La mia conclusione all’epoca era stata che un valore equo era attorno a £2,7 (con una valutazione molto semplicistica e conservativa: utili in aumento e multiplo più elevato potevano tranquillamente giustificare un valore intrinseco più alto), e che quindi preferivo aspettare: il prezzo è invero sceso fino a £2 - ma non ho comunque fatto niente – per poi risalire, seppur con molta volatilità, fino ai £3,7 odierni.
Date le vicissitudini recenti (Turchia e Argentina, ma anche il mercato cinese), potrebbe essere il momento di ritornare sui mercati emergenti, magari proprio attraverso un gestore attivo che dovrebbe fare bene in queste situazioni?
Oggi Ashmore tratta a:
- P/E (1 anno): 17x
- P/E (5 anni): 18x
- Dividend yield: 4,6%
Il motivo è evidente: le management fees continuano a diminuire. Non è un segreto che anche nei mercati emergenti i fondi passivi e gli ETF stiano guadagnando quote di mercato e mettendo sotto pressione le commissioni. Ed in un mercato caratterizzato da ampia liquidità e bassa volatilità è molto difficile per un gestore attivo avere rendimenti in eccesso tali da giustificare le performance fees.
Ripetendo la valutazione precedente con i numeri attuali:
- Utili normalizzati: £0,18 / £0,20
- Multiplo: 10x-12x
- Liquidità netta: £0,65/azione
- → Valore intrinseco: £2,45 - £3,05
Ribadisco che Ashmore rimane un’azienda molto interessante, ma non sono sicuro di quello che possa essere il suo earnings power normalizzato. Per un acquirente strategico in una transazione privata potrebbe valere molto più di 4% degli AuM al quale tratta oggi. Il problema è che il punto di forza di Ashmore è la sua imprenditorialità: l’eventuale acquirente potrebbe essere solo un grosso asset manager (Franklin Templeton, Amundi, T Rowe Price, …), all’interno del quale finirebbe per essere uno dei tanti dipartimenti con prodotti da vendere e budget da rispettare. È difficile che qualcuno decida di pagare un premio con il rischio di vedere i migliori gestori (l’asset più di valore in queste transazioni) andarsene subito in altre boutique.
Al prezzo attuale, sembra che gli scossoni in EM non abbiano ancora causato un vero e proprio panico: di nuovo, preferisco attendere tempi migliori (o peggiori, a seconda di come la si vuol vedere).
Post scriptum. Per chi fosse interessato, ho trovato un altro asset manager dedicato ai mercati emergenti e di frontiera, City of London Investment Group (CLIG LN): molto più piccolo di Ashmore sia in termini di AuM ($5 mld vs $74 mld) che di capitalizzazione (£110 ml vs £2,6 miliardi), ma anche molto più a buon mercato:
- P/E (1 anno): 11x
- P/E (5 anni): 14x
- Dividend yield: 6,5%
Post post scriptum. Se qualcuno conoscesse ed avesse analizzato asset manager simili, non necessariamente specializzati in EM, sarei molto interessato ad approfondire.
Su City of London ho trovato un'analisi di Maynard Patton, value investor inglese:
RispondiEliminahttps://maynardpaton.com/2018/08/01/city-of-london-investment-fees-cut-forecasts-reduced-funds-underperform-but-lifted-dividend-offers-6-8-income/#comments
Ci sono gli aggiornamenti nei commenti al post (ultimo del 9 novembre 2018)
grazie, molto utile
Eliminasegnalo l'update:
RispondiEliminahttps://maynardpaton.com/2019/01/18/city-of-london-investment-dividend-yield-now-7-5-as-h1-profit-drops-21-and-tough-markets-extend-wait-for-significant-new-clients/