Il 31 dicembre è il momento nel quale cui si tirano le somme su quanto accaduto nel corso dell’anno, e si stilano le classifiche delle cose migliori e peggiori che sono successe. In maniera simile, ho deciso di riconsiderare tutti i post pubblicati dall’inizio del blog (luglio 2013) e fare alcune considerazioni ex-post su quelli che ritengo più significativi.
mercoledì 30 dicembre 2015
lunedì 21 dicembre 2015
Storie del 2015 (I): Yahoo!, quando 2+2 fa 3
Yahoo! è una delle aziende preferite al momento da molti fondi activist, con il prezzo che nel corso dell’anno è sceso di oltre un terzo da $50 a $33.
La tesi proposta è molto semplice: la partecipazione in Alibaba vale oggi $31,8 miliardi; quella in Yahoo! Japan $8,3 miliardi; e la liquidità netta è $6,8 miliardi, per un totale di $46,9 miliardi. Poiché Yahoo! capitalizza “solo” $31,2 miliardi, la sua partecipazione in Alibaba vale più dell’intero gruppo. [Nota: questi sono i calcoli che si leggono spesso, ma non sono corretti: le due partecipazioni vanno considerate al netto della tassazione sulle plusvalenze, che è il principale punto in discussione in uno spin-off; considerando le tasse, il valore totale delle partecipazioni scende a circa $32,8 miliardi.]
La tesi proposta è molto semplice: la partecipazione in Alibaba vale oggi $31,8 miliardi; quella in Yahoo! Japan $8,3 miliardi; e la liquidità netta è $6,8 miliardi, per un totale di $46,9 miliardi. Poiché Yahoo! capitalizza “solo” $31,2 miliardi, la sua partecipazione in Alibaba vale più dell’intero gruppo. [Nota: questi sono i calcoli che si leggono spesso, ma non sono corretti: le due partecipazioni vanno considerate al netto della tassazione sulle plusvalenze, che è il principale punto in discussione in uno spin-off; considerando le tasse, il valore totale delle partecipazioni scende a circa $32,8 miliardi.]
martedì 15 dicembre 2015
È l’ora di spolverare la sfera di cristallo (Parte II)
Altre previsioni per il prossimo anno, questa volta per l’azionario europeo con le preferenze a livello settoriale e qualche top pick: per quello che valgono, ci sono molte opinioni discordanti. [Nota: tutte le considerazioni e previsioni sono delle banche citate, non mie.]
giovedì 10 dicembre 2015
Un’idea per il 2016: short renminbi
“I’m convinced that everything that’s important in investing is counterintuitive, and everything that’s obvious is wrong (Charlie Munger)”Post molto lungo ed articolato (lo so, sono prolisso), ma necessario per dettagliare la mia tesi e soprattutto perché qualcuno possa identificarne gli eventuali punti deboli: le critiche (argomentate) sono benvenute. Comincio quindi con le conclusioni. [Vale il solito noioso disclaimer: oggi lettore è pregato di fare le proprie analisi e considerazioni, anche e soprattutto sull’idoneità degli investimenti alle proprie caratteristiche finanziarie.]
“If something cannot go on forever, it will stop (Herbert Stein's Law)”
Etichette:
deflazione,
moneta,
opzioni,
peg,
politica monetaria,
protezione,
put,
reflazione,
renminbi,
short,
svalutazione,
tail-risk,
yuan
mercoledì 2 dicembre 2015
È l’ora di spolverare la sfera di cristallo…
Come ogni anno, è cominciata la stagione delle (spesso inutili) previsioni su cosa succederà nel 2016.
Ho raccolto qui sotto (cliccate sulle immagini per ingrandirle) i principali consigli di alcune banche d’affari: per il momento Société Générale, Goldman Sachs e Morgan Stanley (altre seguiranno quando le trovo).
Ho raccolto qui sotto (cliccate sulle immagini per ingrandirle) i principali consigli di alcune banche d’affari: per il momento Société Générale, Goldman Sachs e Morgan Stanley (altre seguiranno quando le trovo).
lunedì 23 novembre 2015
"What I have learnt at Fundsmith in the past five years"
Assolutamente da leggere: "What I have learnt at Fundsmith in the past five years"
Stock picking
Stock picking
"One thing I have observed is the obsession of market commentators, investors and advisers with macroeconomics, interest rates, quantitative easing, asset allocation, regional geographic allocation, currencies, developed markets versus emerging markets — whereas they almost never talk about investing in good companies."
giovedì 12 novembre 2015
Asset managers: the Italian job?
In termini di performance, da inizio anno i risultati mostrano una elevata dispersione (si va da -48% per Och-Ziff, un hedge fund, a +106% per Anima), ma con una prevalenza di rendimenti negativi: tra le società in positivo spiccano i gestori italiani. Questo andamento bipolare può essere in gran parte spiegato dalle montagne russe dei mercati finanziari nel 2015, e con il fatto che molti investitori istituzionali hanno ritirato significative somme (in primo luogo sovereing wealth funds in Asia e Medio Oriente, per far fronte a vari problemi interni, incluso il calo delle commodities). Riducendo l’analisi ai rendimenti a partire da questa estate (il 17 agosto giorno è stato preso come riferimento perché quel giorno l’indice S&P 500 è “crollato” sui rumours di problemi in Cina), le performance negative sono ancora superiori come quantità, anche se molte hanno recuperato gran parte - se non tutto - il calo accusato da allora.
mercoledì 4 novembre 2015
IPO di IBL Banca
È in corso (fino a 11 novembre) il collocamento delle azioni di IBL Banca, specializzata nel credito al consumo e cessione del quinto.
Etichette:
Banca IFIS,
banche,
comprehensive income,
NPL,
P/BV,
P/E,
ROE
mercoledì 28 ottobre 2015
Altre lezioni che continuiamo ad imparare a nostre spese
“Insanity: doing the same thing over and over again and expecting different results. (Albert Einstein)”
- Solo perché un mercato/titolo è sceso significativamente, non significa che sia “cheap” né che risalirà: qualcosa “a buon prezzo” può diventare “a prezzo di saldo”, e sono più i titoli che vanno a zero di quelli che volano verso l’infinito. (Vedi banche greche).
venerdì 16 ottobre 2015
Ancora su Glencore (oltre a banche, Tesla e Volkswagen)
Una delle aziende più “chiacchierate” dell’ultimo periodo, oltre a Volkswagen, è senz’altro Glencore, risalita del 75% dai minimi di settembre ma comunque ben lontana dai prezzi di due-tre anni fa.
La domanda che molti si pongono è se GLEN riuscirà a ridurre il proprio debito o se sarà piuttosto il prossimo big credit event. La società si è affannata a rassicurare i mercati, e molti si sono spesi per dimostrare che non sarà la prossima Lehman Brothers (tra i tanti, Deutsch Bank e Streetwise Professor).
La domanda che molti si pongono è se GLEN riuscirà a ridurre il proprio debito o se sarà piuttosto il prossimo big credit event. La società si è affannata a rassicurare i mercati, e molti si sono spesi per dimostrare che non sarà la prossima Lehman Brothers (tra i tanti, Deutsch Bank e Streetwise Professor).
Etichette:
analisti,
banche,
commodities,
credit,
debito,
materie prime,
rating,
short-seller,
Tesla,
trader
mercoledì 7 ottobre 2015
"Red Notice"
Ho finito di leggere Red Notice di Bill Browder (Hermitage Capital), un gestore americano che negli anni 2000 era il maggior investitore estero in Russia. Lettura altamente consigliata a chiunque sia interessato ad investire in quel paese ed altri simili: la storia raccontata nel libro di come i russi sequestrano i “sigilli” delle aziende controllate da Hermitage per poterle gestire a loro piacimento è molto comune in Cina.
giovedì 1 ottobre 2015
È il momento di investire nei mercati emergenti?
Il recente sell-off delle valute di molti paesi emergenti ha portato ad una rapida uscita dai fondi obbligazionari ed azionari ad essi dedicati. Come ricorda questo articolo del Financial Times non si tratta di una situazione nuova, in quanto la performance negativa di queste valute è iniziata nel 2011, come si può vedere anche dall’andamento di un ETF che investe in local currency bonds.
È quindi il momento di cominciare ad accumulare attività in EM in perfetto stile contrarian?
È quindi il momento di cominciare ad accumulare attività in EM in perfetto stile contrarian?
lunedì 28 settembre 2015
McDonald’s: la prossima Tesco?
[Disclaimer: sono stato azionista di Tesco dal 2004 fino a pochi mesi fa: considerando il prezzo di acquisto ed i dividendi percepiti il rendimento è stato comunque positivo, ma di sicuro non un successo.]
Fino ad alcuni anni fa, Tesco era un’azione molto apprezzata dagli investitori value: non solo aveva Warren Buffett tra i maggiori azionisti, ma era spesso consigliata in forum come il Value Investor Club. Quando sono cominciati i problemi e gli utili sono crollati, molti continuavano a guardare ai fantastici risultati storici e ritenevano possibile un rapido turnaround (me compreso: grosso sbaglio…).
Oggi McDonald’s (MCD:US) è un’azione molto popolare tra gli investitori value: Larry Robbins di Glenview Capital ritiene che valga fino a $169 rispetto agli attuali $98. Anche se gli utili recenti sono stati deludenti, in molti guardano ai rendimenti passati e pensano che un rapido turnaround sia possibile.
Fino ad alcuni anni fa, Tesco era un’azione molto apprezzata dagli investitori value: non solo aveva Warren Buffett tra i maggiori azionisti, ma era spesso consigliata in forum come il Value Investor Club. Quando sono cominciati i problemi e gli utili sono crollati, molti continuavano a guardare ai fantastici risultati storici e ritenevano possibile un rapido turnaround (me compreso: grosso sbaglio…).
Oggi McDonald’s (MCD:US) è un’azione molto popolare tra gli investitori value: Larry Robbins di Glenview Capital ritiene che valga fino a $169 rispetto agli attuali $98. Anche se gli utili recenti sono stati deludenti, in molti guardano ai rendimenti passati e pensano che un rapido turnaround sia possibile.
Etichette:
debito,
margini,
McDonald's,
ROIC,
Tesco,
turnaround
giovedì 17 settembre 2015
Bolla Tech (parte IV): Alibaba
Molto discussa in questi giorni è la situazione di Alibaba (BABA:US): dopo essere salita dai $68 dell’IPO fino a $115 (+70%), oggi è tornata su quei livelli ($67) per un calo di oltre 40% dal picco.
Ad aprire le danze è stato Barron’s con un articolo molto critico nel quale afferma che un ulteriore crollo del 50% è più probabile di una rapida risalita fino ai prezzi dello scorso anno: questo a causa soprattutto del rallentamento dell’economia cinese, dell’aumentata competizione nel mercato domestico dell’e-commerce e del fatto che la cultura e la corporate governance aziendali sono sempre più sotto la lente d’ingrandimento degli investitori. A questo si aggiunge il fatto che tra pochi giorni scade il periodo di lock-up seguente l’IPO: circa 1,6 miliardi delle 2,5 miliardi di azioni esistenti saranno disponibili per la vendita, mettendo ulteriore pressione ribassista al prezzo di mercato (anche se Alibaba ha fatto sapere che i possessori di 1,45 miliardi di azioni hanno promesso di non vendere e che è in programma un buyback da $4 miliardi, ovvero circa 60 milioni di azioni).
Ad aprire le danze è stato Barron’s con un articolo molto critico nel quale afferma che un ulteriore crollo del 50% è più probabile di una rapida risalita fino ai prezzi dello scorso anno: questo a causa soprattutto del rallentamento dell’economia cinese, dell’aumentata competizione nel mercato domestico dell’e-commerce e del fatto che la cultura e la corporate governance aziendali sono sempre più sotto la lente d’ingrandimento degli investitori. A questo si aggiunge il fatto che tra pochi giorni scade il periodo di lock-up seguente l’IPO: circa 1,6 miliardi delle 2,5 miliardi di azioni esistenti saranno disponibili per la vendita, mettendo ulteriore pressione ribassista al prezzo di mercato (anche se Alibaba ha fatto sapere che i possessori di 1,45 miliardi di azioni hanno promesso di non vendere e che è in programma un buyback da $4 miliardi, ovvero circa 60 milioni di azioni).
venerdì 11 settembre 2015
Quote of the week
Negli ultimi 6 anni di tassi zero e quantitative easing abbiamo assistito a molte cose interessanti ed eccentriche, ma niente batte probabilmente quanto detto nella call sui risultati del secondo trimestre di RCI Hospitality (RICK:US), un’azienda americana quotata al Nasdaq che gestisce “club per adulti” (non chiedetemi come sono arrivato alla trascrizione della call…).
martedì 8 settembre 2015
Commodity traders: Glencore
Ennesimo eccellente articolo di FT-Alphaville sui risultati di Glencore (GLEN:LN). Dopo le accuse di manipolazioni contabili a Noble Group, l’attenzione si è adesso spostata un altro commodity trader, i cui profitti sono crollati nei primi 6 mesi dell’anno ed il cui prezzo è ai minimi da quando si è quotata (-75% dall’IPO nel 2011).
Etichette:
commodities,
credit,
materie prime,
rating,
trader
venerdì 4 settembre 2015
Upside/downside capture
Con l’aumento della volatilità e delle notizie negative nel mese di agosto, sono (ri)cominciati i classici articoli su cosa fare per proteggersi dai crash dei mercati azionari. La risposta in genere è sempre la stessa: diversificazione.
L’idea è di essere esposti a più asset class sulla base della loro (presunta?) bassa correlazione con le azioni. Grazie al fatto che oggi molte strategie sono accessibili anche per il retail, negli ultimi anni gli investitori sono diventati sempre più sofisticati, aggiungendo alle normali azioni ed obbligazioni anche strumenti più “esotici”: commodities, valute, hedge funds, private equity, altri investimenti illiquidi, …
L’idea è di essere esposti a più asset class sulla base della loro (presunta?) bassa correlazione con le azioni. Grazie al fatto che oggi molte strategie sono accessibili anche per il retail, negli ultimi anni gli investitori sono diventati sempre più sofisticati, aggiungendo alle normali azioni ed obbligazioni anche strumenti più “esotici”: commodities, valute, hedge funds, private equity, altri investimenti illiquidi, …
giovedì 27 agosto 2015
Bolla tech (parte III): Rocket Internet
Tra i compiti che avevo per le vacanze, mi ero ripromesso di analizzare Rocket Internet (RKET:GR) per vedere se l’euforia per il settore tecnologico non fosse limitata alla Silicon Valley ma si fosse estesa anche all’Europa. Come spesso succede, il mercato è stato più veloce di me, nonché più brutale: da febbraio il titolo è crollato di oltre il 50%, e del 20% nel solo mese di agosto.
Etichette:
bolla,
start-up,
unicorns,
venture capital
giovedì 30 luglio 2015
Bolla tech (parte II): network effect
Un veloce follow-up al post precedente: ho trovato questo articolo di Scott Fearon nel quale fa notare che molto di quello che oggi è venduto agli investitori come high-tech è in realtà molto low-tech:
“But what seems different to me about the current tech boom is just how un-technological most of the players are. Uber lets you hail someone else’s car, AirBnB lets you sleep in someone else’s bed, and Snapchat lets teenagers erase naughty messages before their parents see them. It’s hard to see any significant technological moats around those ideas.”
venerdì 24 luglio 2015
C’è qualcosa di marcio nel settore delle commodities…
Come se non bastasse il crollo dei prezzi, tornati in molti casi ai livelli del 2002, questo articolo del Financial Times evidenzia la scarsa trasparenza nei conti di uno dei maggiori trader mondiali, Noble Group.
The critics allege the Hong Kong-based company — which acts as a middleman for buyers and sellers of oil, coal, iron ore and metals — is providing a misleading picture of its financial performance. They claim Singapore-listed Noble has pushed the limits of international accounting standards, so that it can record profits on long-term deals to source and supply commodities well before the company receives any cash payments.
Etichette:
banche,
commodities,
materie prime,
trader
venerdì 17 luglio 2015
To hedge or not to hedge, questo è il problema
Complici le oscillazioni dell’euro in una direzione o nell’altra, molti risparmiatori preferiscono orientarsi verso investimenti dove l’esposizione valutaria è “coperta”. [D’ora in avanti queste strategie saranno indentificate come hedged, mentre quelle senza copertura sono unhedged.] A questo sono spinti anche e soprattutto dal marketing dell’industria del risparmio gestito che promuove continuamente l’idea che “le strategie hedged sono meno rischiose, hanno tutti i vantaggi e nessuna controindicazione”. Come al solito, non è esattamente così.
Etichette:
correlazione,
currency,
hedged,
unhedged,
valute
giovedì 9 luglio 2015
Bolla tech? Don’t worry: Andreessen Horowitz dice che va tutto bene…
Dopo la Grecia e la Cina, uno degli argomenti più discussi delle ultime settimane è se vi sia una nuova bolla nel settore tech, soprattutto nei cosiddetti unicorns, ovvero start-up non ancora pubbliche ma che hanno già raggiunto una valutazione implicita di oltre $1 miliardo (quasi sempre senza aver ancora conseguito utili).
Fortunatamente, come riporta questo articolo, Andreessen Horowitz (AH) ci tranquillizza sul fatto che la situazione attuale è di gran lunga migliore della fine degli anni 1990. [AH è una delle più famose società di venture capital al mondo, avendo finanziato tra le tante Facebook, Twitter, Skype, Groupon, Pinterest e Airbnb; precedentemente, uno dei due fondatori, Marc Andreessen, aveva fondato Netscape. Per chi fosse interessato, lo slideshow della presentazione è disponibile qui.]
Fortunatamente, come riporta questo articolo, Andreessen Horowitz (AH) ci tranquillizza sul fatto che la situazione attuale è di gran lunga migliore della fine degli anni 1990. [AH è una delle più famose società di venture capital al mondo, avendo finanziato tra le tante Facebook, Twitter, Skype, Groupon, Pinterest e Airbnb; precedentemente, uno dei due fondatori, Marc Andreessen, aveva fondato Netscape. Per chi fosse interessato, lo slideshow della presentazione è disponibile qui.]
giovedì 2 luglio 2015
Performance primo semestre
Come ogni semestre, è tempo di esami per il portafoglio proposto ad inizio anno (15 idee per il 2015): sei mesi sono sempre pochi per valutare una strategia azionaria, ma è comunque utile seguire l’andamento dei titoli, soprattutto in periodi “volatili”.
La filosofia di base è di investire in small/mid-caps con buoni fondamentali, management competente e spesso ignorate dal sell-side, con l’obiettivo di mantenerle per 2-5 anni e basso turnover. In genere si tratta di aziende “noiose” e tutt’altro che eccitanti a livello mediatico.
La filosofia di base è di investire in small/mid-caps con buoni fondamentali, management competente e spesso ignorate dal sell-side, con l’obiettivo di mantenerle per 2-5 anni e basso turnover. In genere si tratta di aziende “noiose” e tutt’altro che eccitanti a livello mediatico.
Etichette:
April,
Ashmore,
Atrium,
Bois Sauvage,
CNIM,
Grenke,
Indus,
JZ Capital Partners,
KAS,
Kennedy Wilson,
Leoni,
TFF,
Thermador,
Total Produce,
VIB
lunedì 29 giugno 2015
È l’ora di dire addio alle strategie attive? (parte II)
Una delle conclusioni del post precedente era: “[…] In questa situazione, le buone strategie attive dovrebbero ribaltare la classifica degli ultimi anni (ma occorre saper distinguere i gestori veramente attivi dai closet indexers).” Come si riconosce quindi una buona strategia attiva?
Come già detto, il dibattito va avanti da anni: nonostante migliaia di dati e l’utilizzo di sofisticate tecniche statistiche, le conclusioni sono spesso discordanti. Questo è prevedibile, poiché questi studi usano differenti fonti per i dati, differenti periodi per l’analisi e differenti metodologie, senza ovviamente dimenticare che sono soggette ai normali bias della mente umana.
Come già detto, il dibattito va avanti da anni: nonostante migliaia di dati e l’utilizzo di sofisticate tecniche statistiche, le conclusioni sono spesso discordanti. Questo è prevedibile, poiché questi studi usano differenti fonti per i dati, differenti periodi per l’analisi e differenti metodologie, senza ovviamente dimenticare che sono soggette ai normali bias della mente umana.
giovedì 25 giugno 2015
È l’ora di dire addio alle strategie attive?
Le discussioni se siano migliori le strategie attive o quelle passive sono vecchie ormai di oltre 30 anni, da quando negli anni 1970 furono introdotti i primi fondi passivi. E mai come oggi le gestioni attive sembrano essere sotto assedio: sono infatti numerosi gli studi che dimostrano come oltre 80% dei fondi comuni abbia ogni anno una performance peggiore del benchmark di riferimento, e questo succede da anni.
giovedì 18 giugno 2015
“I passed on Berkshire Hathaway at $97 per share”
Interessante articolo di un tipo che non conoscevo ma che sembra avere un eccellente background: "I Passed on Berkshire Hathaway at $97 Per Share"
Molto utili soprattutto le lezioni che ha imparato, che non dovrebbero essere una novità per un investitore di lungo periodo.
Molto utili soprattutto le lezioni che ha imparato, che non dovrebbero essere una novità per un investitore di lungo periodo.
venerdì 5 giugno 2015
Contest: "Blind stock valuation"
Follow-up del post precedente, e più un esperimento che una gara.
Come detto il processo di stock picking è composto da due attività distinte: la valutazione e la selezione di uno specifico investimento. Purtroppo, come succede quando si incontra una persona per la prima volta, la decisione se ci piace o meno è spesso dettata dall’impressione immediata che abbiamo: quel sentimento (di pancia?) che l’azienda X è amata/odiata dagli investitori, gestita bene/male, a bassa/alta crescita, ad elevato potenziale/con nessun futuro, … Quello che facciamo è stabilire sul momento se l’azienda in questione è “buona” o “cattiva”.
Come detto il processo di stock picking è composto da due attività distinte: la valutazione e la selezione di uno specifico investimento. Purtroppo, come succede quando si incontra una persona per la prima volta, la decisione se ci piace o meno è spesso dettata dall’impressione immediata che abbiamo: quel sentimento (di pancia?) che l’azienda X è amata/odiata dagli investitori, gestita bene/male, a bassa/alta crescita, ad elevato potenziale/con nessun futuro, … Quello che facciamo è stabilire sul momento se l’azienda in questione è “buona” o “cattiva”.
lunedì 1 giugno 2015
Stock picking: arte o scienza?
“100% of the information you have about any business reflects the past, and 100% of the value of that business depends on the future” (Bill Miller)La risposta alla domanda nel titolo sembra ovvia: per chiunque faccia stock picking, selezionare un’azione è un’arte!
“Everybody on Wall Street is so smart that their brilliance offsets each other. And that whatever they know is already reflected in the level of stock prices, pretty much, and consequently, what happens in the future represents what they don’t know.” (Charles Brandes)
mercoledì 27 maggio 2015
MPS: altro giro, altra corsa
Dopo la ricapitalizzazione da €5 miliardi dello scorso anno, Banca Monte dei Paschi è di nuovo sul mercato con una ulteriore richiesta per €3 miliardi (ed a breve lo stesso accadrà per Banca Carige). Nessuna delle due banche rientra nel mio radar screen, ma è sempre interessante analizzare come sono strutturate e prezzate queste operazioni.
lunedì 25 maggio 2015
IPO di Massimo Zanetti Beverage Group
Dal 18 al 28 maggio è in corso l’offerta di vendita e sottoscrizione che porterà la società Massimo Zanetti Beverage Group (MZBG) ad essere quotata sul segmento STAR di Borsa Italiana. L’offerta riguarda un massimo di 11 milioni di azioni (1,2 milioni riservate ad investitori retail italiani e 9,8 milioni per investitori istituzionali globali), delle quali 4,7 milioni messe in vendita dall’azionista MZ Industries (posseduta dalla famiglia di Massimo Zanetti) e 6,3 milioni rivenienti da un aumento di capitale. A seguito dell’operazione, MZ Industries avrà il 67,9% del capitale mentre il flottante sarà del 32,1% (che può salire a 35,6% a seguito dell’esercizio integrale della greenshoe).
Alla forchetta di prezzo indicata (€11,60 - €15,75) l’operazione ha un valore complessivo compreso tra €128 milioni e €173 milioni (al lordo dei costi dell’IPO); tuttavia, poiché parte delle azioni sono vendute dall’azionista attuale, la società otterrà nuove risorse per soli €73-€99 milioni. Con 34,3 milioni di azioni in circolazione post-IPO, la capitalizzazione attesa è tra €398 milioni e €540 milioni.
Alla forchetta di prezzo indicata (€11,60 - €15,75) l’operazione ha un valore complessivo compreso tra €128 milioni e €173 milioni (al lordo dei costi dell’IPO); tuttavia, poiché parte delle azioni sono vendute dall’azionista attuale, la società otterrà nuove risorse per soli €73-€99 milioni. Con 34,3 milioni di azioni in circolazione post-IPO, la capitalizzazione attesa è tra €398 milioni e €540 milioni.
Etichette:
beverages,
caffè,
capex,
commodities,
enterprise value,
EV/EBIT,
EV/EBITDA,
EV/Sales,
food,
IPO,
Massimo Zanetti,
P/E
venerdì 8 maggio 2015
Banca Profilo: thanks, but no thanks
- Molti investitori preferiscono ignorare le banche perché troppo rischiose o difficili da analizzare: questo è generalmente vero, le banche sono istituzioni ad elevata leva finanziaria e quindi prone a disastri. Tuttavia, non tutte sono così: per alcune il business è elementare e facile da capire.
- Nonostante Banca Profilo non si sia salita assieme a tutto il settore finanziario italiano (performance di solo 6% da inizio anno, rispetto ad altre banche che sono salite di 20%-50% e più), l’azione non mi sembra particolarmente a buon mercato per un istituto interamente esposto sull’Italia.
- È vero che altre private banks trattano a multipli superiori, ma si tratta di istituti con ben altra redditività.
Etichette:
asset managers,
banche,
P/BV,
Profilo
lunedì 27 aprile 2015
Considerazioni sui fondi obbligazionari Absolute Return
Core, Core Plus, Enhanced, Unconstrained, Strategic, Absolute Return, Total Return… La terminologia dei fondi comuni, soprattutto in campo obbligazionario, continua ad evolversi, ma sempre con una caratteristica comune: a guidare la loro diffusione è sempre più il dipartimento marketing e meno la bravura dei gestori.
Determinare la corretta allocazione tra azioni ed obbligazioni è da sempre una delle prime decisioni nella costruzione di un portafoglio. Da qualche tempo, tuttavia, complici le varie crisi, molti investitori hanno cominciato a cercare esposizioni alternative a quelle tradizionali: non sorprende quindi che, assieme agli ETF smart beta, i fondi denominati Absolute Return siano tra i più venduti negli ultimi anni.
Determinare la corretta allocazione tra azioni ed obbligazioni è da sempre una delle prime decisioni nella costruzione di un portafoglio. Da qualche tempo, tuttavia, complici le varie crisi, molti investitori hanno cominciato a cercare esposizioni alternative a quelle tradizionali: non sorprende quindi che, assieme agli ETF smart beta, i fondi denominati Absolute Return siano tra i più venduti negli ultimi anni.
Etichette:
absolute return,
azioni,
beta,
core,
correlazione,
drawdown,
enhanced,
excess return,
non correlati,
obbligazioni,
smart beta,
strategic,
total return,
unconstrained
venerdì 24 aprile 2015
Su risparmio gestito, costi e rendimenti
Una interessante lettura: Wall Street Banks’ Mutual Funds Can Lag on Returns
“[…] Most of the funds run by each of the four largest banks in the business — Goldman Sachs, Morgan Stanley, JPMorgan Chase and Wells Fargo — have underperformed their basic benchmarks over the last 10 years, according to analysis of industry data done for The New York Times by Morningstar. And that does not include the funds that went out of business because of poor performance.
[…] “It’s a good business for them — but that doesn’t mean it is a good investment,” said Larry Swedroe, director of research at Buckingham Asset Management.
[…] The banks have suggested in marketing materials that their investing prowess differentiates their offerings from the pack. But the relatively high fees that banks charge for their mutual funds subtract from the ultimate returns and make it harder to compete against their most successful competitor in recent years, the giant fund manager Vanguard, a company that prides itself on offering low-cost funds.
martedì 21 aprile 2015
Fondi immobiliari chiusi (III) – Alpha Immobiliare
Alpha Immobiliare (QFAL:IM) è un altro dei fondi immobiliari evidenziati qualche tempo fa.
Il fondo è gestito da IDeaA FIMIT SGR, uno dei principali player sul mercato italiano con €10 miliardi in gestione distribuiti su 36 fondi. Di questi, 5 sono dedicati al mercato retail e quotati in Borsa: oltre ad Alpha, sono infatti disponibili Fondo Beta, Fondo Delta, Atlantic 1 ed Atlantic 2 (ex Fondo Berenice), con Alpha e Delta gli unici a trattare ad un sostanziale sconto rispetto al NAV.
Il fondo è gestito da IDeaA FIMIT SGR, uno dei principali player sul mercato italiano con €10 miliardi in gestione distribuiti su 36 fondi. Di questi, 5 sono dedicati al mercato retail e quotati in Borsa: oltre ad Alpha, sono infatti disponibili Fondo Beta, Fondo Delta, Atlantic 1 ed Atlantic 2 (ex Fondo Berenice), con Alpha e Delta gli unici a trattare ad un sostanziale sconto rispetto al NAV.
mercoledì 15 aprile 2015
Fintech
L’impatto delle innovazioni tecnologiche sta cominciando ad interessare anche il settore dei servizi finanziari, comprese le banche tradizionali. Con il termine fintech (“financial technology”) si indicano oggi differenti business model, spesso start-up che si prefiggono di rivoluzionare il modo nel quale concepiamo il denaro: alcuni di questi sono lungimiranti e con solide basi, altri sono cool ma supportati in maniera inadeguata dai fondamentali (e per favore tralasciamo Bitcoin e le sue derivazioni).
Per quello che valgono, queste sono le mie previsioni.
Per quello che valgono, queste sono le mie previsioni.
Etichette:
banche,
dis-intermediazione,
financial technology,
fintech,
innovazione,
intermediari,
lending,
peer-to-peer,
robo-adviser,
servizi finanziari,
social lending
lunedì 13 aprile 2015
Aggiornamento portafoglio: KAS Bank
KAS Bank è una piccola banca olandese specializzata nei servizi di custodian per clienti istituzionali, soprattutto fondi pensione, ed è stata nel portafoglio fin dalla sua prima versione.
La tesi iniziale era basata sui seguenti punti:
La tesi iniziale era basata sui seguenti punti:
- Business model interessante con un basso profilo di rischio, essenziale in questo settore: il capitale Tier I è infatti superiore a 20%
- Valutazione contenuta perché gli utili e la redditività erano ad un “minimo ciclico”, ma con la possibilità di mean reversion
- Ottimo dividend yield e bassa correlazione con il resto del portafoglio
mercoledì 8 aprile 2015
Fondi immobiliari chiusi (II) – Valore Immobiliare Globale
Valore Immobiliare Globale – VIG (QFVIG:IM) è uno dei fondi menzionati nel post precedente. Si tratta di una small-cap (€35 milioni di capitalizzazione) molto illiquida e con un volume di transazioni giornaliere scarso se non assente.
Il fondo, amministrato da Castello SGR (che nel 2013 ha acquistato alcune attività da RREEF Fondimmobiliari SGR e quindi oggi si avvale della consulenza di Deutsche Wealth & Asset Management), ha una data di “scadenza” al 31 dicembre 2019, già prorogata di 5 anni rispetto alla scadenza originaria del 2014.
Il fondo, amministrato da Castello SGR (che nel 2013 ha acquistato alcune attività da RREEF Fondimmobiliari SGR e quindi oggi si avvale della consulenza di Deutsche Wealth & Asset Management), ha una data di “scadenza” al 31 dicembre 2019, già prorogata di 5 anni rispetto alla scadenza originaria del 2014.
giovedì 2 aprile 2015
Quello che le banche non dicono…
Quale è stato l’utile netto di IntesaSanpaolo nel 2014? Sembra una domanda banale e basta guardare l’annuncio dei risultati per rispondere:
“[…] Utile netto del 2014 a € 1,7 mld se si esclude l’aumento retroattivo della tassazione relativa alla partecipazione in Banca d’Italia, utile netto contabile a € 1.251 mln.”E se vi dicessi che l’utile potrebbe invece essere stato di soli €780 milioni, ovvero il 38% in meno di quanto affermato dalla banca? Qual è il valore corretto?
mercoledì 25 marzo 2015
Fondi immobiliari chiusi: “special situation” a sconto del 50% sul NAV?
I fondi immobiliari (REIF, Real Estate Investment Funds) sono stati introdotti in Italia nel 1994 e sono il veicolo più accessibile per investire direttamente nel mercato immobiliare. Sono strutturati come organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) amministrati da una Società di Gestione del Risparmio (SGR): sia il fondo che la SGR sono supervisionati da Banca d’Italia. Essendo chiusi, il rimborso del capitale avviene solo alla loro scadenza, anche se sono comuni rimborsi parziali durante la vita del fondo.
venerdì 13 marzo 2015
La maggior parte delle strategie di trading non funziona...
False hope - Most trading strategies are not tested rigorously enough
(l'articolo completo, pubblicato in The Economist, 21 febbraio 2015, è disponibile qui)
Let me tell you about the perfect investment offer. Each week you will receive a share recommendation from a fund manager, telling you whether the stock’s price will rise or fall over the next week. After ten weeks, if all the recommendations are proved right, then you should be more than willing to hand over your money for investment. After all, there will be just a one-in-a-thousand chance that the result is down to luck.
(l'articolo completo, pubblicato in The Economist, 21 febbraio 2015, è disponibile qui)
Let me tell you about the perfect investment offer. Each week you will receive a share recommendation from a fund manager, telling you whether the stock’s price will rise or fall over the next week. After ten weeks, if all the recommendations are proved right, then you should be more than willing to hand over your money for investment. After all, there will be just a one-in-a-thousand chance that the result is down to luck.
giovedì 5 marzo 2015
Le obbligazioni greche e lo strano mondo di Mr. Kazarian
Con i continui sviluppi nella tragedia (o farsa?) greca, un articolo del New York Times merita sicuramente attenzione: Paul Kazarian, fondatore del fondo Japonica Partners, vi asserisce infatti che il debito netto della Grecia è in realtà solo un decimo (!) dei numeri ufficiali. Il suo fondo è uno dei maggiori possessori privati di obbligazioni greche, comprate a prezzi stracciati nel corso del 2012 (nel 2013 aveva stupito tutti la sua offerta pubblica di acquisto fino a quasi €3 miliardi di titoli al 45% del valore nominale ), sulle quali ha realizzato ad oggi ottimi guadagni, per lo meno sulla carta perché per il momento non ha ancora venduto.
Etichette:
bond,
debito,
default,
Grecia,
haircut,
obbligazioni,
PIL,
solvibilità,
sostenibilità
lunedì 23 febbraio 2015
IPO di OVS
Lo scorso 16 febbraio è cominciata l’Offerta Pubblica di Vendita delle azioni di OVS, che si concluderà domani, martedì 24 febbraio.
L’offerta riguarda un totale di 101 milioni di azioni - 14 milioni messe in vendita dagli azionisti attuali e 87 milioni provenienti da un aumento di capitale - ad un prezzo indicativo compreso tra €4 e €5,4: il 10% dell’offerta (10 milioni di azioni) è riservata al retail italiano, mentre i restanti 91 milioni sono per gli investitori istituzionali. Sul totale di 227 milioni di azioni post-IPO, il flottante rappresenterà il 44,5% del capitale, con il restante 55,5% in mano al Gruppo Coin. Il flottante potrebbe salire fino a 49,3% in caso di esercizio della greenshoe.
L’offerta riguarda un totale di 101 milioni di azioni - 14 milioni messe in vendita dagli azionisti attuali e 87 milioni provenienti da un aumento di capitale - ad un prezzo indicativo compreso tra €4 e €5,4: il 10% dell’offerta (10 milioni di azioni) è riservata al retail italiano, mentre i restanti 91 milioni sono per gli investitori istituzionali. Sul totale di 227 milioni di azioni post-IPO, il flottante rappresenterà il 44,5% del capitale, con il restante 55,5% in mano al Gruppo Coin. Il flottante potrebbe salire fino a 49,3% in caso di esercizio della greenshoe.
mercoledì 18 febbraio 2015
Scommettiamo che…?
Nel 2008 Warren Buffett ha scommesso con Protégé Partners che su un orizzonte temporale di 10 anni un fondo passivo che replica l’indice S&P 500 avrebbe battuto la performance di un paniere di hedge funds scelti da Protégé. Una organizzazione no-profit scelta dal vincitore riceverà nel 2017 il premio di $1 milione messo in palio dalle due parti.
Dopo sette anni dall’inizio, Buffett è in ampio vantaggio: più precisamente, la performance cumulata del fondo passivo scelto da Buffett (Vanguard Admiral Shares) è stata alla fine del 2014 di 63,5% mentre il paniere di Protégé Partners ha al momento una performance di 19,6%. Non solo: con l’eccezione del primo anno (2008), nel quale il fondo Admiral perse 37% mentre il paniere di hedge funds solo 24%, l’investimento passivo ha battuto quello attivo in ciascuno dei 6 anni successivi.
Dopo sette anni dall’inizio, Buffett è in ampio vantaggio: più precisamente, la performance cumulata del fondo passivo scelto da Buffett (Vanguard Admiral Shares) è stata alla fine del 2014 di 63,5% mentre il paniere di Protégé Partners ha al momento una performance di 19,6%. Non solo: con l’eccezione del primo anno (2008), nel quale il fondo Admiral perse 37% mentre il paniere di hedge funds solo 24%, l’investimento passivo ha battuto quello attivo in ciascuno dei 6 anni successivi.
giovedì 12 febbraio 2015
Rendimenti nominali negativi: chi è “l’idiota” che compra queste obbligazioni?
Come tutti ormai sanno, i rendimenti offerti dai mercati obbligazionari sono prossimi allo zero, se non addirittura negativi in termini nominali per i titoli di stato di quei paesi considerati più affidabili: non solo la Germania, ma anche i titoli di Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Olanda, Svizzera e Svezia offrono oggi un rendimento atteso (yield to maturity, YTM) negativo, in genere per le scadenze più vicine ma in alcuni casi anche per bond a 7-10 anni. Un po’ più sorprendente è che anche alcuni titoli corporate, come ad esempio le obbligazioni Nestlè, siano nella stessa situazione.
lunedì 9 febbraio 2015
È perfettamente accettabile dire: “Non ne ho idea”
“Non lo so”. Sentirsi rispondere queste tre parole da qualcuno che gestisce i nostri risparmi non ispira propriamente fiducia. In realtà è una risposta assolutamente accettabile (nonché spesso la migliore) a molte domande che gli investitori continuano a porsi.
Uno dei principi fondamentali dell’analisi bottom-up è di investire sulla base di quello che è conosciuto al momento dell’investimento, piuttosto che su congetture riguardo al futuro, per definizione imprevedibile: fare poche supposizioni rende il processo analitico e decisionale più robusto. Al contrario, le analisi top-down sono per loro natura dipendenti da un gran numero di previsioni sulle quali basare le scelte.
Uno dei principi fondamentali dell’analisi bottom-up è di investire sulla base di quello che è conosciuto al momento dell’investimento, piuttosto che su congetture riguardo al futuro, per definizione imprevedibile: fare poche supposizioni rende il processo analitico e decisionale più robusto. Al contrario, le analisi top-down sono per loro natura dipendenti da un gran numero di previsioni sulle quali basare le scelte.
giovedì 5 febbraio 2015
Investimenti alternativi (IV): Inmobiliaria Colonial
Il titolo del post è forse fuorviante, in quanto non si tratta di un classico “investimento alternativo”, quanto piuttosto di un’altra opportunità nel settore distressed real estate in Europa, sul modello di Kennedy Wilson Europe Real Estate. In questo caso non si tratta di un fondo chiuso bensì di un REOC (Real Estate Operating Company, diversa da REIT, Real Estate Investment Trust) basato in Spagna, paese che ha (ri)cominciato recentemente ad attrarre l’attenzione degli investitori (non solo fondi di private equity), tra i quali Berkshire Hathaway, Soros, Gates ed altri come Simon Property.
Etichette:
boom,
bust,
immobiliare,
loan-to-value,
LTV,
NAV,
real estate,
REIT,
REOC,
Spagna
martedì 3 febbraio 2015
Rendimenti dei mercati azionari (parte II)
La domanda che tutti continuano a porsi è: dopo alcuni anni di rendimenti positivi nei mercati azionari, cosa dobbiamo aspettarci da qui in avanti? Per chi è interessato ad una visione di lungo periodo, ripartiamo dal post precedente.
Innanzitutto, facciamo una distinzione tra quello che possiamo aspettarci dal mercato in aggregato e dal portafoglio di stock-picking. Nel secondo caso i rendimenti sono (teoricamente) illimitati: si compra un’azione che va su del 20% in pochi mesi –molte lo fanno, in qualsiasi condizione economica -, si vende e si ripete il processo, garantendoci in maniera matematica di avere un rendimento del 50%+ all’anno senza problemi. Sappiamo però come questo sia difficile da fare, ed ancora di più da prevedere ex-ante.
Innanzitutto, facciamo una distinzione tra quello che possiamo aspettarci dal mercato in aggregato e dal portafoglio di stock-picking. Nel secondo caso i rendimenti sono (teoricamente) illimitati: si compra un’azione che va su del 20% in pochi mesi –molte lo fanno, in qualsiasi condizione economica -, si vende e si ripete il processo, garantendoci in maniera matematica di avere un rendimento del 50%+ all’anno senza problemi. Sappiamo però come questo sia difficile da fare, ed ancora di più da prevedere ex-ante.
lunedì 26 gennaio 2015
Banche: cronaca di un disastro evitato (parte II)
Capire il quadro macroeconomico è sicuramente importante, non fosse altro per determinare la sensitività della tesi di investimento a differenti scenari. Ma per un investitore value il focus rimane sempre e comunque sui fondamentali, piuttosto che sulle storie macro, e quindi l’analisi delle banche deve essere fatta a livello micro. (Per motivi simili il mercato greco, oggi di nuovo nell’occhio del ciclone, potrebbe tornare ad essere interessante con qualche idea di tipo contrarian).
Etichette:
Alpha Bank,
banche,
cost of equity,
Grecia,
micro,
P/BV,
P/E,
Piraeus Bank,
ROE
Banche: cronaca di un disastro evitato (parte I)
“I bought stuff at 3.5 cents once and I thought it can’t go down to zero. It can.” (Peter Cundill)
Lo scorso anno avevo cominciato ad interessarmi alle banche greche dopo aver letto che alcuni famosi investitori erano entrati nel settore: tra di essi David Einhorn, John Paulson e Seth Klarman (quest’ultimo attraverso warrant). [Per chi non conoscesse David Einhorn consiglio vivamente la lettura di “Fooling some of the people all of the time”]. L’argomento è quanto mai attuale: non solo per quello che sta accadendo in Grecia, con le voci di una nuova ristrutturazione del debito, ma anche per il QE della Banca Centrale Europea che ha rilanciato tutto il settore bancario.
Lo scorso anno avevo cominciato ad interessarmi alle banche greche dopo aver letto che alcuni famosi investitori erano entrati nel settore: tra di essi David Einhorn, John Paulson e Seth Klarman (quest’ultimo attraverso warrant). [Per chi non conoscesse David Einhorn consiglio vivamente la lettura di “Fooling some of the people all of the time”]. L’argomento è quanto mai attuale: non solo per quello che sta accadendo in Grecia, con le voci di una nuova ristrutturazione del debito, ma anche per il QE della Banca Centrale Europea che ha rilanciato tutto il settore bancario.
Etichette:
Alpha Bank,
banche,
Grecia,
Piraeus Bank
martedì 20 gennaio 2015
Hedge funds: dolcetto o scherzetto?
Una delle notizie più discusse del 2014 è stata la decisione di California Public Employees Retirement System (CalPERS) di eliminare tutti i suoi investimenti in hedge funds. La notizia è interessante per vari motivi, non tutti ovvi.
Per cominciare, il termine hedge funds (così come alternative investments), oggi significa tutto e niente. La terminologia tecnica nei mercati finanziari è infatti spesso usata in maniera impropria, per dare un’apparenza migliore ad un prodotto e confondere le idee. “Hedge fund” è usato come eufemismo di “schema alternativo di ricompensa”, non di strategia di investimento: si tratta appunto di una struttura per compensare in maniera eccessiva i gestori di molti prodotti che invece possono essere facilmente replicati con strategie passive a costi molto più contenuti.
Per cominciare, il termine hedge funds (così come alternative investments), oggi significa tutto e niente. La terminologia tecnica nei mercati finanziari è infatti spesso usata in maniera impropria, per dare un’apparenza migliore ad un prodotto e confondere le idee. “Hedge fund” è usato come eufemismo di “schema alternativo di ricompensa”, non di strategia di investimento: si tratta appunto di una struttura per compensare in maniera eccessiva i gestori di molti prodotti che invece possono essere facilmente replicati con strategie passive a costi molto più contenuti.
mercoledì 14 gennaio 2015
Petrolio: winners & losers
La recente debolezza (eufemismo) di molte materie prime – in particolare quelle energetiche ed alcuni metalli industriali – ha avuto un significativo impatto sulle azioni delle industrie che da queste dipendono.
Tutti coloro che affermano che prezzi più bassi saranno una manna per le economie occidentali (ed alcuni emergenti) che sono importatori di petrolio non hanno capito che questo non garantisce automaticamente un aumento della domanda e dei consumi. I margini di profitto potrebbero migliorare temporaneamente in alcuni settori (ad esempio quello manifatturiero), ma se questo porta nel medio periodo ad una guerra di prezzi su tutti i fronti, quello che finiamo per ottenere è una spirale deflativa che minaccia i salari e soprattutto il debito.
Tutti coloro che affermano che prezzi più bassi saranno una manna per le economie occidentali (ed alcuni emergenti) che sono importatori di petrolio non hanno capito che questo non garantisce automaticamente un aumento della domanda e dei consumi. I margini di profitto potrebbero migliorare temporaneamente in alcuni settori (ad esempio quello manifatturiero), ma se questo porta nel medio periodo ad una guerra di prezzi su tutti i fronti, quello che finiamo per ottenere è una spirale deflativa che minaccia i salari e soprattutto il debito.
Etichette:
aerolinee,
aerospaziale,
automobili,
beverages,
capital goods,
chemicals,
chimici,
commodities,
food,
household,
materie prime,
minerari,
mining,
oil & gas,
petrolio,
pharma,
retailers,
tecnologia,
trasporti,
utilities
lunedì 12 gennaio 2015
15 idee per il 2015
Come spesso accade ad inizio anno, la maggior parte delle discussioni è incentrata sul tema: “Dove devo investire nel 2015? Quali azioni e mercati faranno meglio?”. È la natura umana, le persone sono sempre alla ricerca della via più breve per un guadagno sicuro.
Etichette:
April,
Atrium,
Bois Sauvage,
CNIM,
Grenke,
Indus,
JZ Capital Partners,
KAS,
Kennedy Wilson,
Leoni,
TFF,
Thermador,
Total Produce,
VIB
lunedì 5 gennaio 2015
Performance portafoglio 2014
Tempo di esami per il portafoglio consigliato all’inizio dello scorso anno ("14 idee per il 2014").
venerdì 2 gennaio 2015
Iscriviti a:
Post (Atom)