Se anche voi siete scettici sull’attendibilità di questi modelli, va ricordato che ad aprile 2006 UBS aveva indicato l’Italia come vincitrice più probabile quell’anno, cosa che sappiamo essersi effettivamente avverata!
Dall’altro lato, meno bene è andata nel 2010, quando alla Spagna fu assegnata una probabilità di vittoria di solo 4% (mentre all’Italia, uscita al primo turno, di ben 13%) e nel 2014, quando la previsione fu per un trionfo del Brasile (anche Goldman Sachs 4 anni fa aveva puntato sul paese ospitante).
Per il 2018, UBS dice che sarà la Germania a ripetersi (l’intero report è disponibile qui), ma la lista dei contendenti è lunga.
Mentre non è certamente un azzardo puntare sulla Germania, a mio avviso questi modelli predittivi soffrono di un handicap particolarmente pericoloso quando applicati al mondo finanziario (meno in campo sportivo): danno troppa rilevanza agli eventi recenti. Il modello di UBS, infatti, è basato principalmente sul fattore momentum, arrivando al ranking finale sulla base dei seguenti tre elementi (pag. 16):
- Una misura “oggettiva” della forza di una squadra, data da come si è comportata nei match più recenti, con le vittorie nei confronti dei team più forti che contano di più (momentum più un po’ di quality)
- Come si è comportata nelle qualificazioni: la Germania ha sempre vinto, la Spagna (terza favorita) non ha mai perso, il Brasile (secondo favorito) ha perso l’ultimo incontro nel 2015
- Come si sono comportate nei precedenti mondiali: tutte le principali favorite (aggiungendo Francia, Inghilterra ed Argentina, con l’eccezione del Belgio) hanno già vinto almeno un mondiale
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