mercoledì 4 gennaio 2017

Performance portafoglio 2016

Anno non certo memorabile per il portafoglio “modello”: includendo le posizioni vendute a giugno e novembre, la performance effettiva – solo variazione di prezzo - è stata di +2,7% rispetto a +1,7% per l’indice MSCI EMU Small/Mid caps. Comunque nemmeno da disprezzare troppo, considerando che ha mantenuto una liquidità media negli ultimi 6 mesi del 16% (oggi è al 21%). [Nota #1: il portafoglio ha anche circa 10% di esposizione diretta a titoli denominati in GBP (zero per il benchmark), che si è svalutata rispetto a EUR: l’esposizione “reale” del portafoglio alla sterlina è tuttavia ben diversa, così come per l’indice di riferimento.]

Il rendimento complessivo sale a +5,6% (vs. 4,4% per l’indice) aggiungendo i dividendi incassati. [Nota #2: la performance del benchmark è calcolata assumendo il reinvestimento dei dividendi lordi, mentre per il portafoglio la liquidità incassata è semplicemente lasciata a rendimento zero].

I rendimenti non comprendono i costi di transazione o la tassazione sui dividendi. I prezzi ed i dividendi di JZ Capital Partners e Kennedy Wilson (quotate in sterline) e BETT (quotata in franchi svizzeri) sono riportati in euro per una migliore comparazione.

Questo invece è l’andamento mensile del NAV rispetto al benchmark di mercato e ad uno più appropriato (“Inflazione + 10%”) che ritengo l’obiettivo assoluto di lungo termine di una vera gestione attiva.

Poiché adesso il portafoglio ha tre anni di vita, ho calcolato anche alcune statistiche riassuntive di rischio/rendimento (per quello che possono valere).
A livello di singole azioni, la migliore è stata Total Produce (+34%), grazie anche al balzo nel mese di dicembre quando Templeton ha annunciato di aver accumulato una quota superiore a 8%. TOT rimane un ottimo business con (quasi) tutte le caratteristiche che ricerco: l’unico problema è che adesso tratta ad un P/E di oltre 20x ed è difficile sostenere che sia ancora sottovalutata. Titolo da monitorare.

L’altra “superstar” del portafoglio è Grenkeleasing, che tuttavia nel 2016 ha perso il 19%. GLJ ha già annunciato che il volume d’affari è aumentato nel 2016 di 17,1%, in linea con le previsioni di crescita tra 16% e 20%. Aspetto i risultati definitivi (soprattutto utili e rendimento del nuovo business), ma non vedo particolari motivi per modificare la mia tesi: l’unica cosa che è cambiata è quanto il mercato è disposto a pagare per scambiare le azioni…

Un’altra azienda che ha avuto una ottima performance è Cie. du Bois Sauvage (+24%) sulla scia dei buoni risultati delle due partecipazioni principali. L’ultimo NAV stimato è di €344 rispetto agli attuali €307 del prezzo di mercato: il margine di sicurezza è tuttavia più alto, perché il valore intrinseco di Neuhaus (cioccolato) e Berenberg Bank in transazioni private sarebbe sicuramente superiore.

L’ultima considerazione è per Atrium (+10%) che a metà dicembre ha annunciato a sorpresa che il CEO lascerà a marzo “to pursue other business interests”: questa non-spiegazione non è in genere un buon segnale, pertanto è un’altra azienda da monitorare.

Infine, questo è il modo nel quale io “vedo” l’allocazione attuale del portafoglio:

L’obiettivo per il 2017 è di essere ancora più non-correlato, che non vuol dire maggiore attività o maggior turnover (anzi, per me vale l’esatto contrario).

10 commenti:

  1. Scusi ma in base a cosa (idea, paper, altro) dice che il 10% annuo composto dovrebbe essere l'obbiettivo minimo di una gestione attiva?

    Cioè sta dicendo che questo suo portafoglio nel lungo periodo (25 anni) ha come obbiettivo un CAGR (Compound Annual Growth Rate) di almeno il 10%???

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    1. Quando analizzo una qualsiasi azione cerco di capire se sotto le mie ipotesi e dato il prezzo iniziale può offrire un rendimento di 12%-15% nel corso del tempo (ovviamente non è garantito), perché un investimento azionario deve avere un rendimento reale e compensare per il rischio incorso (ERP, comunque lo si definisca).

      Il rendimento storico dei mercati è stato, a seconda di come lo si calcola, approssimativamente tra 7% e 9% in termini nominali. Per me una gestione veramente attiva deve far meglio di questi numeri e quindi un obiettivo di inflazione + 10% “nel lungo periodo” è “fair” per chiunque faccia stock picking: non ci riuscirò certo in ogni singolo anno (nel 2016 infatti non è stato così), ma l’obiettivo è quello.

      I fondi con target “assoluto” tipo Euribor + 2% (soprattutto se questo benchmark è utilizzato per calcolare le commissioni di performance) sono una fregatura, così come lo sono tutti i closet-indexers: per ottenere i rendimenti del mercato vanno benissimo i fondi passivi, per gli altri l’asticella deve essere posta più in alto.

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  2. Gentilissimo,
    prima di tutto vorrei ringraziarla per avermi fatto scoprire Atrium.
    Però non sono d' accordo sulla sua analisi:
    -http://secfilings.nasdaq.com/filingFrameset.asp?FilingID=11492667&RcvdDate=7/18/2016&CoName=GAZIT-GLOBE%20LTD&FormType=6-K&View=html
    Gazit Globe,il principale azionista,il 18 novembre ha comprato 7300000 azioni di Atrium.Mi sembra un buon segnale
    -Katzma, era il Ceo da circa tre anni,non si può certo definire un elemento storico del gruppo.E si suppone che facesse ciò che Gazit gli ordinava di fare.
    -https://www.euronext.com/en/cpr/atrium-announces-senior-executive-change
    Un alto membro di Gazit,cioè Barzalai,diventerà Ceo di Atrium,In pratica cambia poco.
    -Come speculazione,se si considerà il sicuro disgelo delle relazioni Usa-Russia,le proprietà in Russia di Atrium,notoriamente tasto dolente,non potranno che avvantaggiarsene.
    Colgo l' occasione per salutarla e per chiederle se sa di altre società icui i dividendi come Atrium non sono tassati in quanto return of capital.

    Cordiali saluti

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    1. A me Atrium piace, altrimenti non sarebbe nel portafoglio.

      Detto questo:
      - Non è Katzman (chairman) che lascia, ma Josip Kardun, CEO da appena 2 anni (da dicembre 2014). Se il CEO lascia per andare in pensione o in un’altra azienda, magari più grande, può essere ininfluente. Ma in genere quando lasciano senza una vera spiegazione ma solo “per perseguire altri interessi”, c’è qualcosa che non quadra (vedi Novo Nordisk?), considerando anche che era pagato quasi €1 milione e quindi aveva validi motivi per restare.
      - Gli acquisti di Gazit sono positivi (prima o poi potrebbe esserci un buy-out completo), ma non molto influenti perché già da gennaio 2015 aveva più del 50% delle azioni (e quel pacchetto lo pagò €4,4 quindi almeno 10% sopra il prezzo attuale).
      - La Russia è stata un peso sui risultati negli ultimi due anni, qualsiasi miglioramento è benvenuto, anche se non baserei la mia tesi solo su questo.

      Ritengo che la situazione vada monitorata da vicino, che non vuol dire necessariamente che venderò o che il prezzo crollerà prima che me ne accorga.

      PS: no, non so nello specifico di altre aziende che hanno un trattamento favorevole dei dividendi, sui quali sono abbastanza agnostico.

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  3. Grazie per le risposte.
    Su Novo Nordisk (sono addentro al settore),non è certo stato un avvenimento casuale:i problemi c' erano,e da tempo,ma a mio avviso i nuovi prodotti e la pipeline sono destinati nel tempo a dare i giusti frutti.
    Non sono nemmeno d' accodo sui dividendi:checchè siano una forma di flusso di denaro altamente inefficiente causa tassazione,sono estremamente utili nel generare un rendimento durante le fasi di correzione dei mercati,evitanto così di dover liquidare parte delle posizioni.Ma penso che questo dipenda molto da come si considera l' invesitmento:per me deve essere un misto di crescita e rendita.
    Ma mi rendo conto che sto divangando.
    Volevo solo chiederti un' altra opinione.Non pensi che la Kennedy Wilson rischi nei mesi successivi di soffrire parecchio la Brexit?Se da un lato ciò può creare occasioni di ingresso,non sarebbe meglio ridurre la posizione?

    Cordiali saluti

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    1. KWE ha solo il 58% degli assets in UK, il resto è in Irlanda, Spagna ed Italia: come detto varie volte, non sono molto interessato a fare previsioni sui dati macroeconomici (compresa brexit).

      Per i dividendi ho detto che sono agnostico, non che li ignoro: ma chi ha bisogno di una rendita (soprattutto durante le fasi di correzione) non dovrebbe contare troppo sui dividendi.

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  4. Salve,
    ieri sono usciti pessimi dati della nostra Betty,con grande caduta delle quotazioni e soprattutto volumi in vendita record.
    Occasione di acquisto?

    Cordiali saluti

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    1. Ho visto, e non posso certo essere contento, ma la mia opinione di fondo non cambia.

      Il maggior problema rimane il calo dei visitatori asiatici, ma questo è purtroppo noto: CHF forte, terrorismo, … Dal punto di vista delle presenze individuali dicono invece di aver registrato un aumento, e che l’inverno 2017 sta registrando +5% rispetto all’anno precedente, anche grazie agli investimenti degli anni passati. Se non ho capito male ci sono anche dei costi one-off (che però non specificano), quindi gli utili dovrebbero essere un po' migliori: può definirli pessimi, ma ho visto di molto peggio in altre aziende... Aspetto il report completo per verificare (voglio vedere anche i FCF).

      Tutto sommato, la tesi mi sembra ancora valida: avrei dovuto (potuto?) comprare a prezzi più bassi? La risposta è si, ma avrei dovuto saperlo prima…

      Se è da acquistare o meno, questo lo lascio decidere a lei: per principio dico quello che penso e faccio, ma non posso dare consigli ad altri.

      grazie

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    2. Gentilissimo,
      la mia non era affatto una critica,anzi,sono convinto anche io della bontà dell' investimento.Inoltre il loro outlook sembra essere positivo,con risultati migliori dell' anno scorso.
      In realtà ciò che mi ha stupito è stato soprattutto il volume delle vendite,davvero notevole per questo titolo.
      Grazie per il prezioso lavoro di segnalazione di titoli misconosciuti ma interessanti.

      Cordiali saluti

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    3. no prob, non l'avevo presa come una critica. L'ultima frase è semplicemente perchè ritengo che ognuno debba fare i compiti a casa. grazie

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