lunedì 30 settembre 2013

Tapering, crisi di governo, etc…



Questa settimana non è certo cominciata nel migliore dei modi dal punto di vista dei mercati finanziari!

 

Oltre alla solita paranoia su cosa farà la Fed (dopo aver rilanciato con ulteriori acquisti per $85 miliardi di titoli al mese, anziché ridurre il proprio intervento come annunciato a maggio), negli ultimi giorni si sono aggiunte anche le preoccupazioni sulla chiusura del governo americano, oltre ovviamente all’ennesima crisi di governo in Italia.

 

A costo di sembrare ingenuo, vorrei sottolineare come tutte queste cose non hanno la minima importanza per un investitore di lungo periodo che si basa sui fondamentali dei titoli in cui investe.

 

È indubbio che l’intervento delle banche centrali abbia mantenuto i tassi d’interesse artificialmente bassi. Se i tassi dovessero cominciare a salire, anche in modo rapido ed improvviso, per il disimpegno della Fed, questo avrà certamente un impatto sui mercati finanziari e causerà elevata volatilità. Ma i mercati, soprattutto quelli azionari, sono sempre volatili: se non vi piace la volatilità non dovreste mai comprare azioni (e questo vale anche per fondi/ETF azionari).

 

E riguardo l’impatto di tassi d’interesse più elevati nel lungo periodo? Mettiamola in questo modo: se avete investito in un business che va bene quando i tassi sono attorno al 2% ma è nei guai se salgono a 5%, probabilmente non si tratta di un business solido, e non dovreste possederlo nemmeno se i tassi rimangono bassi. Allo stesso modo, se un’azione è a buon mercato se i tassi sono al 2% ma è sopravvalutata quando sono al 5% (ad esempio applicando in maniera pedestre il modello CAPM), questa non è una buona azione.

 

Se invece il vostro business sopravvivrà senza problemi quando i tassi d’interesse sono al 5% o oltre, perché preoccuparsi? Certo, il mercato sarà probabilmente molto volatile, e le persone non riescono a resistere alla tentazione di uscirne oggi per tentare di rientrare domani ad un prezzo inferiore. La maggior parte dell’industria degli investimenti ed i media sono orientati proprio a solleticare quei desideri (e paure) che spingono le persone a fare qualcosa: è difficile resistere la tentazione di uscire quando sembra ovvio che il mercato crollerà per rientrarci tra qualche giorno a prezzi più convenienti.

 

I mercati però non funzionano così! Tutti noi conosciamo qualcuno che ci dice di entrare ed uscire in questo modo apparentemente sicuro, ma nessuno riesce a farlo correttamente bene in maniera consistente. Se siete George Soros o Stanley Druckenmiller, o un altro eccellente macro trader, la storia è diversa. Questi sono gli investitori che hanno fatto miliardi facendo trading nei momenti di massimo cambiamento dei mercati. Ma raramente sono usciti al massimo e rientrati al minimo: per loro stessa ammissione hanno fatto i soldi con alcune enormi operazioni (a leva) quando avevano un’elevata convinzione, non identificando quando il mercato sarebbe sceso o salito nel corso di un mese o due.

 

Conclusioni

Tutto questo non per dire che i mercati non scenderanno (lo faranno, come lo hanno fatto nel passato). Per inciso, la mia opinione è che i mercati azionari in aggregato siano oggi sopravvalutati, o per lo meno vicino al loro valore equo, non certo a sconto. 

 

E certamente non vi suggerisco di tenere la testa sotto la sabbia: è sempre bene essere accorti su quello che preoccupa le persone. Ma il mio consiglio è di cercare di agire in modo razionale ed ignorare tutti quelli che dicono di vendere (o, vale anche all’opposto, di comprare) per paura della crisi di governo, del nuovo corso della Merkel, di quello che farà la Fed, etc.

 

Quindi, cosa fare?


  • Se possedete singole azioni, è il momento di ri-esaminarle ed essere sicuri che vi piacciano ancora. Se siete nel dubbio, rischiate di entrare nel panico se (o quando) dovessero crollare del 30%, e finirete per vendere nel momento peggiore spinti dalla paura. Se invece siete sicuri di quello che possedete (ad esempio business solidi che faranno bene nei prossimi 5-10 anni), non avrete problemi ad attraversare una potenziale crisi senza vacillare.
  • Se ritenete di avere in portafoglio qualcosa del quale non siete pienamente convinti, oppure che avete comprato come una pura scommessa o su consiglio di qualcuno, è il momento di far pulizia. Vendete adesso: probabilmente siete stato fortunati quando la marea ha sollevato tutte le barche, ma è meglio non sfidare oltre la sorte.
  • Se il mercato dovesse scendere del 50% in un mese e pensate che sarete depressi, vuol dire che probabilmente avete un’esposizione eccessiva alle azioni. Vendetene una parte fino ad un livello al quale non perderete il sonno se il mercato crollasse effettivamente del 50% (che può vuol dire anche un’allocazione nulla alle azioni se questa è la soluzione migliore per voi: non sta scritto da nessuna parte che si debba per forza possedere azioni). Questo è infatti l’errore più comune di molti investitori: non di non vendere prima di un crollo, ma avere un’esposizione eccessiva alle azioni quando le cose vanno bene e spaventarsi quando vanno male, finendo per vendere nel panico. Se invece non avete problemi con la volatilità, non avete bisogno di fare cambiamenti e sarete a posto.

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