sabato 22 dicembre 2018

(Ig)nobel Financial Awards 2018

Come tradizione da un paio d’anni, anche quest’anno ho deciso di assegnare alcuni IgNobel Prizes in ambito finanziario: qui potete trovare i vincitori del 2016 e del 2017.
Vale sempre la stessa regola: questi premi non sono assegnati per la performance in sé e per sé, quanto piuttosto nello spirito di “first make people laugh, and then make them think”.


Premio “A chi hai detto Artificial Intelligence?” a tutti quei modelli che hanno provato a prevedere la vincitrice dei Mondiali di calcio in Russia la scorsa estate. Analizzando dati sulle caratteristiche delle squadre e dei singoli giocatori, il Soccerbot 3000™ di Goldman Sachs [“200,000 models harnessing recent developments in machine learning, […] generated 1,000,000 possible evolutions of the tournament to gauge the probability of each team progressing through the rounds”] aveva puntato sulla Germania, fuori nella fase a gironi. In maniera simile UBS aveva assegnato una probabilità di vittoria di 24% alla Germania, 20% al Brasile (eliminato ai quarti) e 16% alla Spagna (eliminata agli ottavi). Un po’ meglio è andata a BCA e Nomura, con entrambe che avevano previsto una finale tra Francia (corretto) e Spagna.

ING aveva invece indicato la Spagna basandosi sul valore di mercato dei suoi giocatori e sulle performance più recenti: nell’analisi post-mortem la banca olandese ha affermato: “Before the competition began, we made a playful prediction that Spain would win. This was clearly wrong. But can we learn anything from this?” Che ne dite di: “Non sarebbe il caso di smettere di fingere di avere un processo scientifico che possiamo applicare in modo rigoroso a qualsiasi attività basata sulle probabilità”?

Il premio “La performance passata (soprattutto quando è solo backtesting) non è garanzia di risultati futuri” va a Wealthfront per il suo nuovo fondo di Risk Parity (h/t a questo articolo di FT-Alphaville). Vantando risultati migliori di strategie simili nelle simulazioni di backtesting, ad inizio anno ha raccolto $700 milioni dagli investitori: questa è la performance reale aggiornando il grafico dell’articolo:

[AQRNX in blu è AQR Risk Parity Fund, WFRPX in rosso è Wealthfront Risk Parity Fund]

Il premio “It was nice meeting you” viene consegnato a Blippar, un’azienda specializzata in augmented reality con uffici a Londra, New York, Singapore e New Delhi (dopo aver chiuso quelli ad Amsterdam, Tokyo, Istanbul e San Francisco…). Blippar è un altro degli unicorni che non ha imparato a volare ed è stata costretta alla liquidazione dopo una disputa tra gli azionisti su come finanziare le attività operative: magari qualcuno ci spiegherà come è possibile passare in un giorno da “[…] required a small amount of funding” all’amministrazione controllata…  (di nuovo, grazie a FT-Alphaville)

Premio “Siete solo trader che hanno fatto al massimo un bollettino alla posta” va al professor Antonio Maria Rinaldi per questo tweet dopo un suo intervento in televisione:


Premio “Non perdiamoci di vista” va a tutti gli hedge funds che hanno chiuso negli ultimi anni spiegando che “stiamo restituendo il capitale agli investitori per trasformarci in un family office”. Che potreste essere tradotto in: “è qualche tempo che non incassiamo commissioni di performance e metà dei nostri clienti hanno ritirato i loro investimenti, ed il nostro fondatore non vuole spendere i propri soldi per tenere le luci accese; quindi suppongo che dovremo chiudere la baracca, ma non chiamatelo così, ok?

Una menzione d’onore va a James Cordier, di OptionSeller.com, per questo video di scuse. Alla fine quasi quasi dispiace per lui e bisogna dargli credito per averci messo la faccia, ma seriamente: una strategia di vendita di opzioni sui mercati energetici per qualche bps di income e non si aspettava di perdere tutti i soldi dei suoi clienti?!?

Premio “In theory there is no difference between theory and practice, in practice there is” (citazione di Yogi Berra) va alle stratetegie momentum: accademicamente eleganti ed intellettualmente accattivanti, purtroppo nella vita reale non funzionano! [Per essere precisi: è possibile sfruttare il fattore momentum, ma i costi di transazione nella gestione del fondo cancellano tutto l’excess return]

Infine, una sguardo ad alcune raccomandazioni di investimento fatte lo scorso anno: di nuovo, non per ridicolizzare la loro precisione, quanto per rimarcare di nuovo quanto sia difficile (ed alla fine inutile) fare previsioni puntuali su brevi periodi.

Ad esempio, lo scorso dicembre Deutsche Bank aveva puntato sul settore bancario europeo in generale e su alcuni istituti in particolare:

Questa è stata la loro performance (al 21 dicembre), rispetto ad una perdita di -26% per l’indice STOXX Europe 600 Banks:
Standard Chartered aveva invece puntato sulle obbligazioni dei mercati emergenti, e sappiamo come è finita: nel 2018 solo i titoli di stato dei paesi core europei hanno offerto rendimenti positivi in valuta locale (gli US Treasuries sono attorno a 0% in dollari), mentre le obbligazioni dei paesi emergenti sono crollate.
In campo valutario, la stessa banca scommetteva sulla debolezza di USD (tranne rispetto allo yen) e sulla forza di EUR e valute emergenti.
Sarà sfortuna, sarà una coincidenza, ma il dollaro si è apprezzato rispetto a tutte le valute, soprattutto quelle dei mercati emergenti, e si è indebolito solo contro lo yen!
Aggiungete pure le vostre nomination nei commenti!

4 commenti:

  1. Interessante studio di Factset dove si evince che il quintile del 20% dei titoli di SP500 con il MAGGIOR numero di BUY ha ottenuto la peggiore performance media mentre il quintile con il 20% dei titoli di SP500 con il MINOR numero di BUY ha ottenuto la performance migliore:

    https://insight.factset.com/sp-500-companies-with-lowest-percent-of-buy-ratings-are-top-performers-in-2018?_ga=2.14170615.1390585545.1545659630-204977944.1541186847

    incapacita? casualità? conflitto di interesse?

    Quale la vostra ipotesi??

    un saluto a tutti
    Claudio

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  2. OFF TOPIC:
    Matteo, mi permetto di aprire un OT relativo anche ad una discussione dove ti ho visto partecipe su LINKEDIN. Parlando di Price earnings molto spesso si fa confusione perché c'è chi intende utili "adjusted" e chi "as reported" ed inoltre (ma spesso è specificato) chi li intende "TTM", quindi storici, e chi li intende "forward", molto spesso influenzati da eccessivo ottimismo.

    Ho trovato questo articolo che mi ha chiarito un po' le idee:
    http://www.investorsfriend.com/s-and-p-500-index-valuation/

    La stessa Standard&Poor's nei suoi report usa gli utili adjusted, ad esempio in questo report di fine novembre, dove l'indice quotava 2760.17 prevedevano un p/e 2018 di 17.5 quindi utili di 157.72 (abbastanza in linea con factset che prevede utili di 162.11 punti).
    link S&P (vedi pag. 13): https://goo.gl/KntpGW
    link factset (pag 32 e 33 per p/e forward e ttm): https://goo.gl/sZXa5h

    tu cosa ne pensi? ritieni che gli utili "as reported" siano quelli più indicati quando si cerca di capire se il mercato è caro o meno?

    per completezza inserisco un link dove Standard&Poor's dettaglia tutto ciò in excel, riportando i vari parametri storici degli ultimi anni: https://goo.gl/5bGV3o

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  3. Mi riallaccio al post sopra. Alla chiusura di venerdì 21/12/2018 l'indice SP500 quotava 2402 punti.

    Dallo studio Excel di SP500 se ne deduce:
    Utili 31.12.2018 GAAP: 140.17 (p/e gaap 17.1)
    Utili 31.12.2018 Adjusted: 157.17 (p/e adj 15.3)
    Utili 31.12.2019 GAAP: 156.97 (p/e forward gaap 15.3)
    Utili 31.12.2019 Adjusted: 172.76 (p/e forward adj 13.9)

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    1. Non esiste una definizione univoca di utili, a partire dal fatto che gli utili sono il risultato finale dell’applicazione dei principi contabili, e quindi possono essere anche molto diversi per due aziende assolutamente identiche.

      Ognuno utilizza la metrica che preferisce, non è detto che “as reported” sia necessariamente migliore di “adjusted”, o viceversa. E nemmeno usare gli utili futuri attesi è sbagliato per principio: in fondo il valore di un’azienda dipende al 100% da quello che farà in futuro, non da quello che ha fatto nel passato.

      Anch’io faccio degli aggiustamenti, ad esempio per utili/perdite non ricorrenti e simili (persino nella determinazione dei cash flows tolgo le spese per share options che invece sono riaggiunte); e stimo comunque quale può essere il livello di utili normalizzato e prevedibile per il futuro. Ma sono appunto decisioni soggettive.

      Detto questo, passando dalla singola azienda agli indici, le mie opinioni:
      - Gli utili “as reported” sono più precisi, soprattutto per indici ben diversificati come S&P 500 (meno per FTSE MIB): rappresentano l’andamento aggregato dell’economia
      - Per gli utili “adjusted” bisogna sapere quali aggiustamenti sono stati fatti: sono coerenti ed uniformi per tutti i settori, o sono più in alcuni e meno in altri? Cosa è stato rettificato? Le poste eccezionali sono veramente non ricorrenti?
      - Gli utili TTM rappresentano meglio cosa sta succedendo adesso, quelli forward soffrono dell’innato ottimismo del consensus: basta analizzare storicamente gli errori di stima tra attesi ed effettivi ex-post

      Quello che non è accettabile è paragonare mele con pere, e succede spesso: non si può dire “il P/E medio storico è 15x, il P/E forward stimato oggi è 16x quindi il mercato non è costoso”. Il primo è storico, effettivo, realizzato; il secondo dipende dalle stime sul denominatore.

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