lunedì 17 dicembre 2018

Investire negli sport professionistici

Per chi fosse interessato ad investire direttamente nello sport (non esport, che è a sua volta un settore in rapida crescita), dalla prossima primavera saranno disponibili due team americani, New York Knicks (NBA) e New York Rangers (NHL). The Madison Square Garden Co. (MSG US), il loro attuale proprietario, ha infatti annunciato uno spin-off che creerà due distinte aziende: MSG Sports (che includerà Knicks, Rangers e le Liberty della lega femminile di basket) e MSG Entertainment (che raggrupperà invece il Madison Square Garden, i teatri come Radio City Music Hall ed altre attività).

Al momento non è possibile investire direttamente in altri team professionistici americani, mentre lo è nel calcio europeo: Manchester United (MANU US), Celtic Glasgow (CCP LN), Borussia Dortmund (BVB GR), Juventus (JUVE IM), Roma (ASR IM) e Lazio (SSL IM) sono tutte quotate. Nel passato lo sono state anche Aston Villa e Tottenham, ma poi sono state oggetto di buy-out da parte dei proprietari di maggioranza.

Le regole sulla proprietà dei team americani sono molto complesse e spesso “segrete”, e le condizioni per il trasferimento variano da lega a lega. Nella National Hockey League (NHL), i dirigenti della lega vagliano tutte le operazioni ma in genere non ci sono ostacoli quando il nuovo azionista si impegna a mantenere il controllo di maggioranza. Nel 1997 i proprietari dei team della Major League Baseball (MLB) hanno votato per la possibilità di cessione di quote una volta che i titoli sono registrati con la SEC, ma di nuovo a patto che venga mantenuto il controllo (quindi la vendita può essere fino al 49% delle azioni). Nella National Football League (NFL), invece, da qualche tempo sono espressamente proibiti proprietari che siano gruppi religiosi, governi o associazioni non-profit; è inoltre proibita la proprietà a gruppi di più di 24 persone (sono esenti per motivi storici i Green Bay Packers) e che un team sia acquistato da un gruppo quotato; tutti i trasferimenti devono infine essere approvati dal 75% dei proprietari delle altre franchigie. Anche nella National Basketball Association (NBA) ogni trasferimento deve essere approvato dal commissioner e da tre quarti degli altri proprietari. 

Tecnicamente, quindi, con l’eccezione della NFL non esiste una proibizione esplicita alla quotazione in borsa, ed in passato ci sono stati alcuni esempi, inclusi nel football. In realtà la scelta è molto più prosaica e puramente economica: rimanere privati permette di usare le perdite operative (ed anche in US i team sono spesso in rosso) per ridurre gli utili tassabili in altre attività del proprietario (in genere molto ricco), cosa che non sarebbe possibile per un’azienda quotata. 

Tuttavia, alcuni team sono oggi o sono stati nel passato disponibili sui mercati azionari:

  • Indirettamente: è questo il caso di Rangers e Knicks via MSG, ma anche di Philadelphia Flyers (hockey) e Philadelphia 76ers (basket), che sono posseduti da Comcast (CMSCA US, guarda caso domiciliata proprio a Philadelphia)
  • Direttamente. Nel 1986 i Boston Celtics (NBA) quotarono il 40% attraverso una Master Limited Partnership (MLP), ma quando nel 1998 furono rimossi gli incentivi fiscali fu ristrutturata in due entità (una quotata e tassata come corporation ed una partnership privata), con quella quotata che fu poi delistata nel 2002 ed acquisita da un gruppo privato. Nel 1998 i Cleveland Indians (MLB) vendettero 4 milioni di azioni, con il proprietario che però mantenne per sé tutti i diritti di voto: di nuovo, quando il team fu venduto nel 2000 le azioni furono delistate. Infine, i Florida Panthers (NFL) si quotarono nel 1996 con un’IPO del 49% del team e trattarono per alcuni anni al NASDAQ sotto il nome Florida Panthers Holding Inc. La holding si espanse tuttavia sempre più nel settore alberghiero, nel 1999 cambiò nome in Boca Resorts Inc. e nel 2004 fu acquistata da Blackstone che poi rivendette i vari pezzi.
Un caso a parte è quello dei Green Bay Packers (NFL), che sono l’unico team professionista nel panorama statunitense posseduto da una moltitudine di individui: sin dal 1923 sono infatti un’organizzazione non-profit posseduta da oltre 110.000 azionisti, che non ricevono alcun dividendo ma hanno il diritto di nominare il consiglio di amministrazione.

Anche alcuni team europei di calcio sono stati oggetto di operazioni finanziarie e buy-out: il Manchester United da parte di Malcolm Glazer (che possiede anche i Tampa Bay Buccaneers nella NFL), poi ri-quotato al NYSE nel 2013 con un flottante di 10%; Aston Villa da parte di Randy Lerner (che possiede i Cleveland Browns nella NFL); Liverpool da Tom Hicks (all’epoca proprietario dei Texas Rangers nella MLB: entrambi i team furono poi venduti a causa dei troppo debiti contratti, con il Liverpool finito a Fenway Sports Group che possiede anche i Boston Red Sox nella MLB). Stan Kroenke, proprietario dei Denver Nuggets (NBA), Colorado Avalanche (NHL) e Colorado Rapids (MLS) possiede anche il 67% dell’Arsenal. Infine, il Bayern Monaco ha tre azionisti di peso (ciascuno con 8,33%) come i tre giganti bavaresi Audi, Adidas e Allianz.

Per quanto riguarda le valutazioni, Forbes pubblica ogni anno la sua stima delle 50 franchigie più ricche; partendo da quei dati e da transazioni recenti, questo articolo offre una stima del valore di Knicks e Rangers una volta separati da MSG.


Infine, per permettere di “investire” nel proprio team favorito anche se non disponibile in borsa, è nato AllSportsMarket, che opera sugli stessi principi del New York Stock Exchange quando aprì i battenti nel 1817. Non si tratta di scommesse sui risultati delle partite (che sono illegali in molti stati US e che le leghe professionistiche non vedono di buon occhio): gli investitori vengono infatti pagati un dividendo ogni volta che la loro squadra vince, ed il prezzo di mercato è probabile scenda quando perde perché dipende da fattori come risultati sportivi, qualità degli allenatori, scambi di giocatori, … Ma non si “perde” il proprio investimento come nel caso di una scommessa sbagliata. Al momento è un mercato “aperto” e non regolato dalla SEC, e quindi gestito come un’attività no-profit: la capitalizzazione dei titoli trattati ha comunque già raggiunto quasi $2 miliardi.

1 commento:

  1. Buongiorno, segnalo questa tesi/sito sul calcio quotato : http://saucius.altervista.org/.
    Di fatto, su base settimanale, circa 1/3 dei movimenti dei titoli calcistici è dovuto ai movimenti generali di settore/mercato, 1/3 per eventi calcistici (non facilmente prevedibili), 1/3 per altre notizie societarie / sportive. Investire in società calcistiche è una "scommessa Snai arricchita" e le azioni non sono "da lasciare a vedove ed ad orfani"

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