Citi
Tre temi continueranno a dominare il 2016:
- Fondamentali: in un mondo a bassa crescita, la preferenza rimane per le strategie momentum e quelle basate su FCF.
- Liquidità: con il rinnovato QE, la BCE agirà come una specie di put sulla crescita nominale del PIL. I settori da privilegiare sono quelli che beneficiano da una situazione economica in miglioramento (maggiore leva operativa ed elevata esposizione all’Europa); aziende con dividendi “sicuri e ragionevoli” (perché i tassi rimarranno bassi); aziende che sono in fase di “de-equitisation” (l’enorme differenza tra il costo del debito ed il costo dei mezzi propri continua a favorire i buyback -> aziende con strutture patrimoniali solide ed eccesso di FCF); settori ed aziende con esposizione al dollaro.
- Struttura patrimoniale: dati i rischi nel ciclo della liquidità e del credito, preferire aziende con stabile generazione di FCF.
- Overweight: banche, assicurazioni, media, energia (oil & gas), real estate, tecnologia
- Neutral: auto, risorse di base (mining), costruzioni, retail, utilities
- Underweight: chimici, beni di consumo, farmaceutici, industriali, telecom
Nel breve periodo, rimane tatticamente bullish sulle azioni, ma per il 2016 prevede solo un possibile aumento di 3% per MSCI Europe (crescita di 1% degli utili e no espansione dei multipli).
Principali raccomandazioni:
- Commodities: storicamente, i settori dell’energia e delle materie prime sono tra quelli migliori quando inizia un ciclo di rialzo dei tassi d’interesse da parte della Fed.
- Settori ciclici rispetto a quelli difensivi: i primi tendono a sovraperformare in caso di rialzo dei tassi, e le loro valutazioni attuali sono migliori.
- Value rispetto a growth: la sottoperformance delle strategie value su periodi di 10 anni è tornata ai livelli visti nella bolla Internet, ed il motivo principale è stato la minor crescita degli utili.
- Banche, ma con un overweight ridotto: data la probabile ulteriore espansione della BCE (e le conseguenti previsioni di tassi bassi ancora per molto tempo), la tesi sulle banche rimane intatta ma meno persuasiva.
- Settori con esposizione alle spese aziendali rispetto a quelli con maggiore esposizione ai consumatori: questi settori sono tra i meno costosi in assoluto, sia in termini relativi che assoluti.
- Svezia: al momento non ci sono paesi così attraenti in Europa come era l’Italia lo scorso anno. La Svezia è tra i pochi a brillare: la crescita del PIL è attesa al 3% (la seconda migliore in Europa dopo l’Irlanda), i consumi dovrebbero mantenersi elevati sulla spinta della buona situazione del mercato del lavoro e di tagli fiscali alle famiglie, e SEK debole continuerà a favorire le esportazioni. Tutto questo assieme al fatto che il mercato azionario è relativamente poco costoso e con una forte esposizione ai titoli ciclici.
In termini macro, i temi principali sono di puntare sui settori che beneficiano della ripresa dell’economia europea (banche, materiali da costruzione) e di un ulteriore rafforzamento del dollaro (tecnologia, farmaceutici, linee aeree). Più cauta sui settori con un’esposizione diretta alle commodities (energia, minerari, industriali), ai consumatori nei mercati emergenti (industriali, lusso, beni di consumo) e quelli “bond-proxy” (real estate, infrastrutture, utilities).
A livello di singolo settore, queste sono le preferenze:
- Banche: uno dei settori da privilegiare, perché tra i ciclici è quello che ha la maggiore esposizione all’economia interna europea. Le valutazioni rimangono buone e le banche dovrebbero beneficiare da un rialzo dei tassi d’interesse e dalle attese di aumento nell’inflazione. Tra i singoli titoli: Lloyds, Barclays, Swedbank, DNB, Danske, ING, Sociètè Gènèrale e Unicredit.
- Tecnologia: altro settore favorito, soprattutto per l’esposizione agli US (circa 25% del fatturato) e perché la performance è rimasta indietro rispetto ai miglioramenti della redditività. Titoli preferiti: Nokia, SAP e Infineon.
- Farmaceutici: il settore difensivo da privilegiare, essendo quello con maggior esposizione al dollaro (35% del fatturato) e non avendo troppa esposizione ai mercati emergenti (come invece hanno i beni di consumo). Titoli preferiti: tra le large-cap Roche e AstraZeneca, tra le mid-cap UCB e Actelion.
- Materiali da costruzione: altro settore che è sensibile ai miglioramenti nell’economia europea ed al tasso di disoccupazione (che DB prevede in diminuzione), anche se è più caro di banche e tecnologia, trattando a premio rispetto al P/E storico. Titoli preferiti: Saint Gobain, LafargeHolcim e Heidelberg Cement.
- Auto: anche il settore automobilistico dovrebbe beneficiare della situazione economica (circa 50% del fatturato è generato in Europa), ma lo scandalo Volkswagen ha portato maggiore incertezza riguardo la redditività futura. Titoli preferiti: Renault, Daimler e Faurecia (tra i produttori di componenti).
- Assicurazioni: tra i fattori positivi, la bassa esposizione ai mercati emergenti, che ha permesso un continuo miglioramento degli utili e contribuito alla buona performance negli ultimi 4 anni. Tra i fattori negativi, l’elevata correlazione con gli spread del credito, che previsti in aumento. Titoli preferiti: AXA e Aviva.
- Media: altro settore che è andato bene negli ultimi anni grazie al dollaro ed alla bassa esposizione ai mercati emergenti. Le valutazioni non sono tuttavia così attraenti come in altri settori. Titoli preferiti: Sky, Informa, ProSiebenSat.1 e Wolters Kluwer.
- Real estate: l’esposizione geografica è un plus (le maggiori società immobiliari generano oltre 70% del fatturato nel continente), ma l’intero settore è una sorta di proxy per i tassi d’interesse. L’eccellente performance degli ultimi anni è dovuta in gran parte ai tassi in contrazione, mentre l’opposto potrebbe succedere se e quando risaliranno. In termini di valutazioni, il dividend yield del settore si è contratto a causa dell’aumento delle quotazioni, ed è oggi quasi in linea con il mercato azionario in generale. Titoli preferiti: Merlin Properties, CA Immo, LEG e Hammerson.
- Trasporti: preferenza per le linee aeree, spinte di nuovo dalla forza del dollaro e dal basso prezzo del petrolio, rispetto alle infrastrutture. Titolo preferito: Ryanair.
- Telecom: settore non particolarmente attraente: i fondamentali sono buoni ma non eccezionali (FCF aggregato dovrebbe essere negativo nel 2015), ma le valutazioni cominciano ad essere troppo elevate. Inoltre, le tlc sono tra le aziende più leveraged, e quindi tra le più sensibili ad un allargamento degli spread del credito. Nessun titolo piace particolarmente.
- Utilities: le valutazioni sono tra le più attraenti in tutto il continente, ma il settore si muove in linea con il prezzo del petrolio ed è tra quelli con il maggior debito finanziario.
- Food & beverages: il settore ha retto in maniera egregia nonostante l’elevata esposizione ai mercati emergenti, ma è vulnerabile ad un ulteriore deprezzamento delle valute in questi paesi. La loro performance recente è vicina ai massimi degli ultimi 15 anni e le valutazioni sono a premio. Titoli preferiti: British American Tobacco, Heineken e Unilever.
- Mining: nonostante il crollo di oltre 50% di molti metalli industriali dal 2011, l’esposizione significativa ai mercati emergenti e la debolezza di molte materie prime puntano ad un’ulteriore performance debole per il prossimo anno. L’elevata leva finanziaria non aiuta in questa situazione. Titoli preferiti: Rio Tinto e Randgold.
- Energia: il possibile rialzo dei tassi in US sarà un fardello per il prezzo del petrolio, che continuerà a faticare a ritornare ai prezzi del 2010-2014. Il settore è tuttavia il più cheap in Europa (soprattutto in termini di dividend yield) e la leva finanziaria non è un problema per le aziende integrated (un po’ di più per gli E&P). Titoli preferiti: Shell, BP e Total. Da evitare: Statoil e Repsol.
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