Dopo l’introduzione nel post precedente, Coinbase si è quotata lo scorso 14 aprile (con un direct listing): ha aperto a $381, toccato un massimo intraday di $429, chiuso il primo giorno a $328 per poi scendere oggi sotto $250.
Pochi giorni fa ha riportato i risultati del primo trimestre, che sono stati di nuovo eccellenti: i verified users sono arrivati a 56 milioni (+30% rispetto a fine 2020), i monthly transacting users sono saliti di 2,2x, il volume di trading è quadruplicato a $335 miliardi e i ricavi sono aumentati di 220% a $1,6 miliardi.
Anche sotto ipotesi abbastanza conservative, è probabile che nell’intero 2021 i ricavi saranno di $4,5-$4,7 miliardi: alla capitalizzazione attuale di $52 miliardi (fully-diluted shares) questo la mette su un P/sales di 11x-12x. Con margini netti tra 45% e 50%, gli utili potrebbero essere tra $2 e $2,3 miliardi, per un P/E forward di 22x-26x: non regalato, ma nemmeno eccessivo considerati i numeri qui sopra.
[È vero che gli ultimi due trimestri potrebbero essere un’anomalia, ma i volumi di transazione dovrebbero precipitare per non raggiungere questi numeri: se anche Bitcoin dovesse “passare di moda”, abbiamo visto come non manchino i sostituti, primo tra tutti Ethereum.]
Andando nei dettagli, tuttavia, si vede come nonostante i proclami di sempre maggiore interesse da parte degli investitori istituzionali, 95% dei ricavi sono ancora derivati da clienti retail sulla app, dove pagano in media una commissione di 1,5%, che non è assolutamente competitiva nel mondo crypto ma nemmeno nel trading azionario: è questa la principale minaccia ai fondamentali di COIN nel medio-lungo periodo.
[È vero che gli ultimi due trimestri potrebbero essere un’anomalia, ma i volumi di transazione dovrebbero precipitare per non raggiungere questi numeri: se anche Bitcoin dovesse “passare di moda”, abbiamo visto come non manchino i sostituti, primo tra tutti Ethereum.]
Andando nei dettagli, tuttavia, si vede come nonostante i proclami di sempre maggiore interesse da parte degli investitori istituzionali, 95% dei ricavi sono ancora derivati da clienti retail sulla app, dove pagano in media una commissione di 1,5%, che non è assolutamente competitiva nel mondo crypto ma nemmeno nel trading azionario: è questa la principale minaccia ai fondamentali di COIN nel medio-lungo periodo.
E come se non bastasse, ieri COIN ha annunciato l’emissione di una nuova obbligazione convertibile da $1,25 miliardi (i dettagli non sono al momento noti, ma la cedola dovrebbe essere tra 0% e 0,5% e il premio di conversione di 55%-60%). Secondo l’azienda:
“This capital raise represents an opportunity to bolster Coinbase’s already strong balance sheet with low-cost capital that maintains operating freedom and minimizes dilution for Coinbase’s stockholders.”Ricapitolando:
- Coinbase decide per un direct listing perché non ha bisogno di nuove risorse
- Dal primo giorno di quotazione gli azionisti sfruttano l’euforia del momento per scaricare le proprie partecipazioni (vedi andamento del prezzo: in un direct listing non ci sono periodi di lock-up nei quali non possono vendere)
- Appena hanno finito, annunciano di voler raccogliere nuovo capitale tramite un’emissione convertibile
Dato il crescente interesse per le Cryptocurrency, sempre più banche o società(tipo Paypal) permetteranno ai propri clienti di comprare direttamente cryptovalute,quindi senza dover passare da exchange come Coinbase.
RispondiEliminaInoltre le società che volessero investire o detenere parte della loro liquidità in cryptocurrency, potrebbero operare direttamente sulla rete Bitcoin (o di qualsiasi altra crypto lo permetta), come ha fatto Tesla ad esempio, diminuendo i costi ed evitando eventuali problemi di sicurezza che potrebbero colpire gli exchange.
Non vedo un vantaggio competitivo durevole per Coinbase, a meno che non implementi molti servizi accessori o faccia accordi con banche e intermediari finanziari.
Penso che la soluzione migliore (come sottolineato nel post precedente) sia l'acquisizione di un'altro exchange a questo punto.
PS. senza considerare l'effetto di altri tweet di Elon musk!!
con commissioni così alte la quota di ricavi da istituzionali al 5% del totale è molto difficile che cresca.
RispondiEliminaSono costi commissionali comparabili al 7 per mille di una volta, cioè quelle di negoziazione all'ufficio titoli della filiale in banca.
Poi è arrivato l'online e gli etf, e la negoziazione è diventata "quasi" una commodity (commissioni fisse, ecc.)
Da ciò che scrivi, gentile Matteo, a me sembra che in Coin vogliano sfruttare il momento magico di quasi-monopolio e far più cassa possibile (che c...o emetti una obbligazione convertibile? Ti sei appena quotato e già fai un'altra vendita?). Ciao
la Cina ha appena vietato le transazioni in criptovalute, forse qualcuno lo sapeva già https://www.youtube.com/watch?v=HhR2WcUSk1c.
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