Per essere più precisi, andrebbero suddivisi tra classi alternative e strategie alternative. Le prime offrono un’esposizione a premi al rischio differenti rispetto a quelli di azioni ed obbligazioni. Le seconde sono invece un approccio più attivo alle decisioni di investimento, improntate a maggiore flessibilità: la diversificazione viene dalle scelte del gestore piuttosto che dalle caratteristiche intrinseche degli investimenti fatti.
Il termine “liquidi” si riferisce al veicolo attraverso il quale sono offerti, non necessariamente all’investimento sottostante, che può essere liquido o illiquido, ma private equity e distressed debt non sono tipicamente strategie comprese nei liquid alt.
Questi prodotti sono cresciuti in maniera esponenziale a partire dalla crisi del 2008, ma negli ultimi tempi sembra che l’entusiasmo degli investitori si sia raffreddato:
“It is getting a lot harder to sell hedge-fund-style investing to the masses.Parte del problema è dato dai loro costi: le commissioni dei liquid alt sono inferiori a quelle degli hedge funds (non il classico “2&20” ma piuttosto “1/1,5&10”), ma il loro TER rimane comunque molto superiore a quello delle strategie indicizzate.
“It doesn’t mean it’s always going to make money,” Mr. Israel said. “It could make good money in a bad market or a bad return in a good market.”
La seguente tabella confronta il loro rischio/rendimento con quelle di hedge funds simili.
Fonte: prof. Nelson Lacey, CAIA, da gennaio 2008 a febbraio 2016.
Pur considerando le problematiche di indici che misurano la performance di queste strategie, i liquid alt hanno:
- un’elevata correlazione con gli hedge funds, con l’eccezione di macro e multi-strategy
- rendimenti inferiori (i numeri in rosso)
- ma anche volatilità e drawdowns inferiori (i numeri in verde)
Come detto, questi fondi devono rispettare le limitazioni imposte dalla normativa locale. Per le strategie nelle quali leva, liquidità e concentrazione sono meno importanti (equity long/short, credit, market neutral, managed futures), i liquid alt hanno offerto rendimenti abbastanza competitivi con quelli degli hedge funds, una sottoperformance al netto delle fees inferiore a 1% annuo. Per le strategie quelle nelle quali queste caratteristiche sono invece basilari (macro, event-driven, multi-strategy), le performance sono decisamente inferiori.
L’altro fattore spesso portato a favore è quello della diversificazione rispetto ai tradizionali investimenti in azioni ed obbligazioni.
Fonte: prof. Nelson Lacey, CAIA, da gennaio 2008 a febbraio 2016.
Se l’obiettivo principale della loro inclusione nel portafoglio è di ridurre la correlazione con le strategie tradizionali (anziché ricercare piuttosto rendimenti superiori), occorre focalizzarsi su managed futures (CTA) o fx. Strategie come equity long/short, soprattutto quelle nelle quali il lato short è gestito solo per ridurre il drawdown in caso di crolli del mercato, non offrono nessuna diversificazione dai mercati azionari. E lo stesso vale per event-driven, macro e fixed income relative value (per quest’ultima, sono gli spread e non i tassi d’interesse a guidare la performance, e questi si muovono in sincronia con i mercati azionari, non in modo contrario).
Infine, occorre comunque sottolineare che l’uso di indici per misurare queste strategie nasconde l’enorme dispersione di rendimenti (e rischio) all’interno di ogni categoria: come per gli hedge funds, le skills del gestore rimangono fondamentali.
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