martedì 21 ottobre 2014

Stress test bancari

L’evento principale di questa settimana sarà la divulgazione, attesa da mesi, dei risultati degli stress test condotti dalla Banca Centrale Europea (ECB), che saranno notificati alle banche in due giorni e resi pubblici domenica 26 settembre alle ore 12, anche se ci sono già state le solite anticipazioni e fughe di notizie, ad esempio riguardo MPS. Più precisamente, saranno pubblicati i risultati di ECB’s Comprehensive Assessment assieme alla Asset Quality Review (AQR) ed agli stress test condotti dalla European Banking Authority (EBA).

Molti ritengono queste analisi essenziali per determinare il livello di rischio sistematico posto dalle banche all’economia europea (sono infatti comprese nel campione 130 istituti che rappresentano 85% degli assets totali nella Eurozona [*]). Quello che altri invece vorrebbero vedere, ed alcuni temono, è una fila di cadaveri, anche solo per ribadire il principio che se una banca è gestita male o in maniera troppo aggressiva (i.e., troppa leva) è giusto che vanga fatta fallire.

Il problema è che i risultati saranno pubblicati in un formato che sembra essere stato pensato per fornire un enorme mole di dati ed un livello di dettaglio esauriente piuttosto che facilmente leggibile, e così come per i precedenti stress test sarà difficile capire immediatamente chi ha passato l’esame e chi invece ha fallito. [Per chi fosse interessato, questa pagina della ECB fornisce tutte le informazioni; è possibile anche scaricare il template utilizzato cliccando a metà pagina sul file “Revised template for the comprehensive assessment outcome”). Diviene quindi essenziale riuscire ad interpretare le informazioni fornite: EBA pubblicherà a sua volta un dettagliato report sui risultati dei suoi stress test, ed un sommario sarà disponibile anche nella pagina di EBC indicata qui sopra.

Una cosa che è chiara è che sia ECB che EBA vorranno affermare e rafforzare la loro credibilità: la ECB ha appena iniziato il proprio ruolo di supervisore del sistema bancario europeo, mentre EBA ha solo cinque anni di vita (includendo anche quella come Conference of European Bank Supervisors), periodo nel quale ha cercato di farsi valere come authority in grado di regolare il sistema bancario, salvo poi sprecare tutto con i precedenti stress test, mal costruiti e basati su previsioni troppo ottimistiche.

Questa la credibilità non sarà data dai dettagli delle ipotesi ed assunzioni utilizzate nell’analisi (ci sono milioni di modi per falsificarle o girarci intorno), quanto dal numero e dall’importanza delle banche che verranno bocciate. ECB e EBA non dovrebbero essere contrarie a qualche bocciatura, e nemmeno ad includere tra queste un nome altisonante, magari francese o tedesco, giusto per far vedere che l’intero processo non è una forma di punizione o messa in riga dei soli paesi periferici.

Dall’altro lato, tuttavia, ECB e EBA non potranno essere troppo severe, con il rischio di migliorare la propria credibilità ma al costo di far saltare tutto il sistema finanziario. È ormai appurato che le banche che falliranno i test dovranno provvedere ad una ricapitalizzazione (“Within two weeks of the results being disclosed, banks have to submit capital plans detailing how shortfalls will be covered in the subsequent six to nine months”). Il problema è che molte banche europee non potranno far ricorso al mercato, o perché non sono quotate (come ad esempio molte Sparkassen e Landesbanken tedesche) o perché non saranno in grado di procedere con un aumento di capitale in tempi brevi, a maggior ragione nelle condizioni di mercato attuali. Il fardello della ricapitalizzazione delle banche bocciate ricadrà inevitabilmente sui rispettivi governi. Che porta a due ulteriori problemi. Il primo è che i paesi periferici (ma anche gli altri) non hanno ovviamente molto spazio per intervenire senza mettere a repentaglio il loro bilancio; e secondo, la Commissione Europea ha fatto ampiamente capire che non autorizzerà ulteriori impieghi di aiuti statali per i bail-out bancari, a meno che non venga dimostrato che i creditori privati hanno subito una perdita significativa. Ed il termine creditori privati include: 1) le altre banche, ma soprattutto 2) gli obbligazionisti, compresi quelli retail ai quali sono stati venduti bond con l’implicita garanzia del sostegno statale.

Dopo i problemi del 2011 e 2012, la ECB non sarà molto entusiasta di essere quella che accende la miccia di una nuova crisi, e quindi tenderà a limitarsi ad una lista di bocciature non molto numerosa, o almeno circoscritta ad istituzioni bancarie marginali che possono essere liquidate in qualche modo senza troppi problemi, ad esempio facendole confluire in banche più solide.

Come riuscirà la ECB a far quadrare questi due obiettivi apparentemente antitetici? In maniera molto semplice, conducendo gli stress test in due modi e presentando i risultati in maniera astuta. Sulla prima pagina dei risultati per ogni banca saranno presentati i risultati di AQR: questi si riferiscono ai valori di bilancio a fine 2013, che equivale ad una semplice ispezione di come sono stati calcolati gli accantonamenti per prestiti incagliati (non contengono alcun riferimento al futuro) senza tenere conto di quanto fatto dalle banche in termini di aumenti di capitale nel corso del 2014. Questo non è un fatto da trascurare: nel corso dell’anno le banche europee hanno ottenuto circa €30 miliardi di nuovi fondi dagli azionisti, e quasi altrettanti dal de-leveraging dei propri assets e dagli utili non distribuiti. Semplicemente guardando alla prima pagina dei risultati ci potrebbero essere delle bocciature che lo sono solo all’apparenza.

Come appendice ai propri risultati, la ECB pubblicherà anche un sommario dei risultati degli stress test della EBA. Partendo dai dati dell’ispezione della ECB, la EBA li ha applicati ad una serie di possibili scenari economici futuri per ottenere conclusioni più robuste ed affidabili, tenendo conto anche di quanto fatto dalle banche nel corso del 2014. Quindi, alcune delle banche che sono state bocciate nella prima pagina (dalla ECB) verranno invece promosse nell’appendice (dalla EBA), ad esempio quelle che erano già informate dei problemi e hanno provveduto a risolverli.  

Volendo essere cinici, si può pensare che le autorità europee vogliano mostrare una faccia inflessibile per affermare la loro credibilità con titoloni sul Financial Times e Wall Street Journal che sottolineano come anche le grandi banche non siano immuni da critiche e reprimende, ma allo stesso tempo strizzano l’occhio al mercato facendo capire a politici ed analisti che quei fallimenti non sono vere bocciature, e che in realtà non vi è necessità di grandi interventi. Se fosse corretta, questa strategia di comunicazione sarebbe davvero molto ingegnosa.

Questo ci riporta alla domanda iniziale su come interpretare i risultati pubblicati. Qualsiasi banca ricevesse una bocciatura nell’appendice (stress test di EBA) sarebbe chiaramente un caso disperato: non solo sarebbe stata respinta sotto scenari tipicamente più benevoli, ma soprattutto non sarebbe stata in grado di fare qualcosa per riparare la propria situazione nel corso di quest’anno (periodo di generale euforia nei mercati dei capitali fino al mese scorso) ed il cui management sarebbe quindi palesemente incompetente. Per chi fallisse nella prima pagina (AQR di ECB) l’interpretazione sarà invece meno univoca. Se la bocciatura sarà dovuta ad una discrepanza significativa tra i valori riportati nel bilancio 2013 e quelli della ECB dopo un controllo più accurato, allora i problemi saranno reali e riguarderanno il modo in cui la banca è gestita, considerando che l’economia europea non è in ripresa (anzi) e che i prestiti incagliati potrebbero continuare a peggiorare. Se invece la bocciatura sarà dovuta ad uno shortfall di capitale ma sono già stati presi dei rimedi, allora la situazione sarà meno grave. 

Il problema, a mio avviso, rimane comunque più profondo di quello che può risultare dai risultati degli stress test: 6 anni dopo lo scoppio della crisi finanziaria, l’Eurozona (ed in parte gli US) hanno ancora il fardello di un sistema bancario instabile, con rendimenti (ROE) ben al di sotto della sufficienza, disparità di approcci alle valutazioni nelle poste di bilancio, differenti autorità che svolgono gli stessi compiti ma con metodologie diverse, e soprattutto la necessità di fare affidamento sulla garanzia (esplicita o meno) dell’intervento politico per andare avanti.

Non certo le condizioni migliori per invogliare ad un investimento in alcuna banca europea (ottime invece per chi si occupa di distressed …)


[*] Le banche italiane incluse nel campione, tra le quali non vi è Banca Ifis, sono: Carige, Monte dei Paschi di Siena, Credito Valtellinese, Popolare Dell'Emilia Romagna, Popolare Di Milano, Popolare di Sondrio, Popolare di Vicenza, Banco Popolare, Credito Emiliano, Iccrea, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, UniCredit, UBI e Veneto Banca.

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