistenti saranno disponibili per la vendita, mettendo ulteriore pressione ribassista al prezzo di mercato (anche se Alibaba ha fatto sapere che i possessori di 1,45 miliardi di azioni hanno promesso di non vendere e che è in programma un buyback da $4 miliardi, ovvero circa 60 milioni di azioni).
venerdì 11 settembre 2015
Quote of the week
Negli ultimi 6 anni di tassi zero e quantitative easing abbiamo assistito a molte cose interessanti ed eccentriche, ma niente batte probabilmente quanto detto nella call sui risultati del secondo trimestre di RCI Hospitality (RICK:US), un’azienda americana quotata al Nasdaq che gestisce “club per adulti” (non chiedetemi come sono arrivato alla trascrizione della call…).
martedì 8 settembre 2015
Commodity traders: Glencore
Ennesimo eccellente articolo di FT-Alphaville sui risultati di Glencore (GLEN:LN). Dopo le accuse di manipolazioni contabili a Noble Group, l’attenzione si è adesso spostata un altro commodity trader, i cui profitti sono crollati nei primi 6 mesi dell’anno ed il cui prezzo è ai minimi da quando si è quotata (-75% dall’IPO nel 2011).
venerdì 4 settembre 2015
Upside/downside capture
Con l’aumento della volatilità e delle notizie negative nel mese di agosto, sono (ri)cominciati i classici articoli su cosa fare per proteggersi dai crash dei mercati azionari. La risposta in genere è sempre la stessa: diversificazione.
L’idea è di essere esposti a più asset class sulla base della loro (presunta?) bassa correlazione con le azioni. Grazie al fatto che oggi molte strategie sono accessibili anche per il retail, negli ultimi anni gli investitori sono diventati sempre più sofisticati, aggiungendo alle normali azioni ed obbligazioni anche strumenti più “esotici”: commodities, valute, hedge funds, private equity, altri investimenti illiquidi, …
L’idea è di essere esposti a più asset class sulla base della loro (presunta?) bassa correlazione con le azioni. Grazie al fatto che oggi molte strategie sono accessibili anche per il retail, negli ultimi anni gli investitori sono diventati sempre più sofisticati, aggiungendo alle normali azioni ed obbligazioni anche strumenti più “esotici”: commodities, valute, hedge funds, private equity, altri investimenti illiquidi, …
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